SENEGAL

Storia

Nella storia del Senegal sporadiche e brevi furono le spedizioni esplorative da parte inglese e francese. La prima effettiva occupazione militare del territorio fu organizzata nel 1879 dal Ministero della Marina francese ed il comandante fu il capitano J. S. Gallieni. Ma già dal 1854 era stato studiato un progetto di penetrazione da parte del generale L. C. Faidherbe, e quindi l’impresa di Gallieni non fu che il primo passo del futuro sviluppo dell’impresa.

Egli si impossessò di tutta la riva sinistra del Senegal, da Medina a Bafoulabè; poi nel 1880/81  comandò una seconda spedizione che dovette combattere, vittoriosamente, contro i Bambara e quindi raggiungere Kita, risalendo le alte valli del Senegal e del Niger. Altre tre sanguinose campagne di guerra furono sostenute dall’esercito francese, al comando del colonnello A. Borgnis-Desbordes, contro il capo mandingo Samory; ma alla fine, dopo aver completamente distrutto i villaggi di Bjoubanko e Daba, Borgnis riuscì a realizzare il progetto Faidherbe, penetrando il territorio fino all’alto Niger, e con la costruzione di una grande strada protetta da 5 forti: Medina, Bafoulabè, Badoumbè, Kita e Bamako.

Il 26 febbraio 1885, nella Conferenza di Berlino,  vennero riconosciuti ufficialmente alla Francia i diritti su tutto il territorio dell’alto Niger.

Negli anni 1888/89 altre operazioni militari furono necessarie per conquistare Segou, Koniakary e Kaarta. Ma molte tribù, comandate dal capo Ahmadu, non si sottomisero ai francesi ed anzi continuarono le loro azioni di disturbo. Il governo francese allora si vide costretto ad impiegare una più forte opera per chiudere il capitolo una volta per tutte e, concentrato il grosso delle forze a Koniakary, inviò due colonne: una contro Ahmadu ed una contro Samory, che fu costretto  a riparare definitivamente nella Costa d’Avorio.

Rimaneva l’ultimo traguardo di Timbuctu, ove resistevano ancora i Tuareg, e nel 1893 il colonnello Joffre, incaricato di questa missione, l’assolse con piena soddisfazione dei francesi. Nel 1898, l’ultima azione di guerra portata con favorevole esito contro le bande di Babemba, permise ai francesi non solo la conquista dell’Alto Volta ma anche il congiungimento del Sudan alla Costa d’Avorio.

Nel 1904 il governo francese decise  di occupare tutti i territori dal Niger al Lago Ciad. Ebbe così inizio la colonizzazione dell’intera zona che fu dichiarata “territorio d’oltremare” dal governo di Parigi.

Il 28 settembre 1958 fu eseguito un referendum che proclamò il Senegal stato autonomo della Comunità francese. L’anno dopo, in unione al Sudan, formò la Federazione del Mali, dalla quale però nello stesso anno si separò proclamandosi Repubblica con capitale Dakar. Fu ammessa alle Nazioni Unite il 29 settembre 1960.

Capo dello stato fu il presidente; 15 ministri composero il Consiglio  di Governo e 60 membri, eletti a suffragio universale,  composero l’Assemblea Nazionale. Il presidente, L. S. Senghor, ed il premier Mamadou Dia, di tendenza politica marxista, amministrarono il potere. Presto fra i due sorsero dei contrasti  e Dia nel dicembre 1962 tentò un colpo di stato. Andò male perché il popolo fu solidale col presidente; Dia ed i suoi aiutanti furono arrestati.

Nel marzo 1963 fu proclamata una nuova Costituzione che varò il regime presidenziale, ed il presidente divenne il detentore anche del potere esecutivo. Nelle elezioni dello stesso anno Sanghor fu rieletto. Egli era anche Segretario Generale della “Union Progressiste Senegalaise”, che aveva la maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale. Partito di opposizione era il “Bloc des Masses Senegalaises”, che inscenò manifestazioni di protesta  contro presunti brogli elettorali.

Nel 1964 l’Unione ebbe la maggioranza anche nelle elezioni amministrative. Nel 1966 Senghor convinse l’oppositore “Parti du  Regroupment Africain” ad unirsi al partito governativo  ed infatti tre rappresentanti  di quel partito furono addirittura eletti ministri.

Nel 1967, qualche variazione apportata alla Costituzione, aumentò il potere del presidente ma diminuì quello dell’Assemblea Nazionale.

