ZAMBIA  (RHODESIA)

Storia

Fino ai primi tempi degli anni 60 la storia della Rhodesia settentrionale si identificò con quella della Rhodesia meridionale, poi divenuta Zimbabwe. Fino al 1963 la Rhodesia settentrionale fu unita in una Federazione con il territorio del Niassa; poi, in quell’anno, la Federazione si sciolse e l’United National Indipendence Party iniziò la sua contestazione per ottenere dall’Inghilterra l’indipendenza che, infatti, arrivò il 24 ottobre 1964. Il paese assunse il nuovo nome di Zambia, presidente K. Kaunda, capo del Partito Unico.

Con ciò si iniziò una vera e propria  “zambianizzazione” di tutte le strutture del paese, da quelle economiche a quelle burocratiche, anche se per vedere uno zambiano al vertice dell’esercito bisognò aspettare fino al 1970.

Nel 1969 ci furono molte partecipazioni statali nelle industrie minerarie e nel 1973 si verificarono molte nazionalizzazioni che naturalmente comportarono molte difficoltà.

Le elezioni del dicembre 1973 videro una ridottissima affluenza alle urne e questo fu un segnale chiaro della  cittadinanza che non gradiva più l’esistenza del partito unico, e solo col 20% dei voti fu rieletto Kaunda.

In politica estera lo Zambia volle  chiudere i rapporti con l’altra Rhodesia; minimizzò gli scambi commerciali col Sudafrica poiché non ne condivideva la politica, ed invece aiutò il Mozambico nella sua lotta verso l’indipendenza. Buoni furono i rapporti anche col Malawi e con la Tanzania, con la quale era strettamente collegata da una ferrovia diretta, la Tan-Zam, costruita con l’aiuto finanziario e tecnico della Cina popolare.

Nel 1974, con il calo del prezzo internazionale del rame e le spese militari sopportate per fermare gli attacchi dell’altra Rhodesia, l’economia subì un notevole disagio.

Le elezioni del dicembre 1978 videro riconfermato Kaunda che, però, nominò un nuovo premier nella persona di  Mainza Chona. Intanto si verificava pure un aumento di oppositori, capeggiati da S. Kapwepwe. Questi si era unito al partito unico portando con sé un gruppo etnico importante, quello dei Bemba, contrari a Kaunda, i quali nell’ottobre del 1980 organizzarono un colpo di stato.

Tutto ciò era avvenuto per lo scontento popolare a causa della  recessione economica, dovuta sempre al calo del prezzo del rame, unica risorsa mineraria del paese. La crisi divenne talmente forte che negli anni 1982/83 si dovette applicare un vero e proprio regime di austerità. Scioperi e proteste si susseguirono senza sosta nelle zone più importanti del paese ma Kaunda, dopo una riconciliazione coi sindacati, nonostante tutto recuperò una certa credibilità e vinse anche le elezioni dell’ottobre 1983.

Egli organizzò subito una politica di riforme e si prefisse anche una dura lotta contro la crescente corruzione. Le misure di austerità provocarono gravi dissensi specialmente nell’ambiente studentesco, tanto che l’Università di Lusaka, prima fucina delle ribellioni, dovette essere chiusa nel 1984. E mentre Kaunda continuava nella sua crociata anticorruzione, in particolar modo negli ambienti governativi, furono pure ufficialmente proibiti gli scioperi nel 1985. Nel maggio 1986 altri disordini imposero drastiche misure e l’Università di Lusaka fu chiusa di nuovo.

Poi, con l’abolizione del sussidio statale sulla farina di mais e l’aumento del 70% sul prezzo dei carburanti, si ebbe anche un notevole aumento delle proteste e nel maggio 1987 il governo annunciò un  piano di risanamento dell’economia basato su un sistema di controlli statali.

Un provvidenziale aumento del prezzo internazionale del rame ed un buon raccolto, poi,  contribuirono ad allentare un po’ la tensione ma  nel 1987/88 si dovettero nuovamente applicare dure repressioni per non permettere l’accrescimento della instabilità politica, conseguente alla congiuntura economica.

