UCRAINA

Storia

Da questa regione ebbero origine gli Slavi, che poi si sparsero in Germania, nella zona danubiana ed in quella balcanica, quindi in Russia ed in Siberia. La storia più antica dell’Ucraina è sicuramente identificabile  con quella russa. Il periodo di massimo splendore di questo stato Galiziano-Volinico, fu di certo quello posto fra la fine del XII e tutto il XIII secolo, in particolare sotto i principi Roman e Danylo.

Verso il 1340 iniziò la sua decadenza allorchè altri popoli la conquistarono. Così gli ungheresi si impossessarono delle zone carpatiche; i lituani presero la Volinia ed i polacchi la Galizia. I lituani poi conquistarono pure le terre già occupate dai tatari ma lasciarono liberi i signori locali e da essi subirono il fascino della lingua e della cultura.

Quando poi avvenne l’unione della Lituania con la Polonia, anche l’Ucraina si fuse con quest’ultima. E nel momento in cui i tatari di Crimea minacciarono di invadere la Polonia, poiché questa non era in grado di opporre resistenza, fu l’Ucraina che formò delle potenti organizzazioni militari per la difesa. Fu così che nacquero le organizzazioni degli “Zaporogi”, comandate dagli “atamani”.

Nonostante ciò, l’aristocrazia polacca, vessatrice nei confronti del popolo ucraino, provocò le prime ribellioni e nel 1648 l’atamano  Chmel’nickij, almeno provvisoriamente, rese indipendente l’Ucraina. Ma per un periodo di pochi anni poiché con il Trattato di Perejaslavl’ con la Russia, il paese fu sottoposto alla protezione dello zar Alessio. Stretta quindi fra le due potenze della Russia e della Polonia, fu inevitabile che l’Ucraina cadesse nelle mani dell’una o dell’altra.

Nel 1667, con la Pace di Andrusovo, infatti, la Polonia ebbe le regioni ad ovest del Dnepr e la Russia quelle ad est.
Allo scoppio delle guerre del Nord Europa l’atamano Ivan Mazepa, con l’aiuto di Carlo XII, re di Svezia e Norvegia, tentò di ripristinare l’indipendenza ma dovette rinunciarvi a causa della perduta battaglia di Poltava.

Dopo le vittorie ottenute da Pietro il Grande, essendo ormai la Russia divenuta una grande potenza, volle partecipare alla politica europea e Caterina II, nonostante fosse convinta della bontà delle idee di Voltaire e dell’Illuminismo, fece dell’Ucraina una vera e propria provincia russa, abolendo anche gli  atamani. E ciò avvenne nel 1772, ed alla Russia furono assegnate anche la Polonia e la Volinia. Per un certo tempo sembrò che dell’Ucraina, completamente fagocitata dalla Russia, non  rimanesse nemmeno la più labile traccia, ma non fu così. Quando nel XIX secolo la Russia fu l’oggetto delle agitazioni politiche e sociali, intese ad ottenere l’abolizione della servitù della gleba, la libertà di stampa e di riunione ed una legislazione operaia, ecco che i problemi degli ucraini, in quanto tali, risorsero. Cosicchè il regime zarista applicò delle misure di carattere “sociale” contro gli odiati latifondisti polacchi e fece delle concessioni particolari agli  ucraini. Verso il 1840, questi, ormai insofferenti verso il processo di russificazione adattato nei loro confronti, fondarono dei nuclei per la rinascita nazionale. Furono importanti per questo i Galiziani, viventi in Austria, e quindi con maggiore libertà d’azione.

Nel 1905 si verificò in Russia una grande rivoluzione che portò nel regime profonde variazioni, riguardanti specialmente le regioni ucraine, che avevano svolto una grande attività; per prima cosa fu infatti tolto il divieto, già imposto, dell’uso della lingua, ed in tal modo si potè riprendere la vita culturale nel paese. E questo fu ritenuto l’inizio delle grandi trasformazioni.

Lo scoppio della prima guerra mondiale portò negli ucraini grandi speranze di separarsi dalla Russia, specialmente dopo la rivoluzione del 1917. Il governo indipendente ucraino, intanto formatosi, il 9 febbraio 1918 firmò la pace separata con gli Imperi Centrali Europei.

Però la guerra finì con la sconfitta dell’Austria e della Germania ed il popolo ucraino si trovò diviso fra quelli che volevano l’autonomia, ma in seno alle repubbliche sovietiche, che intanto si erano formate, e quelli che volevano realizzare la “Grande Ucraina” indipendente. Si ebbero lotte contro i bolscevichi e contro i polacchi e nel 1922 l’Ucraina entrò a far parte dell’Unione Sovietica.

Nel 1923 la Galizia tornò alla Polonia, la Romania ebbe la Bessarabia e la Bucovina e la cosidetta Russia Subcarpatica andò alla Cecoslovacchia.

La seconda guerra mondiale fu devastante per l’Ucraina, specialmente al momento dell’avvìo delle ostilità fra Unione Sovietica e Germania.

