SIRIA

Storia

Antichissimo centro della civiltà Aramaica ebbe come città importanti Palmira e Damasco. Fu occupata dagli Assiri, dai Babilonesi, dagli Egizi, dagli Hittiti, dai Persiani nel complessivo periodo dal 538 al 332 avanti Cristo. Infine fu assoggettata da Alessandro Magno, re di Macedonia, che ne fece un focolaio di civiltà ellenistica.

Alla morte di Alessandro passò a Tolomeo I, re d’Egitto, poi a Seleuco I Nikator, che nel 305 avanti Cristo se ne proclamò re.

Indi i Seleucidi tennero il Regno di Siria fino al 64 avanti Cristo, quando Pompeo ne compì la conquista e la fece provincia romana.

Gli Arabi poi la tolsero all’Impero Bizantino fra il 635 ed il 640 dopo Cristo. Nel secolo XI la occuparono i Turchi Selgiucidi. Fu parzialmente conquistata anche dai Cristiani nelle Crociate, e dalla fine del secolo XII rimase sempre sotto dominio turco.

Nel 1860/61 fu teatro di sanguinose guerre fra cristiani (Maroniti) e musulmani (Drusi), placate dall’intervento della Francia.
Crollato l’impero ottomano alla fine della prima guerra mondiale, la Siria si dichiarò regno indipendente, acclamando re l’emiro Feysal nel 1920. Ma, per effetto dei trattati di pace, la Siria fu assegnata alla Francia come “mandato” della Società delle Nazioni nel 1922: re Feysal passò al trono dell’Iraq.

Il 27 gennaio 1936 l’Alto Commissario francese divise la Siria in 8 distretti. Quello fu un anno decisivo per i rapporti fra la Francia e la Siria. Nel settembre fu siglato a Parigi un accordo con il quale si decretava la trasformazione della Siria da mandato francese a trattato di amicizia ed alleanza fra la Francia e la Siria indipendente. La preparazione a questa indipendenza chiese l’impiego di 3 anni e nel 1940 si raggiunse e la Siria potè essere annoverata all’interno della Società delle Nazioni. Intanto però l’Alto Commissario francese, già nel 1936, aveva operato l’annessione alla Siria dello Stato del Gebel Druso, stabilendo però per esso uno speciale regime amministrativo e finanziario.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale in Siria fu concentrata l’”Armeé d’Orient” che secondo i piani anglo-francesi  avrebbe dovuto difendere la Turchia da eventuali attacchi tedeschi.

Quando nel 1940 si verificò il crollo della Francia, la Siria si dichiarò dalla parte del governo di Vichy, cosicchè fu necessario nel 1941 un intervento della Gran Bretagna, che facendo transitare le sue truppe dalla Palestina, occupò tutto il territorio siriano.

Il 12 luglio a San Giovanni d’Acri si firmò un accordo per la cessazione delle ostilità ed in Siria fu nominato presidente della Repubblica  lo sceicco degaullista Tag ad-din el-Hasani che il 27 novembre 1941 proclamò l’indipendenza del paese. Il gesto, naturalmente, fu soltanto simbolico, poiché il paese rimase sotto ogni specie di restrizioni per tutta la durata della guerra.

Nel giugno del 1943 le assurde posizioni francesi nel Libano provocarono in quel paese una profonda crisi che toccò anche la Siria, la quale si affrettò a togliere al potere degaullista la possibilità di ingerirsi negli affari interni dello stato. Nel maggio del 1945 Siria e Libano uniti si ribellarono e la Francia terminò di segnare la sua presenza in Medio Oriente.

In queste azioni belliche i due paesi ribelli ebbero l’appoggio della nascente Lega Araba che intimò alla Francia lo sgombero completo. Nell’aprile 1946 la Siria era completamente libera.

Entrata a far parte delle Nazioni Unite nel 1946 rilevò l’Egitto come membro del Consiglio di Sicurezza.

All’inizio del 1947 fu riportato in discussione il cosidetto progetto della “Grande Siria”, patrocinato non solo dalla Siria ma anche dal re Hashimita della Transgiordania e che avrebbe dovuto comprendere: Siria, Libano, Transgiordania e la parte araba della Palestina.

Ma la Camera siriana il 29 settembre 1947 bocciò il progetto in quanto impossibile da portare a compimento per i profondamente diversi intenti nazionalistici e religiosi fra Siria e Libano, anche se la maggior parte della storia successiva li vide legati ad una stessa sorte.

