YEMEN

Storia

Varia ed abbondante è l’opera letteraria prodotta allo scopo di illustrare gli albori di questo paese, e della sua civiltà. Sfrondata di tutto ciò che ha costituito la sua parte leggendaria, questa letteratura ci dà per certo che sin dai tempi più remoti lo Yemen fu abitato da popoli  sicuramente semitici, sia per razza che per lingua.

Però è rimasto stabilito che la storia del paese poggia essenzialmente su due periodi: il preislamico ed il musulmano.

Del primo, che arrivò fino al 630 dopo Cristo, non si hanno notizie precise e lunga è stata la diatriba per stabilire quale dei due regni, il Mineo ed il Sabeo, sia stato il più antico. E del secondo si sa che sin dal 631. nono dell’Egira, si verificarono adesioni spontanee di gruppi yemeniti all’islamismo, personificato sia in religione che in politica da Maometto. Da allora la storia si arricchì sempre più di guerre di religione e di sovvertimenti continui degli imam.

La storia che è più vicina ai tempi nostri ci dice che lo Yemen fece parte dei protettorati turchi d’Arabia  sino alla seconda guerra balcanica del 1913.

Una prima autonomia fu dichiarata alla vigilia della prima guerra mondiale. Nel 1923/24 estese il suo dominio al territorio meridionale dell’Asir, una delle provincie dell’Arabia Saudita, ancora indipendente.

La delimitazione dei confini con il Neged ed il nascente Stato Saudita, effettuata il 18 agosto 1926 ebbe breve durata. Il 2 settembre 1926 fu firmato un trattato di amicizia fra lo Yemen e l’Italia.

Proclamato lo Stato Saudita il 21 settembre 1932, si delinearono i primi contrasti. Ibn Saud iniziò il 22 marzo 1934, una campagna contro l’imam dello Yemen, proseguendo il programma di conquista già attuato contro l’Hegiaz e l’Asir.

Col trattato del 23 giugno 1934, mediatrice la Gran Bretagna, lo Yemen fu riconosciuto indipendente, con alcune concessioni a Ibn Saud. Il 4 settembre 1937 fu firmato a Sana, la capitale, un trattato di amicia fra lo Yemen e l’Italia. Il 16 aprile 1938 l’Italia ed il Regno Unito riconobbero l’indipendenza dello Yemen con l’impegno di non modificarla o lasciarla modificare da altri.
Il 19 giugno 1939 la Gran Bretagna riconobbe la sovranità dello Yemen sulle nove isole dello Yahya.

In quel periodo, mancando una conoscenza completa del paese, lo Yemen risultò diviso in 6 provincie governate da emiri, tranne la capitale Sana, che dipendeva direttamente dal governo centrale.

E mentre l’economia rimaneva stazionaria, le comunicazioni migliorarono con la costruzione di strade carrozzabili.
Nel 1945, pur mancando di rappresentanze diplomatiche all’estero, il paese venne ammesso alla Lega Araba e nel 1947 alle Nazioni Unite.

Il 4 maggio 1946, previo un accordo con gli Stati Uniti,lo Yemen ebbe da questi un prestito di 1 milione di dollari.

La mancanza di modifiche alla Costituzione dello stato cominciò a suscitare le prime manifestazioni di scontento, specialmente fra quei cittadini che, avendo studiato all’estero, poterono constatare in pratica l’arretratezza degli ordinamenti del proprio paese. Alla testa di questi ci fu il figlio dell’imam, Ibrahim, che ad Aden aveva istituito un  Consiglio per le riforme e portava ripetuti attacchi al governo.

L’uccisione dell’imam Yahya, avvenuta il 17 febbraio 1948, si attribuì al genero Abdallah Ibn Wazir, che riuscì a farsi eleggere suo successore. Due mesi dopo, il figlio primogenito di Yahya, Saif Al-Islam Ahmad, lo spodestò, lo condannò a morte e salì lui stesso sul trono.

Però lo stato non uscì dal suo  isolamento, nonostante  che tutto il mondo arabo, a contatto con la civiltà tecnica, sia europea che americana, si fosse grandemente evoluto.

Lo Yemen, pur facendo parte delle Nazioni Unite, rimase come un’isola del Medio Evo fra il mondo progredito. Intanto tutti gli ebrei erano stati espulsi dal paese e l’imam, pur dando la sua adesione alla Repubblica Araba Unita, lo aveva fatto solo per rinforzare la sua posizione personale in seno al gruppo degli stati arabi.

Non apportò nessun cambiamento nell’amministrazione tanto che, quando il 26 dicembre 1961 la Siria si distaccò dalla Repubblica Araba Unita, anche l’Egitto, per suo conto, si dichiarò sciolto dal vincolo federale con lo Yemen.

