NUOVA ZELANDA

Storia

Gli indigeni della Nuova Zelanda chiamarono la loro terra con un nome bellissimo: “Ao tea roa” che vuol dire “lunga nuvola luminosa”. Ed il nome effettivamente era adatto per una terra circondata dal mare, con un clima mitissimo, percorsa da catene di monti dai fianchi ricchi di pascoli per gli allevamenti e dalle cime coperte da ghiacciai che le procurano una grande ricchezza di acque

Eppure una terra tanto ospitale conobbe i suoi primi abitatori solo nel II secolo dopo Cristo. Essi erano uomini di pelle scura, chiamati Moriori, provenienti da altre isole dell’Oceania, e molto primitivi. Essi non conoscevano l’agricoltura perciò vivevano di caccia, di pesca e di frutti selvatici. E rappresentarono i soli abitatori del paese fino al XV secolo.

A quest’epoca arrivarono nell’isola altri uomini, provenienti da altre isole del Pacifico: i Maori. Essi erano abili cacciatori ed agricoltori, abili nel costruire case di legno e villaggi fortificati ed erano anche forti guerrieri. I Maori, molto più evoluti dei Moriori, ben presto riuscirono a sottometterli e poi si fusero con essi. Poi, piano piano, occuparono tutte le isole ed all’inizio del XVII secolo si contarono circa 200000 presenze.

I primi europei che giunsero nella zona si trovarono subito a doversela vedere con questi fieri guerrieri. Quando nel dicembre 1642 Abel Tasman pose piede su questa terra, si trovò di fronte a centinaia di questi maori che massacrarono alcuni marinai. Gli altri, compreso Tasman, furono svelti a ritornare alle scialuppe ed alle loro navi e così poterono far sapere a tutto il  mondo la presenza di questa terra.

Il secondo uomo ad approdare su quei lidi, dopo l’esploratore olandese Tasman, fu il capitano inglese James Cook, verso il 1769. Ed anche lui fu accolto malamente dagli indigeni che presero prigionieri alcuni marinai e, addirittura, li mangiarono.
All’inizio del XX secolo la popolazione della Nuova Zelanda era arrivata a circa un milione di abitanti, completamente ormai civilizzati. L’economia, basata sull’agricoltura, l’allevamento degli ovini e dei bovini e l’industria mineraria, era in continuo sviluppo.

Nel 1907 l’Inghilterra, che aveva colonizzato questa terra, la elevò al rango di “dominion”, cioè stato indipendente nell’ambito della sovranità inglese. E nel 1926 la Nuova Zelanda fruì ancora  di altri miglioramenti: acquistò il diritto di non sottostare alle leggi del Parlamento inglese e potè dichiarare guerra o concludere accordi di pace con chi voleva, senza preoccuparsi di ciò che pensava la Gran Bretagna. E da allora si mantenne sempre stato indipendente ed autonomo legato alla Gran Bretagna solo da un sentimento di sudditanza formale.

Le elezioni del novembre 1935 assegnarono  la vittoria ai laburisti che così costituirono il governo presieduto da Savage.
La prima azione di governo fu quella di portare la settimana lavorativa a 40 ore in tutto il pubblico impiego. Poi si pensò a riorganizzare completamente l’esercito  a scopo di difesa nazionale, fermo restando il servizio volontario. Fu istituito quindi come organo superiore, un Consiglio di Difesa capeggiato dallo stesso Ministro della Difesa.

Nel 1938 le nuove elezioni confermarono al governo i laburisti che però ottennero una maggioranza inferiore a quella delle precedenti. Il governo approvò una legge, la “Social security act” con la quale regolamentò l’assistenza sanitaria e sociale per tutte  le categorie di lavoratori, per le persone anziane e malate e per le gestanti.

Poi, con una notevole tempestività, si preoccupò di organizzare la difesa territoriale e, indipendentemente da ciò che prevedeva la Gran Bretagna, il 3 settembre 1939 dichiarò guerra alla Germania, che poi proseguì contro il Giappone. In tutti gli eserciti inglesi ed americani furono presenti soldati neozelandesi ed australiani.  A guerra finita la Nuova Zelanda estese le sue rappresentanze diplomatiche anche all’estero: prime fra tutte quelle di Washington e di Mosca.

Poi operò alcune nazionalizzazioni, come quella della Banca di Nuova Zelanda, delle miniere di carbone, delle compagnie aeree e poi favorì la campagna e lo sviluppo dell’industrializzazione: quest’ultimo ebbe bisogno della immigrazione di personale specializzato che, infatti, arrivò principalmente dalla Gran Bretagna e dal Nord Europa.

L’8 dicembre 1947 la Gran Bretagna concesse alla Nuova Zelanda di emendare la propria Costituzione a seconda delle esigenze della sua popolazione.

Con le elezioni generali del 1949 i laburisti, sconfitti, dovettero, dopo 14 anni, lasciare il governo ai conservatori del Partito Nazionale che ripristinò l’economia basata su aziende private e sulla libera concorrenza.

Il Parlamento, operante attraverso la sola Camera dei Rappresentanti, studiò un progetto per istituire la Camera Alta, per la migliore gestione dei compiti.