Con la morte del presidente della repubblica, avvenuta nel 1943, gli era succeduto Shukri el-Quwwetli, che fu confermato nel 1948.

Varie e tormentate furono le vicende politiche di quel periodo, che sfociarono in moti rivoluzionari nel dicembre 1948 con le dimissioni del  governo. Il colonnello Husni Zaim il 30 marzo 1949 portò a compimento un colpo di stato, instaurò un regime dittatoriale, seguì una politica filo-occidentale e cancellò definitivamente il progetto “Grande Siria”, allentando i rapporti con la Giordania e con l’Iraq.

Ma troppo forti  si dimostrarono le sue ambizioni personali per cui fu defenestrato e giustiziato, insieme al suo primo ministro, a seguito di un altro colpo di  stato portato a termine dal colonnello Sami Hinnawi. Ristabilito l’ordine pubblico, furono programmate per il novembre 1949 nuove elezioni per l’Assemblea Costituente.

Il Partito del Popolo ebbe la maggioranza e Hashim el-Atassi fu il presidente provvisorio che ristabilì i rapporti con l’Iraq e la Giordania. I militari reagirono e comandati dal tenente colonnello Adib el-Shishakli deposero Hinnawi.

La politica estera del paese, retto dal Partito del Popolo, si   orientò verso un prudente neutralismo. Shishakli nel 1951 operò un altro colpo di stato, instaurò una nuova dittatura che durò fino al 1953 quando, promulgata una nuova Costituzione, si trasformò in regime presidenziale, il cui presidente  fu proprio lui.

L’esercito, nel 1954, si ribellò di nuovo, Shishakli fuggì; alle elezioni gli indipendenti  si affermarono e, prendendo le distanze dal Patto di Bagdad  il 12 febbraio 1955,  preferirono schierarsi dalla parte della Lega Araba. Alla scadenza del suo mandato, Atassi non fu rieletto. Ritornò in carica Kuwatli che rientrò dall’Egitto dove si era rifugiato. E da qui partì il progetto di integrazione fra i due paesi, che si concluse con un patto di mutua difesa il 20 ottobre 1955.

Fra il 1956 ed il 1958 molti furono gli incontri fra i massimi dirigenti dei due paesi, con scopi federativi. Nacque in questo modo  la Repubblica Araba Unita, presieduta dal generale an-Nasir, ed ambedue i paesi divennero regioni amministrative del nuovo stato.

Col passare del tempo fu chiaro che questa operazione non portava una vera integrazione ma l’asservimento di Damasco al Cairo. E questo anche perché an-Nasir operò molte riforme nazionalizzando grandi società;  poi una grande siccità  decimò la produzione agricola siriana e furono applicate severe fiscalità. Il 18 agosto 1961 al Cairo si decise l’abolizione dei governi locali e se ne creò uno solo per tutta la Repubblica Araba Unita.

La Siria era completamente in balìa dell’Egitto quando  il 28 settembre 1961 intervennero i militari, si impadronirono del potere, misero fine all’unione dei due paesi ed al governo della Siria, tornato autonomo e sovrano, fu posto Mamun Kuzbari. Subito il nuovo regime fu riconosciuto da vari paesi, compresi gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica; rientrò  ad occupare il suo seggio alle Nazioni Unite ed alla Lega Araba ed il 15 novembre 1961 si propose una Costituzione provvisoria.

Negli anni successivi si venne applicando il Partito al-Ba’th, di stampo nazionalista arabo e progressista, le cui vicende procurarono vari colpi di stato per tutto il decorso degli anni sessanta.