L’imam Ahmad nel settembre 1962 morì; gli successe il figlio che però non potè salire al trono perché un gruppo di militari, capeggiati dal colonnello Abdallah Sallal, con un colpo di  stato salì al potere e proclamò la Repubblica.

Il nuovo stato fu immediatamente riconosciuto sia dagli Stati Uniti che dalle Nazioni Unite e dall’Unione Sovietica nel 1963.
Il pretendente al trono, Mohammed el Badr, scampato alla morte, si era nel frattempo rifugiato sulle montagne e, seguito da alcune tribù a lui fedeli, e con l’appoggio della Gran Bretagna, iniziò una lotta armata per la riconquista del potere. Lo Yemen si trovò diviso e subito si formarono due blocchi poiché l’Arabia Saudita parteggiò per i seguaci di el Badr mentre l’Egitto si schierò con i repubblicani.

Dopo fasi alterne di combattimenti, l’Egitto e l’Arabia Saudita concordarono la cessazione delle ostilità e ritirarono i loro appoggi. Proposero un referendum popolare per la scelta   dell’istituzione governativa da adottare nel paese, ma tutto fu inutile.
Con lo scoppio della guerra arabo-israeliana del 1967, l’Egitto completò il ritiro delle ingenti forze ancora presenti nello Yemen, dovendo lui stesso affrontare un conflitto armato altrove.

I realisti, allora, approfittando anche  delle spaccature verificatesi in campo repubblicano, presero l’occasione di segnare alcuni punti a loro favore. Ma anche dalla loro parte sorsero gravi problemi perché, nel frattempo, erano venuti a mancare gli appoggi esterni. Così, mentre fra i repubblicani si verificò la destituzione di Sallal, in campo realista ci fu quella di El-Badr. Allorchè cominciò a delinearsi in maniera netta il disfacimento del fronte monarchico, nel marzo 1970 il premier repubblicano Mushin el-Aini si incontrò a Gedda con i rappresentanti saudiani per ricomporre lo stato con la pacificazione nazionale.

Fu discusso il nuovo futuro ordinamento. Nel quale trovarono spazio varie personalità realiste. Nel dicembre 1970 fu proclamata una nuova Costituzione e nel marzo 1971 furono indette le elezioni politiche.

Sistemata la questione interna,era rimasta in piedi però quella creatasi al confine meridionale del paese. Qui si erano raggruppate formazioni militari opposte al governo di Aden e nei primi mesi del 1972 erano iniziate le tensioni. La Lega Araba si adoperò per ottenere la fine delle ostilità fra i due Yemen contrapposti ed a Tripoli, in Libia, fu stipulato un accordo per la riunificazione.

Nel marzo 1974 fu istituito un nuovo governo, presieduto da Hasan Makki, ma i militari guidati da Ibrahim el-Hamdi, con un incruento colpo di  stato, posero al governo una giunta militare col preciso  compito di mettere ordine, sia economico che amministrativo. Pochi giorni dopo fu promulgata una Costituzione provvisoria col programma di una collaborazione con gli Stati Arabi, ma non di un allineamento.

Le tribù del nord però continuarono la disobbedienza al governo centrale e l’11 ottobre 1977, con l’uccisione di Ibrahim el-Hamdi, il paese ripiombò nella crisi che si risolse il 17 luglio 1978 con l’elezione di Alì Abdallah Salih, pur rimanendo il paese diviso fra nord e sud.

Nel 1980 l’Arabia Saudita, unitamente agli Stati Uniti, decise di tagliare gli aiuti finanziari allo Yemen. Quello del sud allora si rivolse all’Unione Sovietica per ottenere aiuti economici. Poi, con il consolidarsi della politica filo-sovietica, si persero i contatti con l’Iraq che, mentre in precedenza aveva sostenuto nel proprio paese lo stesso orientamento, era andato negli ultimi tempi svolgendo una politica opposta.

Per questo il presidente Al’ al-Nasir Muhammad, pur mantenendo stretti rapporti con Mosca, si riavvicinò alquanto verso i paesi arabi moderati e, infatti, nel 1982 riallacciò le relazioni con l’Oman.

Nel 1983 Salih fu rieletto e l’anno dopo nello Yemen del sud Muhammad fu destituito ed egli abbandonò il paese e si rifugiò al nord con alcuni seguaci.

Ciò fece presagire un ritorno all’unità e perciò si intensificarono le mediazioni dei capi arabi, primo fra tutti Gheddafi, presidente della Libia.

Il Comitato Centrale nominò allora nuovo capo dello stato il Primo Ministro Haydar Abu Bakr al-Attas, l’8 febbraio 1986, mentre primo ministro divenne Yasin Sa-Id Nu-Man. Il 1° luglio successivo Salih incontrò a Tripoli Al-Attas, dopo aver ripristinato i collegamenti aerei fra Aden e Sana.

