TANZANIA  (TANGANICA)

Storia

Fra il 1884 ed il 1890  la Germania costituì la più importante colonia tedesca dell’Africa Orientale. Una forza di pace molto limitata teneva il governo di questa colonia. Pochissimi ufficiali superiori, pochi uomini dell’esercito, circa 2000 ascari. Il comandante generale era il tenente colonnello von Lettow-Vorbeck, uomo espertissimo di affari coloniali.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, tutti i tedeschi aventi obblighi militari furono requisiti ed insieme al reclutamento delle truppe di colore Lettow riuscì a formare un esercito di 6000 uomini.

La Germania, per la verità, chiese la neutralità della colonia, ma l’Inghilterra si oppose e quindi anche in quel territorio fu dichiarata guerra.

Gli inglesi fallirono alcuni tentativi di sbarco a Tanga mentre le truppe belghe venivano respinte ad ovest. E questo accadde fra il novembre 1914 ed il gennaio 1915. Durante quest’ultimo anno, però, l’Inghilterra con l’invio di 50.000 uomini, più 12.000 soldati belgi e 5.000 portoghesi, sferrò un poderoso attacco, condotto dal generale boero Smuts. Lo scopo di questo attacco era di respingere le forze tedesche a sud, lontano dalla ferrovia e dalla costa, e costringerle vicino al Lago Tanganica.

In quel momento la gran massa delle forze tedesche si trovava nella zona della ferrovia di Tanga e molti reparti si trovavano ad ovest della colonia, agli ordini del generale Whale.

Il 1° marzo 1916 l’avanzata inglese e belga iniziò e travolse in tutte le direzioni le forze tedesche, comandate all’unisono da Whale e da Lettow, che ripiegarono a sud della colonia e si attestarono nella zona di Mehenge, molto ricca di risorse e facile da difendere. Il generale Deventer, successo a Smuts, riprese le operazioni, momentaneamente interrotte, nella primavera del 1917; ci furono da registrare alcuni effimeri successi delle forze tedesche, ma alla fine esse dovettero subire molte perdite.

Nel novembre del 1918, con la firma dell’armistizio accordato alla Germania, Lettow dovette deporre le armi. L’Africa Orientale fu occupata dagli inglesi.

Il 20 luglio 1922 la Società delle Nazioni affidò la colonia, sotto mandato, al Belgio ed alla Gran Bretagna. Queste due potenze conclusero fra loro un accordo per cui la divisione dei territori fu così articolata:
- il Belgio ebbe, presso la frontiera col Congo, alcuni territori intorno al lago Kivu ed i distretti di  Ruanda ed Urundi, meno la parte orientale;
- l’Inghilterra ebbe tutto il resto.

Poi, a seguito di alcune convenzioni con l’Inghilterra, il Belgio ottenne anche zone franche nei porti di Dar el-Salam e di Kigoma.

Sotto i rispettivi mandati le due zone furono attivate per sviluppare l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e lo sfruttamento forestale, mentre le industrie si mantennero a livelli modesti. E data l’ampiezza delle zone forestali, quella della produzione del legname rappresentò sempre il più grande attivo dell’economia nazionale.

Passò poi anche la seconda guerra mondiale  e nel dicembre 1946, a seguito di disposizioni emanate dalla “Carta delle Nazioni Unite”, il regime di mandato fu sostituito da quello di amministrazione fiduciaria, sempre sotto la gestione dell’Inghilterra. Il governo inglese dispose subito un piano di sviluppo decennale, con miglioramenti all’agricoltura, e costruzione di impianti idroelettrici.

Anche in politica interna cercò di applicare varie riforme per migliorare il governo, sia centrale che locale, allo scopo di unificare le varie numerosissime tribù.

Il 24 marzo 1955 fu proclamata la nuova Costituzione che introdusse il principio della parità fra le tre razze dominanti: africana, europea ed asiatica. Il Consiglio legislativo rimaneva di nomina del Governatore. Ancora un passo avanti nel 1957 fu fatto introducendo il principio elettivo nel Consiglio legislativo e nel 1958 furono indette le prime elezioni, vinte dalla “Unione Nazionale Africana del Tanganica”, presieduta da Julius K. Nyerere, di tendenza africana ed antiplurirazziale, e lo stesso risultato si ebbe poi  nelle elezioni del 31 agosto 1960. Nel settembre successivo fu varato il nuovo governo con un Primo Ministro ed otto ministri africani. Il 9 dicembre 1961 fu proclamata l’indipendenza del Tanganica, sempre come membro del Commonwealth britannico. Il raggiungimento dell’indipendenza fu l’ultimo atto del Tanganica che il 23 aprile 1964 si unì a Zanzibar e si costituì la Repubblica  di Tanzania nell’ottobre dello stesso anno.