Finchè nel novembre 1970 giunse al potere il generale Hafiz Asad che vi rimase fino all’inverno 1979/80. Divenne poi capo dello stato nel 1971 e nel 1973 fece varare la nuova Costituzione. Molti scontenti si ebbero per la mancata proclamazione a religione ufficiale dell’islam. Questo era stato un segno della volontà  di puntare più all’unità araba lasciando libere le aspirazioni religiose. E proprio questa volontà fu evidente nella intransigenza che la Siria mise in pratica contro Israele, e con il sostegno continuo alla lotta palestinese. Dure furono le vicende siriane nel perdere e poi riconquistare le alture del Golan, che poi  ricaddero in mani israeliane. Quando nel 1975 scoppiò la guerra civile nel Libano, grande fu il suo impegno per la pacificazione delle parti. E nel 1976, visti inutili tutti gli sforzi diplomatici, intervenne direttamente con   proprie forze armate, che furono chiamate “forza di dissuasione”. Nell’autunno del 1978 questa forza fu sostituita da unità arabe saudiane. E sempre in questo periodo la Siria  si era riavvicinata all’Iraq con cui era accomunata da due fattori: l’intransigenza verso Israele ed il rifiuto della politica egiziana. Però, nonostante la visita di Saddam Husayn a Damasco nel 1979, la Siria cominciò a rientrare nelle sue posizioni essendosi orientana verso  la rivoluzione islamica iraniana.

Nel 1980 fu firmato a Mosca un trattato di amicizia e cooperazione con l’Unione Sovietica. Nel dicembre 1981 si riacutizzarono le lotte con Israele quando questo stato decise di annettersi le alture del Golan. Ma la crisi più grande si ebbe nel 1982 quando Israele attaccò le posizioni siriane nella valle della Biqa e a Beirut, durante quella operazione che fu chiamata “Pace in Galilea”.

Il Partito Ba’th, nel gennaio 1985, si riunì in Congresso e rielesse Asad presidente della repubblica e  mantenne la sua egemonia nel Parlamento siriano.

Fra il 1987 ed il 1989 il governo siriano operò molteplici interventi politici incontrando Arafat, capo della resistenza palestinese, presenziando al funerale di Abu Gihad, dirigente palestinese ucciso dagli israeliani, migliorando i rapporti con i paesi arabi alla fine del conflitto Iraq-Iran, concordando con gli Stati Uniti l’elezione del presidente del Libano, alla conclusione della guerra  con Israele, schierandosi contro l’Iraq in occasione della Guerra del Golfo.

La Siria partecipò alla Conferenza di Madrid del 30/31 ottobre 1991 per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano e, pur mantenendo in piedi il suo contenzioso per la questione del Golan, ribadì il suo desiderio di pace fra palestinesi ed israeliani, in occasione dell’incontro tra Asad ed il presidente americano Clinton,  avvenuto il 16 gennaio 1994.
 
Nel 1995 migliorarono i rapporti fra Siria ed Israele, specialmente dopo che il Ministro degli Esteri israeliano, S. Peres, aveva ufficialmente dichiarato la disponibilità del suo paese a restituire le ormai note alture del Golan. A questo però doveva corrispondere una smilitarizzazione da parte siriana dei territori di confine, anche quelli relativi al Libano, cosa che avrebbe favorito anche la distensione col governo di Beirut.

Ma quando il governo israeliano da laburista  divenne di destra, con l’ascesa di B. Netanyahu, le tensioni tornarono perché questo premier bloccò i negoziati di pace. La Siria, allora, si vide costretta a ritornare sulle posizioni precedenti, anche in seguito ad un risultato scaturito da alcune operazioni dei servizi segreti siriani. Queste gettarono ombre persino sulle intenzioni di pacificazione del precedente governo laburista.

Il 2 giugno del 1997, per ogni eventualità, la Siria riaprì le frontiere con l’Iraq, dopo aver constatato una riapertura ed un consolidamento delle intese politiche e militari della Turchia con Israele.

Con la Turchia, infatti, datava una controversia per l’utilizzo delle acque del Tigri e dell’Eufrate. Nel 1998, per non complicare le cose e per dimostrarsi più disponibile verso quel paese, la Siria chiuse l’Accademia Militare Curda, operante sul proprio territorio ed estromise l’esule Abdullah “Apo” Ocalan, capo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

Sempre in  quel periodo, e dietro reiterati consigli da parte degli Stati Uniti, la Siria si apprestò a rivedere i suoi rapporti con Israele, dove il nuovo governo, presieduto da Barak, sembrava nettamente disposto alla restituzione delle alture del Golan ed anche a risolvere tutte le questioni idriche ancora irrisolte.

Gli incontri previsti si svolsero nel West Virginia, a Shepherdstown, nel gennaio 2000, ma le difficoltà dei negoziati non portarono ad alcuna soluzione.

Intanto nuove elezioni in Siria avevano riconfermato al governo il Fronte Nazionale Progressista.