NICARAGUA
 

Storia

Scoperto da Colombo nel 4° viaggio (1502), dal 1522 fu percorso da Gil Gonzales de Avila, partito dal Golfo di Panama .Egli scoprì il Lago di Cocibolca, che chiamò Mar Dulce, oggi conosciuto col nome di Lago di Nicaragua.
Nel 1524 il governatore della Castiglia dell’Oro, Pedrarias d'Avila, inviò Hernandez de Cordoba ad occupare in suo nome il paese; egli fondò pure le città di Granada e Leon; volendo però formarsi un possedimento tutto suo chiese aiuto a Hernan Cortes, il crudele conquistatore del Messico. Pedriarias, che nel frattempo si era ritirato in Nicaragua, saputo di questo tentativo, fece decapitare Hernandez.

Questo territorio fu devastato e spopolato dai “conquistadores” che si alternarono in lotte e guerre; alla fine Pedrarias prevalse ed il 1° giugno del 1527 fu eletto governatore e capitano generale del Nicaragua.

Nel 1539 il paese fu aggregato alla “Audiencia de los Confines”; poi fece parte della “Capitaneria Generale Spagnola di Guatemala” fino al 1560.
Nel 17° e 18° secolo il Nicaragua, al pari di tutti i paesi dell'America Centrale, fu oggetto di scorrerie da parte di filibustieri e corsari, specialmente inglesi. Nel 1643 fu saccheggiata la città di Matagalpa; nel 1665 il pirata olandese Jan Davis, penetrò nella città di Granada e la saccheggiò; nel 1685 l’ardito navigatore inglese William Dampier, insieme ai suoi bucanieri , saccheggiò Leon.

Alla fine del 18° secolo cominciarono a diffondersi nel Nicaragua, come del resto nelle altre colonie dell'America Latina, le idee liberali diffuse dalla Rivoluzione Francese ; e così dal 1811 al 1824 partecipò alla sollevazione delle colonie spagnole contro il governo metropolitano, ed entrò a far parte della “Confederazione degli Stati dell'America Centrale”;
dalla quale uscì nel 1839 per costituirsi a Repubblica Indipendente.

Ma all'interno del Nicaragua da tempo si combattevano lotte fra i due massimi partiti, il Liberale di Leon ed il conservatore di Granada. Ognuno con una tendenza diversa per ciò che  riguardava l’economia del paese. Leon pretendeva un maggiore sviluppo del commercio sul Pacifico e delle relazioni con il Perù; Granada invece era per incoraggiare i traffici sul Mar Caraibico e sull’Oceano Atlantico.

Questo stato di cose suggerì all’avventuriero texano William Walker nel 1855 un tentativo di conquistare il Nicaragua per farne un suo principato. E per questo, insieme a 58 filibustieri nordamericani, il 16 giugno sbarcò a Realejo, si impadronì di Granada e si proclamò Presidente della Repubblica.

In questa impresa era stato spalleggiato da Cornelius Vanderbilt, proprietario della "Nicaragua Accessory Transit Company", che addirittura aveva provveduto gratuitamente al trasporto di molti avventurieri disposti a dar man forte a Walker.

Però Walker, dopo aver abolito lo schiavismo, si appropriò di materiale della Transit Company rendendosi inviso a Vanderbilt e progettò di arrivare ad una Federazione di stampo militare, ciò che non piacque agli stati dell'America Centrale, i quali, tutti uniti, si affrettarono nel 1857 a scacciarlo dal Nicaragua

Dal 1863 al 1893 governarono i conservatori (“grenadinos”) con l’ausilio dei liberali e poi, con l’intento di porre fine alle continue lotte tra Leon e Granada, elessero a capitale Managua, situata sulla sponda meridionale del vasto lago Xolotlan.
Nel 1876 ci fu un tentativo, peraltro fallito, da parte di J.. Rufino Barras, presidente del Guatemala, di impossessarsi del Nicaragua, Costarica e Salvador, per stabilire il predominio sull'America Centrale.
Si ebbe così un periodo di calma e prosperità. Nel 1893 arrivò al potere il liberale Josè Santos Zelaya che instaurò subito una dittatura, durata fino al 1909.

Come già fece Barras, anche Zelaya promosse lo stesso tentativo, che non ebbe successo e nel 1907 il Nicaragua non aderì al progetto di Unione Centro-Americana patrocinato dagli Stati Uniti e dal Messico.
Sempre in quel periodo gli Stati Uniti, prendendo spunto dall’esecuzione di due sudditi americani, ruppero le relazioni col Nicaragua.. Più tardi una rivoluzione abbattè il dittatore e ricominciarono le lotte e i disordini.

Gli Stati Uniti nel 1901, col trattato Clayson-Bulwer, furono investiti della facoltà di intervenire nella politica interna degli stati dell’America Centrale, perciò alla scomparsa di Zelaya dalla scena nicaraguegna, provvidero a riordinare le finanze del paese e, dopo una sommossa del 1911/12, lo presidiarono.