Nelle elezioni presidenziali dell’ottobre 1988 Kaunda ottenne il suo sesto mandato ma il malcontento del paese, sempre per la crisi economica, nel luglio 1989 sfociò in una sommossa e nel 1990 l’introduzione di misure di austerità provocò violenti disordini nella capitale.

Alla fine di giugno 1990, dopo un represso tentativo di colpo di stato da parte delle forze armate, Kaunda promise una importante revisione della Costituzione e l’istituzione di un sistema politico multipartitico.

Così nel luglio 1990 nacque il Movimento per la Democrazia Multipartitica, capeggiato da un ex ministro, A. Wina, e da F. Chiluba, presidente del Congresso delle Trade Unions. Il 2 agosto 1991 entrò in vigore la nuova Costituzione che prevedeva:
- un  sistema multipartitico;
- capo dello stato e dell’esecutivo il Presidente della Repubblica, eletto per 5 anni a
suffragio universale diretto;
- il Presidente della Repubblica nomina e presiede il Gabinetto dei Ministri;
- l’Assemblea Nazionale, composta da 150 membri eletti ogni 5 anni a suffragio universale,
detiene il potere legislativo;
- il Presidente della Repubblica non può essere eletto più di due volte.

Le elezioni politiche e presidenziali del 31 ottobre  1991 furono vinte da F. Chiluba. Il neo eletto iniziò subito il suo lavoro di risanamento sia economico  che sociale. La situazione interna politicamente difficile a causa della formazione di molti  partiti di tendenza antigovernativa, resero sempre più difficile il suo governo.

Alla fine del 1994, dopo aver applicato nuove misure di austerità, il governo riuscì a diminuire il deficit dello stato e l’inflazione.  Ma il Fondo Monetario Internazionale rifiutò ancora allo Zambia un prestito internazionale, dichiarando che esso non aveva ancora acquisito le condizioni necessarie per ottenerlo.

Gli anni 90 furono per lo Zambia molto intensi per la sua politica estera che vide:
- la sua intensa partecipazione alla lotta contro l’apartheid della Repubblica Sudafricana;
- importanti accordi con l’Angola per la protezione scambievole delle loro frontiere;
- il contributo di 1000 uomini inviati in Mozambico, per attuare la missione di pace promossa dalle Nazioni Unite.
 
Il governo subì svariati rimpasti e divisioni; queste ultime in maggior parte erano dovute alla proposta, non condivisa, di privatizzare la compagnia statale per l’estrazione del rame.

Ma incontrò molti ostacoli anche il progetto di Chiluba di operare un emendamento alla Costituzione in modo da poter limitare la libertà di stampa e di partecipazione politica. Poi, ancora una misura restrittiva venne ad impedire  la possibilità di candidarsi a tutti coloro che non fossero nati da ambedue i genitori zambiani. E con questo si volle tassativamente proibire  una eventuale candidatura a Kaunda i cui genitori erano immigrati del Malawi.

Questa situazione di protagonismo autoritario ed assurdo del presidente, nell’estate del 1996 provocò negative reazioni sia negli Stati Uniti che nella Norvegia, che decisero di tagliare gli aiuti allo Zambia. Altri paesi europei si unirono a loro condividendo il loro stesso principio.

Il governo fu costretto a modificare la Costituzione e ad introdurre regole più adeguate alla democrazia. Si ottenne così l’approvazione dell’Assemblea Nazionale nel maggio 1996 ed a novembre si tennero le elezioni presidenziali. Queste registrarono un coinvolgimento dei votanti veramente molto basso, ma ciò non impedì la rielezione di Chiluba, il cui partito ottenne pure la maggioranza assoluta di governo. Pochissimi seggi furono appannaggio delle opposizioni; più numerosi furono gli indipendenti.

L’anno 1997 fu nefasto per Kaunda. Egli, infatti, in una manifestazione dell’agosto del 1997fu ferito dalla polizia. Nel dicembre venne posto agli arresti domiciliari perché ritenuto complice in un colpo di stato, avvenuto nel precedente ottobre. Nel giugno 1998 fu riconosciuto innocente.

Nel febbraio del 1999 Lusaka fu sconvolta da gravi episodi ma poi, nell’aprile, tutti i partiti dell’opposizione, con decisione unanime, si unirono e formarono un  partito politico unitario.