TAIWAN   (FORMOSA)

Storia

Da notizie tramandate da esploratori e dagli storici, sembra che il nome di Formosa, dato a questa isola dell’Oceano Pacifico, di fronte alle coste della Cina, sia dovuto ad un avvenimento del tutto casuale che si verificò nel 1544.

Un galeone portoghese, diretto a Macao, al momento della sua navigazione lungo le coste della Cina, fu investito da un fortissimo uragano. Per mezza giornata i marinai dovettero  lottare contro ondate altissime e quando, ad un certo punto, avviliti e stanchi, stavano per rinunciare al pensiero di salvarsi, apparve loro in lontananza, ma ben visibile, una massa scura. Era terra.
Si diressero in qualche modo alla sua volta e dopo un’ora di navigazione la nave, ormai ridotta malissimo, entrò in una baia sottovento, le cui acque erano quasi tranquille.

I marinai, affacciati alle murate, non credettero ai loro occhi. Davanti a loro c’era uno scenario meraviglioso, alture boscose verdissime scendevano verso il mare, punteggiate da  migliaia di fiori colorati; cascate spumeggianti che precipitavano dalle rocce e, in lontananza, altissime contro  il cielo spiccavano le cime di montagne da favola.

Nel silenzio raccolto di quel momento magico, si alzò la voce di un marinaio che disse: “E’ uma ilha formosa” e cioè: “E’ una terra bella”. E Formosa fu. I cinesi, probabilmente, non seppero mai che quell’isola fu chiamata così dagli europei, poiché il nome ufficiale del paese è sempre stato ed è tuttora Taiwan, che vuol dire “Terrazze sulla Baia”.

Ma più che un’isola, Taiwan è un arcipelago di 78 isole divise in due gruppi: quello delle Penghu, conosciute anche come Pescadores, che ne comprende 64, e le altre 14 nell’altro gruppo detto di Formosa.

Formosa è indubbiamente un’isola cinese. I primi uomini civili ci giunsero dalla Cina Meridionale negli anni fra il  589 ed il 618 dopo Cristo. Poi, nel 1206, divenne un protettorato cinese e così rimase per secoli.

Fra il 1622 ed il 1624 fu occupata dagli olandesi; due anni dopo arrivarono anche gli spagnoli; così queste due etnìe europee cominciarono a lottare fra loro per possederla. Il 26 agosto 1641 gli olandesi ebbero la meglio, quindi rimasero i soli padroni. Ma anche loro ebbero breve vita poiché nel 1646 un famoso guerriero cinese Cheng-Cheng-Kung, che gli olandesi chiamavano Koxinga, sbarcò a Formosa con qualche migliaio di volontari ed iniziò una lunga guerra che si concluse sì con la sua vittoria, ma nel 1659, cioè dopo 13 anni.

Formosa rimase cinese fino al 1895 quando la Cina dovette cederla al Giappone, insieme ad altro, per aver perduto la guerra cino-nipponica, iniziata per il predominio sulla Corea.

Nonostante 36 sommosse popolari, Formosa rimase fino al 1945 al Giappone che dovette restituirla alla Cina, al termine della seconda guerra mondiale, conclusasi con la disfatta del suo impero.

Nel novembre 1949 a Formosa si rifugiò il governo nazionalista di  Chiang Kai-shek, durante l’avanzata dell’esercito rosso cinese comandato da Mao Tse Tung.

Ed insieme alle isole Penghu, Quemoy e Matsu formò la Repubblica della Cina Nazionalista. Chiang Kai-shek ne fu il presidente da allora e fino al 1975, anno in cui morì. Fino a quella data in tutte le elezioni il Partito Nazionalista ebbe la maggioranza, nell’ambito di un sistema pluripartitico.

Il rapido progresso dell’isola non  fu solo la conseguenza degli ingenti aiuti economici statunitensi, ma anche dall’atteggiamento condizionato di tutte le potenze mondiali riguardo alla Cina popolare.

Nel 1961 il  presidente americano Kennedy aveva dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero difeso ad ogni costo la  sovranità di Taiwan, ma da quel momento, e per vari anni, la maggior parte delle potenze mondiali riconobbe ufficialmente la Cina popolare, con conseguente rottura dei rapporti con Taiwan, Italia compresa (nel 1970).

Nell’ottobre 1971 Taiwan fu espulsa dalle Nazioni Unite in cui entrò, in sua vece, la Cina popolare. Ed inoltre dovette ritirare le sue rappresentanze da tutti gli organismi internazionali.