Intanto l’economia stava conoscendo varie difficoltà anche per il calo del prezzo mondiale delle arachidi (sola estesa  produzione locale) e gli studenti iniziarono delle manifestazioni di piazza che ebbero come conseguenza la chiusura dell’Università di Dakar per alcuni mesi.

I sindacati allora, riuniti sotto l’Unione Nazionale dei Lavoratori del Senegal,  indissero uno sciopero  generale a seguito del quale il governo promise riforme costituzionali, universitarie e salariali. E con queste promesse ristabilì l’ordine nel paese. Nel 1970 fu ripristinata la carica  di Primo Ministro, affidata al giovane Abdou Diouf. Egli si occupò di tutti i problemi interni e dell’economia. Nello stesso anno si costituì la “Confederazione Nazionale dei Lavoratori del Senegal”. Così Senghor, liberato da tutti i problemi interni, potè dedicarsi di più alla politica estera.

Nel 1973 fu eletto ancora una volta presidente; represse con fermezza in quello stesso anno alcuni disordini nell’università di Dakar; l’anno dopo, a scopo di conciliazione nazionale, fece liberare Dia ed i prigionieri politici; promosse alcuni emendamenti alla Costituzione, per cui furono tolti i limiti ai mandati presidenziali e si stabilì, nella persona del primo ministro, il successore al presidente.

Senghor continuò ad occuparsi degli affari internazionali; rinnovò gli accordi economici con la Francia; in alcune nazioni fece da mediatore per conciliare attriti; si riconciliò egli stesso con il Mali, dopo la rottura dei rapporti ed  il ritiro dalla omonima federazione e promosse la costituzione di una Organizzazione fra i paesi rivieraschi del fiume Senegal con relativa valorizzazione del fiume stesso; stipulò accordi di cooperazione con il Gambia; ruppe le relazioni con Israele e si avvicinò ai paesi arabi. Le elezioni del febbraio 1978 videro ancora Senghor alla presidenza della repubblica. Il 31 dicembre 1980 egli si dimise; gli successe Diouf che subito mise mano ad un programma di vaste riforme politico-costituzionali, che poi fu  portato a termine dal nuovo capo del governo, H. Thiam.

Nel 1981 fu varata una legge che sanciva il pluripartitismo. Diouf, che era anche segretario generale del “Partito Socialista” lo riorganizzò e rivitalizzò in tutto il territorio nazionale. E così quando il 27 febbraio 1983 si ebbero le elezioni presidenziali e quelle amministrative, le prime furono vinte da Diouf e le seconde dal Partito Socialista.

Nell’aprile successivo Diouf, forte dei risultati  conseguiti nelle elezioni, emendò la Costituzione in modo che potesse egli stesso assumere la carica di capo del governo (che poi ritornò come prima nel 1999). Ma intanto l’economia era peggiorata ed i partiti dell’opposizione cercarono di unirsi  per togliere la maggioranza al partito di governo. E quando nel febbraio del 1988 ci furono le nuove elezioni, sempre vinte da Diouf, si ebbero a Dakar incidenti talmente gravi che si dovette dichiarare lo stato d’emergenza. Molti  esponenti dell’opposizione  furono arrestati, e fra questi A. Wade,  leader del Partito Senegalese Democratico.  Diouf però, pur avendo vinto le elezioni, dovette prendere atto che una notevole deflessione si era prodotta nella conquista dei seggi; ed allora,per evitare future complicazioni, tentò la via di un rasserenamento nazionale, togliendo lo stato d’emergenza ed invitanto  i partiti di opposizione alla collaborazione col governo al fine di appianare le più grandi difficoltà del momento, relative alla riforma elettorale, alla disoccupazione ed alla situazione economica, che era molto penalizzata, specialmente negli scambi commerciali con l’estero, in quanto basata sulla prevalenza della monocultura delle arachidi.

Questo clima di distensione non ebbe risultati immediati ma favorì comunque un  progetto di coalizione governativa che si realizzò nel 1991, ma che si sciolse nel 1992.

Nel febbraio dell’anno successivo Diouf vinse le elezioni presidenziali con un margine sempre più ridimensionato e la stessa cosa avvenne per il partito socialista. Quello, il 1993, fu pure l’anno in cui si manifestarono più forti tensioni sociali, con scioperi e disordini causati dalle misure di austerità che il governo fu costretto ad applicare.