Il 16 novembre Al-Attas fu nominato presidente. Nel 1987 importante avvenimento politico fu la conclusione del lungo processo in contumacia contro Muhammad ed i suoi seguaci. Molte furono le sentenze di morte e molte le condanne alla prigione per 15 anni.

Nel 1988 si ripristinarono le relazioni  con l’Oman e con l’Egitto, nel frattempo  interrotte. Poi si formulò un piano quinquennale di sviluppo economico ed in collaborazione con l’Unione Sovietica si iniziò la costruzione di un oleodotto lungo 230 chilometri da Sabwa alla costa.

In seguito al ripensamento dei dirigenti dello Yemen  del sud, per cui si ricostrinsero a rivedere la politica estera, specialmente in relazione all’Unione Sovietica, si stabilirono importanti contatti con il nord per una possibile riunificazione. E ciò avvenne il 22 maggio 1990, con una nuova Costituzione e con la fondazione della Repubblica dello Yemen. Quale presidente fu designato Abdallah Salih, già presidente del nord, e quale vice-presidente il sudista Alì Salam Al-Bid. Si pensò subito al modo migliore di sfruttare i giacimenti petroliferi. Fra mille difficoltà continuò intanto il completamento del processo di riunificazione ed il 27 aprile 1993 le elezioni furono vinte dal Congresso Generale del Popolo, nordista, al quale si oppose il Partito Socialista Yemenita, del sud. A fare da ago della bilancia emerse poi l’Unione per le Riforme, di ispirazione islamica e guidata dallo sceicco Abdallah Al-Ahmar che fu eletto Presidente del Parlamento.

E questa elezione, mentre da un lato sanciva maggiormente la comprensione con il Partito del nord, dall’altro segnava invece una divergenza col Partito Socialista del sud.Così, mentre il sudista vice-presidente, pur confermato, si andò a stabilire definitivamente ad Aden, dal Parlamento fu eletto Abd al-Magid Zandani, ideologo dell’Islah, a far parte del Consiglio Presidenziale, composto da 5 membri.

Con questo si riacutizzarono le antiche ostilità e la guerra civile riprese. Inutilmente il re Husayn di Giordania propose un accordo solenne il 20 febbraio 1994; nuovi scontri si registrarono subito fra Sana e Aden.

Lo Yemen del sud a maggio proclamò una Repubblica Indipendente che però cadde il 7 luglio dopo un prolungato assedio. Tutti i dirigenti secessionisti fuggirono all’estero.

Nel settembre del 1994 Salih apportò alcuni emendamenti alla Costituzione. Egli il 1° ottobre fu rieletto presidente e nominò primo ministro Abd Al-Aziz Abd Al-Gani. E nel governo un terzo dei voti preferenziali andò all’Unione Islamica.
 
Ma la coalizione di governo, composta dal Congresso Generale del Popolo e da al-Islah, non fu tranquilla. Mentre il primo riconosceva necessarie le riforme chieste dalla Banca Mondiale per erogare sostegni, al-Islah le disconosceva. Inoltre al-Islah rimproverava al Congresso di aver partecipato ad un incontro economico in cui erano presenti anche esponenti israeliani.

Con questa situazione si giunse al 27 aprile del 1997 quando si svolsero elezioni legislative. Fu un autentico trionfo per il partito del Presidente; fu possibile così varare un governo monocolore del Congresso Generale del Popolo.

Continuavano però a farsi sentire le ripercussioni della guerra civile, ma anche attacchi terroristici islamici, la cui principale occupazione da qualche tempo era rapire i turisti stranieri.

Nel dicembre del 1998 i terroristi di “Esercito Islamico di Aden-Abyan”, durante un blitz condotto dalle forze di sicurezza per liberarli, uccisero 4 di 16 turisti tenuti in ostaggio. Il capo dei terroristi ed alcuni  suoi seguaci furono condannati a morte nel maggio del 1999.

Nel successivo settembre si svolsero le elezioni presidenziali e Salih fu rieletto col 96% dei voti.

In politica estera, nel 1995 lo Yemen aveva raggiunto una intesa con l’Arabia Saudita per la definizione dei confini. Ciò nonostante nel luglio del 1997 si verificarono alcuni scontri di frontiera.

Nello stesso anno 1995 lo Yemen dovette sostenere uno scontro armato, fortunatamente breve, con l’Eritrea con la quale disputava a proposito del controllo delle isole al-Hanis nel mar Rosso. E su questo argomento si pronunciò, nell’ottobre del 1998, un arbitrato internazionale favorevole allo Yemen, dichiarando ufficialmente chiusa la questione.