Ben presto, priva degli aiuti statunitensi  e dell’appoggio di  moltissimi altri paesi, la situazione economica di Taiwan subì un arresto e l’iniziato progetto di industrializzazione fu notevolmente rallentato. Ed anche in politica si ebbero problemi a causa di movimenti indipendentistici sorti  da alcune minoranze. Sempre per la parte economica, però, l’agricoltura continuò la sua crescita provvedendo non solo al fabbisogno del paese, ma alimentando anche le esportazioni. Importanti produzioni di riso, the, patate, manioca, asparagi, agrumi, ananas, banane, canna da zucchero, tabacco, arachidi, affiancarono i prodotti derivati dall’ingente patrimonio forestale, come il bambù, la canfora, ed il legname. Prevalente fu anche la pesca , anche per l’esportato, ma di scarso interesse furono le risorse minerarie.

Nel maggio 1978 il figlio di Chiang Kai-shek, Chiang Ching-kuo, che era stato premier per 6 anni, fu nominato Presidente della Repubblica.  Il Partito Nazionale, cioè il Kuomintang, conservò la maggioranza assoluta nel governo, anche dopo le elezioni del 1983.

Nonostante il ridotto mantenimento delle relazioni diplomatiche, quasi tutte con gli stati dell’America Latina, Taiwan dal 1978 al 1990 riuscì a firmare vari accordi con gli Stati Uniti, non solo commerciali, ma anche relativi alla cultura, al trasporto ed alla tecnologia.

In politica, l’anno 1987 vide sorgere il movimento che fu detto “Nativista”, perché si pose come obiettivo principale quello dell’assegnazione delle cariche pubbliche statali ai “nativi” di Taiwan, l’80% della popolazione, mentre fino ad allora erano state retaggio di cittadini cinesi emigrati dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

Nel 1988, alla morte di Chiang Ching-kuo, fu eletto Lee Teng-hui, anch’egli esponente del Kuomintang, ma “nativo” di Taiwan.

Durante gli anni 1991/92 si procedette alla riforma del sistema partitico-elettorale. Furono abolite le nomine a vita dei rappresentanti di governo e si passò ad un netto sistema pluripartitico. Così, oltre al tradizionale Partito Nazionalista, se ne svilupparono anche alcuni indipendenti ed il Democratic Progressive Party. Quest’ultimo era diviso in due correnti: una sosteneva la tendenza separatista di Taiwan, come stato sovrano, e l’altra, collegata al Kuomintang, proponeva il riavvicinamento alla Cina popolare secondo  il programma che enunciava “una sola Cina e due entità politiche”.

Nel 1991 il governo di Taiwan dichiarò terminato l’uso della forza per la soppressione del comunismo, ma nessun effetto questa dichiarazione sortì a Pechino.

L’inizio degli anni novanta, comunque, fu foriero di progresso e sviluppo non solo economico di Taiwan, ma anche politico. Si addivenne ad un netto clima di distensione con la Cina popolare, con la quale iniziarono scambi commerciali ed editoriali. In quest’ultimo settore si verificò persino la contemporanea uscita a Pechino, Shanghai e Taipei di molte pubblicazioni. Ed a dimostrazione di questa nuova situazione, molti turisti di Taiwan, tuttora,  scelgono di visitare la Cina popolare.
 
Nelle elezioni politiche del 1992 il Partito Nazionalista conseguì la maggioranza ed altrettanto avvenne in quelle del 1995.
Le prime presidenziali del marzo 1996, a suffragio universale, riconfermarono Presidente della Repubblica Li Denghui.
In politica estera Taiwan perseguì il processo di distensione con la Cina Popolare sviluppando  con essa una intesa commerciale. Nel 1993, a coronamento di questa politica, a Singapore ci fu il primo incontro ufficiale, dal 1949, fra i delegati dei due paesi.

Una nuova crisi politica si ebbe nel marzo del 1996 quando contemporaneamente  alle presidenziali di Taiwan, la Cina Popolare svolse imponenti esercitazioni militari nello stretto di Formosa. Anche il ritorno di Hong Kong alla Cina Popolare, nel luglio 1997, aumentò le preoccupazioni di Taiwan, dato il rafforzamento egemonico che questo avvenimento portava alla Cina stessa. Nell’ottobre del 1998 ripresero, comunque, i colloqui fra le delegazioni dei due paesi.

Le elezioni legislative del successivo dicembre confermarono il governo già in carica, premiato per aver saputo gestire le negatività portate dalla crisi economica che aveva riguardato tutto il sud-est asiatico.

Invece le presidenziali del marzo 2000 decretarono un cambio nella massima carica dello Stato, poiché attribuirono la vittoria all’indipendente Chen Shui-bian, togliendo il monopolio al Kuomintang.