In campo internazionale, nel decennio precedente, il Senegal dovette affrontare non poche turbolenze  con la regione della Casamance, ed ebbe difficilissimi rapporti con la confinante Mauritania, sfociati in scambievoli eccidi delle rispettive comunità.

Le relazioni diplomatiche fra  i due paesi, da tempo interrotte, furono ripristinate nel 1992. Invece mantenne sempre ottimi rapporti con la Francia, la quale svolse sempre una politica di massicci investimenti, ed anche dopo l’indipendenza, il capitale francese  continuò ad affluire per una diretta collaborazione ai piani di sviluppo del Senegal.
 
Nel 1993 peggiorarono molto i rapporti fra il Partito Socialista di Diouf ed il Partito Senegalese Democratico di Wade, in quanto l’opposizione non approvava i piani economici portati avanti dall’esecutivo. Ma anche un altro motivo aveva condotto all’inasprimento e riguardava l’uccisione del vice-presidente del Consiglio Costituzionale, B. Seye, in cui sembrava fosse coinvolto lo stesso Wade. Per cui fra luglio 1993 e febbraio 1994 il Senegal ebbe a registrare numerosi scioperi e manifestazioni di piazza con frequenti scontri cruenti, che portarono all’arresto di molti esponenti dell’opposizione.

Bisognò eliminare tutti i disordini per poter governare con qualche possibilità di miglioramento ed allora si applicarono misure distensive e Wade fu chiamato a far parte del governo, mentre usciva dalla carica di Ministro degli Interni, D. Ka, ritenuto responsabile della situazione.

Ma Ka non rimase inattivo e, uscito dal Partito Socialista fondò, nell’aprile del 1998, insieme ad altri esponenti socialisti, l’Unione per il Rinnovamento Democratico. Poi portò all’attenzione del popolo tutte le forme di corruzione dei governativi, rei anche di brogli elettorali. Nonostante ciò, il partito da lui fondato nelle legislative del  24 maggio conquistò pochissimi seggi.

A luglio 1998 il governo fu formato dal neo premier M. Lamine Loum. Egli ebbe a fronteggiare una opposizione quanto mai attiva. Infatti, questa cercò di boicottare  i lavori per la composizione del Senato nel gennaio del 1999 e poi nel successivo aprile quella dell’Assemblea Nazionale che cercava di preparare in maniera corretta le successive elezioni presidenziali.

Queste furono effettuate a febbraio-marzo 2000 e furono appannaggio di Wade che, quindi, non solo detronizzò Diouf ma, dopo 40 anni di incontrastato dominio,tolse lo scettro di governo al Partito Socialista.

Ma, intanto, nel corso di tutti gli anni 90, si erano inaspriti i rapporti tra il governo ed i separatisti della zona di Casamance. Ormai da molti anni si verificava un’alternanza di dialoghi ed interruzioni con scontri armati. Sembrava proprio che il processo di pace non sarebbe mai arrivato a realizzarsi. Sia nel 1996 che nel 1997 si era combattuto aspramente e molti cittadini erano stati costretti a fuggire ed a trovare rifugio in Gambia, ma soprattutto nella Guinea-Bissau. Ma nel gennaio del 1998 Senghor volle porre fine ai massacri ed ordinò il cessate il fuoco. Si riaprì il dialogo con il governo centrale e Senghor si dichiarò disposto a rinunciare all’indipendenza del Casamance in cambio di un serio impegno dell’esecutivo a promuovere lo sviluppo economico e culturale della regione. Evidentemente, però, all’interno del movimento secessionista operava una ulteriore forza oppositiva, poiché, nonostante gli accordi intercorsi fra le parti, gli scontri continuarono pure nel 1999.

In campo internazionale, il Senegal migliorò le relazioni con la Mauritania attivando gli scambi commerciali, risolvendo le questioni di confine soprattutto nel combattere il narcotraffico. Accordi di questo genere legarono il paese pure al Gambia, ma l’azione governativa principale fu attivata con la Guinea Bissau. Quest’ultimo stato, confinante col Senegal, si adoperò per ricomporre la questione del Casamance, ricevendo in cambio aiuti senegalesi in occasione della rivolta militare che aveva sconvolto quel paese nel giugno del 1998.

Rilevante fu il lavoro diplomatico con la Francia e con gli Stati Uniti, al fine di mantenere la pace in Africa. A questo scopo il Senegal ricevette le visite di Chirac nel 1995 e di Clinton nel 1998.