In politica estera, la Nuova Zelanda fu molto attiva: aderì al Piano di Colombo; nel 1951 firmò il Trattato di Pace col Giappone ed un Trattato Tripartito di Sicurezza con l’Australia e gli Stati Uniti. Poi partecipò allo studio per l’istituzione di una nuova organizzazione difensiva anticomunista accentrata negli Stati Uniti, e con questo la sicurezza territoriale neozelandese si trovò a dipendere più dagli Stati Uniti che dalla Gran Bretagna.

Nel 1957 la Nuova Zelanda vide diminuire la sua produzione casearia ed aumentare le importazioni e, quindi, si trovò in mezzo a difficoltà economiche. E così nelle elezioni di quell’anno i laburisti ebbero di nuovo la maggioranza e W. Nash potè riorganizzare il governo che, per prima cosa, impose dei limiti alle importazioni.

L’anno successivo la firma di alcuni trattati commerciali col Canada e col Giappone determinarono un netto miglioramento della situazione economica con una rapida ripresa.

Poi, il primo ottobre 1959 la Nuova Zelanda concesse alle isole Samoa, sotto trattato fiduciario, un governo indipendente.
Agli inizi degli anni sessanta lo sviluppo economico fu nettamente positivo ma le preoccupazioni non mancarono allorché la Gran Bretagna stabilì i primi contatti con la Comunità Economica Europea per un suo eventuale ingresso. Ciò avrebbe messo in discussione la prevalenza del mercato neozelandese sul suolo britannico.

Nel periodo degli anni seconda metà sessanta ed inizio settanta, in politica estera la Nuova Zelanda si impegnò su vari fronti: estese la sua opera dal semplice spazio del Commonwealth alla zona del sud est asiatico; poi si impegnò nel Vietnam e si spostò dall’influenza britannica a quella americana.

Poi, malgrado l’aumento delle esportazioni e la dinamica produttiva, la Nuova Zelanda conobbe le varie crisi per la disoccupazione, per l’inflazione, per gli aumenti dei salari e dei costi, come accadeva per tutto l’occidente. Specialmente dopo l’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità Economica Europea, anche la Nuova Zelanda fece accordi diretti per salvaguardare i suoi prodotti.

In politica estera nel 1972 la Nuova Zelanda riconobbe la Cina comunista e concordò una più stretta alleanza con l’Australia.
Nel 1975, le difficoltà economiche del momento, furono la causa della sconfitta laburista alle elezioni che, invece, riassegnarono la carica di governo ai conservatori del Partito Nazionale, capeggiati da Muldoon.
 
Il nuovo principale partner commerciale della Nuova Zelanda, dopo l’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità Economica Europea, divenne l’Australia.

Ed intanto la situazione politica interna era rappresentata da un continuo alternarsi dei due principali schieramenti, i conservatori ed i laburisti.

Nel 1984 e nel 1989 si ebbero due legislature laburiste, la prima presieduta da D. Lange e la seconda da G. Palmer. Nel 1990 invece i conservatori ripresero le redini del governo col National Party, il cui leader J. Bolger divenne premier. Subito questo governo applicò una economia liberista e promosse la privatizzazione di importanti imprese pubbliche. Poi, nel  novembre 1993, si ebbero le elezioni politiche ed il National Party, sebbene con un minor numero di consensi, formò il nuovo esecutivo.

Questo portò avanti i progetti governativi in una situazione di stabilità precaria, data la appena sufficiente maggioranza, fino al giugno 1995, quando si formò un nuovo partito centrista, l’Unità della Nuova Zelanda, composta da elementi sia conservatori che laburisti, che affiancò Bolger, dando al suo governo maggiore sicurezza e spazio.  Nel febbraio del 1996 nacque, quindi, in Nuova Zelanda, il primo governo di coalizione.

Intanto era intervenuto un certo stato di tensione nei rapporti con la Francia poiché questa aveva deciso di riprendere gli esperimenti nucleari nel Pacifico meridionale. Tutto ciò alimentò non poco la tensione interna e non pochi deputati influenzarono negativamente i sostenitori  dei loro gruppi parlamentari.

Alle elezioni politiche dell’ottobre 1996 si giunse così con questo clima incerto ma Bolger, sebbene col solo  34,1% dei voti, poté di nuovo apprestarsi alla formazione di un nuovo governo di coalizione. Poi, però, la sua popolarità andò rapidamente scemando e nel novembre 1997 egli lasciò la carica del partito alla signora J. Shipley, che assunse pure quella di premier nel successivo dicembre.

La coalizione governativa era composta dal National Party e dal New Zealand First; proprio quest’ultimo partito nell’agosto del 1998, a seguito  di notevoli contrasti, uscì dal governo. Fortunatamente la signora Shipley poté contare sull’adesione di otto parlamentari del New National First, cosicché immediatamente poté dare vita ad un nuovo gabinetto.

Ma nel novembre 1999, con le nuove elezioni politiche, la maggioranza tornò ai laburisti il cui leader, H. Clark, formò un nuovo governo di coalizione assumendo la carica di Primo Ministro.