Dapprima subì l’invasione tedesca e poi la controffensiva russa. Furono operazioni micidiali che portarono morte e distruzione ovunque. A Kiev, capitale, antichissimi monumenti divennero ammassi di rovine ed anche Charkov e Odessa subirono la stessa sorte, insieme a industrie, dighe e centrali elettriche. Le campagne divennero veri e propri teatri di battaglia, completamente devastate. Molta parte della popolazione, dopo il 1941, fuggì per andare a raggiungere le forze armate sovietiche, ma molti furono i deportati in Germania, nei campi di lavoro. Gli ebrei furono sterminati. Episodi tragici si verificarono poi fra  ucraini stessi, fra quelli cioè che scelsero di militare per i tedeschi ed i partigiani.

Alla fine della guerra, con la vittoria degli Alleati, l’Ucraina potè tornare alla sua completa formazione, avendo potuto ripristinare la sua frontiera con la Polonia e con la Romania, ed annettendo nel 1945 la Russia Subcarpatica che in precedenza era passata alla Cecoslovacchia.

Così si iniziò il periodo della ricostruzione e l’Ucraina divenne una delle Repubbliche Federate dell’Unione Sovietica. Però, pur essendo tale, entrò a far parte delle Nazioni Unite.

Nel 1954 il territorio dell’Ucraina si ingrandì con l’annessione della Crimea. Fiorente tornò ad essere l’economia del paese, come del resto era sempre stata prima della guerra.  Specialmente la regione del Donetz era divenuta un centro industriale di grande importanza. Ma anche la zona della valle del Dnepr conobbe un grande sviluppo industriale e così pure Charkov e Odessa. Le industrie furono tutte ricostituite e due grandi gasdotti contribuirono alla evoluzione del paese portando il metano di Dasava a Kiev, a Minsk ed anche a Leningrado. Grande sviluppo ebbero le ricerche per la produzione del petrolio, del metano e del carbone. Un grande complesso idraulico sorse  a Kachovka. Inoltre si costruirono grandi canali di irrigazione, che permisero un grande sviluppo agricolo. Cosicchè l’Ucraina in pochi anni divenne la seconda fra le Repubbliche Federali dell’Unione Sovietica. Fra le più importanti industrie che si svilupparono nel dopoguerra, ci furono quelle del carbone, del ferro, del petrolio, della gomma, del vetro e di tutti i derivati dalle risorse minerarie.

E nessun avvenimento di rilievo ci fu fino al momento in cui, con l’arrivo al potere di Gorbacev, fu dato inizio ad un nuovo corso politico nell’Unione Sovietica, ossia la “perestroika”.

Questo significò il dissolversi dell’Unione stessa ed il ripristino delle individualità per tutte le repubbliche fino ad allora federate. Così fu anche per l’Ucraina che cominciò il suo nuovo corso con uomini nuovi. Naturalmente i comunisti convinti ebbero il loro peso anche nella  riforma del paese. Chiesero che i rinnovamenti  avvenissero con gradualità. Ed intanto andò a riprendere la sua antica fisionomia la Chiesa di rito cattolico che era stata letteralmente inglobata in  quella greco-ortodossa.

Poi, il 24 agosto 1991, con la dichiarazione di indipendenza, l’Ucraina sciolse il partito comunista e diede l’avvìo a quello socialista, mentre in Crimea aveva preso vita il partito repubblicano.

Nell’ottobre 1992 divenne premier L. Kuchma, uno degli “uomini nuovi” e Presidente della Repubblica fu Kravciuk.

Il programma di riforme però incontrò molti ostacoli anche a causa delle diatribe sorte con il governo dell’ex Unione Sovietica per la spartizione dei territori, della flotta e delle armi strategiche. Ne nacque un certo disordine nella politica e nella vita pubblica.

Nel giugno 1993 i minatori del Donbass iniziarono ampi scioperi ed il paese conobbe l’inflazione e la disoccupazione. Kuchman si dimise; nel marzo e giugno 1994 ci furono le elezioni politiche e presidenziali e premier divenne il vice J. Zuiahilski.

Le trattative per risolvere tutti i problemi relativi alla divisione furono lunghe e laboriose ed alla fine l’Ucraina non ne rimase soddisfatta, mentre la situazione economica era andata via via peggiorando. Ed anche le industrie si trovarono in gravi difficoltà poiché ormai la Russia esigeva prezzi sempre più alti per le materie prime. Così il governo fu costretto ad applicare delle misure di austerità che riguardarono diversi settori: dai tagli  all’energia per riscaldarsi e per la illuminazione, si passò al cambio della moneta, con perdita,  dalla consegna da parte delle industrie alimentari del 40% della produzione all’ammasso. Tutto ciò provocò un grande scontento nella popolazione.

