SEYCHELLES

Storia

Verso il 1786 furono i francesi ad introdurre abitanti nell’arcipelago. Si trattò per lo più di creoli e schiavi, provenienti da Maurizio e da Reunion. Quando fu abolita la “tratta” molti schiavi vi affluirono, ormai liberi, dall’Africa Orientale e vi si stabilirono insieme a indiani, cinesi e pochi inglesi. Nel 1794 le isole furono annesse dagli inglesi che le denominarono “colonia” della Corona. I primi colonizzatori coltivarono le spezie e cercarono di sviluppare sempre di più la coltura del cinnamomo e degli oli essenziali. Questa produzione dopo il 1850 diminuì perché si cercò di avviare la coltura del cacao; e verso la fine del XIX secolo quella della vaniglia. Poi i coloni si orientarono verso la produzione della noce di cocco, che è tuttora molto progredita.

Nel 1931 un censimento stabilì che la popolazione era formata da circa 28.000 persone e due anni dopo l’aumento era stato piuttosto esiguo, appena mille persone in più. Invece nel maggio 1960, con l’aumento della ricchezza e del turismo, si ebbe un aumento demografico fino ad  oltre 41.000 abitanti.

Il 29 giugno 1976 la Gran Bretagna, dopo un lungo periodo di incontri e di trattative, concesse l’indipendenza alle Seicelle che così divennero una Repubblica Indipendente, sempre però membro del Commonwealth.

Due erano i partiti importanti: il “Partito Democratico delle Seicelle”, leader J. Mancham ed il “Partito Unitario del Popolo delle Seicelle”, leader A. Renè. Essi formarono un governo di coalizione assumendo rispettivamente le cariche di Presidente della Repubblica  e Premier.

Sancito, quindi, l’accordo per l’indipendenza, la Gran Bretagna dovette restituire le isole di Aldabra, Farquhar e Desroches, facenti  parte già dal 1965 dei  territori coloniali britannici, ma dati in affitto agli Stati Uniti.

Nel 1977 Renè, con un colpo di stato, depose Mancham; si proclamò presidente, sciolse l’Assemblea Nazionale e sospese la Costituzione. L’anno dopo fondò il “Fronte Progressista del Popolo delle Seicelle”, che conglobò il precedente partito, sempre da lui presieduto, poi nel 1979, con la promulgazione di una nuova Costituzione, diede il via ad un governo socialista a partito unico. E con  questo assetto le nuove elezioni legislative e presidenziali del 1979 lo videro candidato unico, riconfermato nella carica.

Nel paese si verificarono diversi tentativi di colpi di stato; alcuni perpetrati da mercenari sudafricani, altri da esiliati politici. Renè strinse un patto di amicizia con la Tanzania che si impegnò alla collaborazione per costruire nell’Oceano Indiano una “zona di pace”. Egli fu rieletto sia nel 1984 che nel 1989. Intanto a Londra si andava formando nel 1991 un altro partito di opposizione, che si chiamò “Movimento di Unità Democratica”, guidato da M. Ferrari. E sempre nel 1991, a seguito di forti pressioni dalla Gran Bretagna e dalla Francia, Renè avviò un progetto di democratizzazione del paese e quindi cominciò col permettere alle opposizioni di organizzarsi in piena libertà. Poi permise ai dissidenti politici fuoriusciti di rientrare in patria.

Nel luglio 1992 ci furono particolari elezioni atte a formare una Commissione per la stesura  di una nuova Costituzione.

Parteciparono a queste elezioni, oltre al partito del presidente, che ebbe la maggioranza,  anche il Partito Democratico, un tempo guidato da Mancham, ed un altro partito di opposizione, il “Partito Seselwa” (o Partito delle Seicelle), guidato dal pastore anglicano W. Ramkalawal. Ma le sedute della Commissione furono interrotte dal Partito Democratico in quanto non abilitato ad avere voce in capitolo data la grande maggioranza del partito governativo. Lo stesso Partito Democratico poi  partecipò alla elaborazione della Costituzione che fu ratificata dal referendum del 18 giugno 1993 con la maggioranza del 73,6% dei voti, ma con l’opposizione del Partito Seselwa. Con questa nuova Costituzione era previsto:
- un regime multipartitico;
- una Assemblea Nazionale composta da 33 deputati;
- un mandato presidenziale di 5 anni, rinnovabile tre volte.

Nelle elezioni, sia legislative che presidenziali, effettuate nel luglio 1993, il partito di governo ottenne ancora una volta la maggioranza e Renè fu riconfermato Presidente.
 
Il nuovo governo applicò subito la liberalizzazione del mercato allo scopo, fra l’altro, di attirare maggiori investimenti stranieri. Indi aumentò le tasse sui generi di lusso e le diminuì su quelli di prima necessità. A questo seguì una limitata privatizzazione in campo turistico, agricolo e ittico, nonché la formazione di una “zona franca”, per favorire le attività internazionali.

Poi fu fissata per il mese di ottobre 1996 la data di chiusura della base spaziale americana affidata già da tempo, ed infine assicurò l’immunità penale a tutti coloro che avessero investito nel paese la somma di 10 milioni di dollari. Ciò mise in allarme non solo le opposizioni interne ma anche molti organismi internazionali, nella previsione che questa immunità avrebbe permesso attività illecite, come ad esempio il riciclaggio del denaro sporco. A quel punto il governo rivisitò le norme adottate, troppo permissive, e pose alcune clausole più restrittive, ma sempre con una certa apertura.

Quando poi nel marzo 1998 si ripeterono le elezioni generali, il Presidente Renè fu riconfermato e con lui, naturalmente, il suo partito.