Furono riorganizzati sia l’amministrazione statale che l’esercito e Nyerere raggiunse, fra i capi africani, un notevole prestigio e nel settembre 1965 fu rieletto presidente.

In politica estera egli strinse accordi di amicizia con la Cina e questo suo orientamento a sinistra raffreddò i rapporti con la Gran Bretagna, finchè questi furono completamente interrotti  al sopraggiungere della crisi Rhodesiana. Vennero pubblicati i principi verso il socialismo tanzaniano, la lingua “swahili” sostituì  quella inglese, e nel giugno 1967, insieme al Kenia ed all’Uganda formò la East African Community. Nel 1968 migliorarono i rapporti con la Gran Bretagna e si rafforzarono quelli con la Cina, che nel frattempo aveva costruito una ferrovia dalla Tanzania allo Zambia, inaugurata nell’ottobre 1975.

Negli anni 70 proseguirono le evoluzioni socialiste; si nazionalizzarono le banche e molte proprietà terriere, si fondarono molte cooperative, fu attuato il decentramento amministrativo e fu studiato un  progetto per trasferire all’interno la capitale Dodoma.

Nell’aprile 1977 fu presentata una nuova Costituzione che assegnava a Zanzibar 10 rappresentanti per l’Assemblea Nazionale. Si guastarono sempre in quell’anno i rapporti con l’Uganda e ciò portò allo scioglimento dell’East African Community. Nyerere, dopo aver promesso miglioramenti con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti,  visitò sia Londra che Washington nel 1977 ed anche con l’Unione Sovietica, per cui visitò anche Podgorny. Fu sempre attivamente presente in tutte le lotte contro il razzismo ed anche il sodalizio con Zanzibar rafforzò le sue basi. Lì potè governare tranquillamente Abeid Karume che però cadde vittima di un complotto. Il suo successore, Aboud Jumbe, oltre che Presidente del Consiglio Rivoluzionario di Zanzibar, fu anche vice-presidente della Tanzania.

Ma i principi socialisti di Nyerere non poterono essere portati avanti in quanto in netto contrasto con quelli del Fondo Monetario Internazionale da cui la Tanzania dipendeva per il suo sviluppo socio-economico. E così, col sopraggiungere delle difficoltà finanziarie dello stato, nel 1984 Nyerere chiese di non essere più rieletto e lasciò l’incarico a A. H. Mwinyi, che ne prese possesso il 5 novembre 1985, mentre presidente di Zanzibar divenne I. A. Wakil, al quale nel 1990 successe S. Amour.

Nel 1989, dopo un rimpasto ministeriale, arrivarono nel governo tre ministri di tendenza fondamentalista islamica. Nyerere lasciò anche la presidenza del partito nel 1990 e non ricoprì più cariche né politiche né amministrative. Tramontato il sogno socialista in Tanzania si ebbe un governo liberista.

Le elezioni del 1990, vinte ancora da Mwinyi, furono le ultime a partito unico. Nel 1992 fu legalizzato il pluripartitismo e con ciò  si dichiarò aperta la corsa alla successione per le elezioni future e decaduto il principio che faceva automaticamente del presidente di Zanzibar il secondo vice-presidente del governo centrale.
 
Dopo la nascita del pluripartitismo si ebbero, nell’ottobre del 1995, le prime elezioni. Il partito governativo, il Chama Cha  Mapinduzi, le vinse ed il suo leader, B. W. Mkapa, fu eletto presidente. Come primo partito oppositore si classificò quello favorevole all’indipendenza di Zanzibar, il Fronte Civico Unito. Ma ebbero una rappresentanza parlamentare anche altri tre partiti minori. A Zanzibar, in virtù dei risultati acquisiti, divenne presidente S. Amour.

Ma ciò fu contestato dall’opposizione che, per contrastare il governo, non ne prese parte per circa un anno. Questo atteggiamento degli oppositori di Zanzibar contribuì non poco alla instabilità politica. All’inizio del 1998 furono arrestati alcuni esponenti ed all’inizio del 1999 sembrò rinascere la speranza di una pacificazione.

Il nuovo presidente Mkapa si impegnò molto per risanare l’ambiente politico combattendo a fondo la corruzione e, con lo stesso intento, dichiarò ufficialmente la consistenza dei suoi beni familiari, già posseduti prima della sua elezione.

Impostò la liberalizzazione del mercato ed in virtù di ciò riconquistò i crediti del Fondo Monetario Internazionale. Nello stesso tempo una certa difficoltà economica proveniva anche dal continuo arrivo nel paese dei profughi dal Ruanda e dal Burundi.

Mkapa  dovette arginare questo afflusso continuo, interrompendo la tradizionale ospitalità del suo popolo, poiché la situazione  interna stava diventando quanto mai disagiata. E mentre nel 1996 prendeva piede questo nuovo assetto, venivano a peggiorare anche le relazioni diplomatiche proprio col principale responsabile, cioè il Burundi.