Ma ancora una diatriba era sorta a proposito della Crimea. Questa si espresse per la sua totale indipendenza dall’Ucraina ed infatti il 30 gennaio 1994 aveva nominato ufficialmente presidente della repubblica J. Meskov. L’Ucraina rispose subito con un taglio netto della fornitura di gas naturale che dava alla Crimea la maggiore quantità di energia elettrica. Con questo clima si andò alle elezioni presidenziali e parlamentari. Quelle presidenziali si conclusero il 10 luglio 1994 con la nomina di Kuchman e con il ripristino del programma di riforme, di riavvicinamento alla Russia e di ricerca di accordi con gli Stati Uniti. Quelle parlamentari furono più laboriose, ma alla fine si conclusero con l’assegnazione della maggioranza dei seggi alle sinistre e premier fu eletto il 15 giugno 1994 V. Massol.

In Crimea intanto Meskov aveva sciolto l’Assemblea  Parlamentare assumendo pieni poteri. Poi indisse un referendum per l’aprile 1995 per una nuova Costituzione. A questo punto l’Ucraina reagì e trattò con la Russia la nuova sistemazione del paese, destituì nel marzo 1995 Meskov, cancellò i lavori per la nuova Costituzione ed eliminò ogni base per costruire l’autonomia della penisola, che quindi rimase nell’ambito della Repubblica di Ucraina.
 
Nel maggio 1996 alla guida del governo fu chiamato P. Lazarenko. Egli nel giugno del 1996 fece approvare una nuova Costituzione, simile a quella varata in Russia da Eltsin, e con questa, aumentati notevolmente i poteri del Presidente rispetto a quelli del Parlamento, si potè raggiungere, almeno in parte, una certa stabilità politica. Però Lazarenko nel luglio fu accusato di corruzione e destituito, sostituito immediatamente da V. Pustovojtenko.

Intanto il Parlamento, lamentando l’eccessiva debolezza del Presidente nei confronti di Mosca, stava tentando di defenestrare il Presidente, accusato anche di coprire gravi episodi di corruzione.  E con questo stato di cose si addivenne alle politiche del marzo 1998 che registrarono un sensibile calo dei votanti e la vittoria del Partito Comunista. Questo poi si alleò anche con alcuni raggruppamenti centristi ed il Parlamento fu nuovamente costituito, sempre con il potere nelle mani di Kuchman, che però ebbe contro una più agguerrita opposizione.

Intanto alla Crimea, con una nuova Costituzione, erano stati concessi dei particolari accordi di autonomia locale, per cui molte tensioni andavano via via attenuandosi.

Ma alcuni problemi tornarono ad affacciarsi quando, con tanti anni di  distanza, cominciarono a rientrare molte famiglie a suo tempo scacciate dalla penisola, su disposizioni di Stalin. Le persone che tornarono furono circa 250.000 ed una buona parte di esse non solo si trovò in condizioni economiche piuttosto critiche, ma anche priva di ogni diritto civile in quanto mancante della cittadinanza ucraina.

In politica estera l’Ucraina si trovò ancora coinvolta con questioni sia politiche che sociali con Mosca, ma, aiutata dall’occidente e facendo leva sulla particolare  posizione strategica del paese e sulla sua capacità nucleare, riuscì ad accordarsi con la Russia sia sulla divisione della flotta ex sovietica sia sulla sovranità di Sebastopoli, riconosciuta ucraina a tutti gli effetti, sebbene ospitasse ancora una base navale russa. Inoltre, nel febbraio del 1998, i due paesi firmarono un accordo, fino al 2007, per ampi scambi commerciali e per una reciproca azione di sicurezza.

Nonostante ciò, l’Ucraina  non aderì mai  all’integrazione economico-sociale, patrocinata sia da Eltsin che da tutte le forze slave. E, fedele ai suoi principi di neutralità, dichiarati al momento della sua indipendenza, non chiese mai di entrare nella NATO, riservandosi però di farlo qualora si fosse reso necessario.

Nel marzo 1998 fu firmato un accordo con gli Stati Uniti per l’utilizzazione pacifica dell’energia atomica, e dagli Stati Uniti fu  poi aiutata  per ottenere dal Fondo Monetario Internazionale un forte prestito che le consentisse di uscire dall’”impasse” economico in cui dovette dibattersi  anche durante il 1999.

In politica interna Kuchman continuò, sempre però puntando alla normalizzazione dei rapporti con la Russia, ad una completa “derussificazione” del paese, imponendo come unica lingua quella ucraina, legalmente riconosciuta, anche in considerazione della esigua presenza delle minoranze russe sul territorio.

Poi si verificarono altri scandali che resero necessaria la sostituzione di alcuni membri del governo, mentre l’ex premier Lazarenko fu posto agli arresti domiciliari mentre si trovava in California.

Nel novembre del 1999 Kuchman vinse, al secondo turno,  le presidenziali col 57% dei voti ed ebbe anche una ulteriore  vittoria politica nel referendum dell’aprile 2000, che proponeva la riduzione dei poteri della RADA.