Questi rapporti con gli Stati Uniti furono l’antefatto dell’accordo Bryan Chamorro del 1914, che prevedeva l’apertura di un canale fra l’Atlantico ed il Pacifico in territorio del Nicaragua: il progetto, però, non ebbe esecuzione, ma il paese, legato al trattato, doveva rimanere sotto la tutela degli Stati Uniti per 99 anni, ricevendo un compenso di 3 milioni di “pesos-oro”, che dovevano servire a ridurre il suo disastroso debito pubblico. Ciò suscitò un certo allarme non solo nei paesi del Centro America ma anche in quelli del Sud America che videro in tutto ciò le mire imperialistiche espansionistiche degli Stati Uniti.

La cosa sembrò dare ragione a questi sospetti proprio nel 1924 quando gli Stati Uniti inviarono un loro incaricato per controllare che le elezioni si svolgessero senza brogli ed anzi con l' intento di suggerire le modalità di votazione. Inoltre gli Stati Uniti si rifiutarono di riconoscere sia il governo del generale E. Chamorro, riportato al potere da una rivoluzione, che quello del suo avversario politico J.B. Sacasa, a favore del quale si era espresso il Messico. Gli Stati Uniti inviarono una spedizione di occupazione di 6.000 uomini e come conseguenza di ciò si ebbe l’elezione di Adolfo Diaz, candidato proprio degli Stati Uniti. Ne nacque una guerra civile fra i sostenitori di Diaz e di Sacasa, sempre protetto dal Messico. Il presidente degli Stati Uniti, C. Coolidge, intervenne ed alla fine si confermò al governo Diaz, con l’intesa che a fine mandato si sarebbero tenute regolari elezioni, sempre però sotto il controllo degli Stati Uniti.

Questa risoluzione non fu condivisa dal generale Augusto Cesar Sandino che continuò a tenere viva la lotta sulle montagne. I suoi seguaci furono i ben noti “sandinisti”.

Nel novembre 1928 fu eletto Josè Maria Moncada che governò bene e nel dicembre 1932 gli Stati Uniti ritirarono le loro truppe.

Nel gennaio 1933, il nuovo presidente J.B. Sacasa convinse il generale Sandino a deporre le armi. Questi dopo pochi giorni perì sotto le mani di suoi personali nemici.

Nella primavera del 1936 il generale Somoza, capo della Guardia Nazionale, insorse contro il presidente Sacasa e lo costrinse a dimettersi. Fino alla fine di quell’anno ci fu un governo provvisorio e poi con regolari elezioni a dicembre il generale Somoza fu eletto presidente.
Nel 1937 il Nicaragua si trovò sull'orlo di una guerra con l’Honduras a causa di una pubblicazione di francobolli sui quali apparivano dei territori che l’Honduras invece rivendicava come propri. Tramite l’intervento degli Stati Uniti, del Costarica e del Venezuela, si evitò la guerra ed i francobolli furono ritirati dal commercio. La disputa però si protrasse ancora per lungo tempo.

Poi una disastrosa invasione di cavallette durata parecchi mesi ed il ribasso del prezzo mondiale del caffè, provocarono una grave crisi economica che incominciò a dare qualche segno di miglioramento grazie ai trattati stipulati nel 1938/39 con la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia. E la 2^ Guerra Mondiale era alle soglie.

Nel 1939 fu eletto ancora per otto anni il generale Somoza che in occasione di una visita agli Stati Uniti ribadì l’intenzione di aprire un canale fra i due oceani. Poi regolarizzò col Salvador una questione di frontiera che quindi fu stabilita col fiume San Juan.

Con gli Stati Uniti si definì anche la questione dei debiti (1938) e si nazionalizzarono le ferrovie.

La crisi economica si aggravò e, con il programma di collaborazione con gli Stati Uniti, vennero interrotte le relazioni con la Germania.
Fu necessario accelerare la costruzione della già progettata “strada panamericana” tra i due oceani, in attesa di un vero e proprio canale navigabile, e così si potè ovviare in parte alla grave crisi occupazionale. Poi gli Stati Uniti incrementarono i loro aiuti anche acquistando generi alimentari; si migliorò la produzione della gomma e delle fibre tessili; migliorarono anche le condizioni sanitarie con una adeguata lotta alla malaria.

Nel 1944 il tempo meteorologico avverso creò non pochi problemi al Nicaragua che dovette sospendere le esportazioni alimentari.
Sul piano sociale intanto venivano operate delle modifiche alla Costituzione con l’introduzione della “Carta Atlantica”, che avrebbe permesso una seconda rielezione di Somoza; fu consentita l’immigrazione dei cinesi; furono stabilite relazioni con l’URSS; si studiò una ricostituzione della Federazione Centro-Americana, e si ampliò la legislazione del lavoro; si promossero, da parte dei liberali, il suffragio femminile e la libertà di stampa.

Nel luglio del 1945 entrò in vigore il nuovo Codice del Lavoro che stabiliva, fra l’altro, l’obbligo da parte degli immigrati di prendere possesso delle zone rurali.
Somoza nel 1946 indisse libere elezioni e ripristinò tutte le garanzie costituzionali sospese durante la guerra.

Ci furono comunque delle agitazioni ed uno sciopero generale e ciò rese necessaria una proroga del governo in carica, fino al 30 aprile 1947. Somoza non volle ripresentarsi candidato ma consigliò l’elezione di L. Arguello, inviso ai conservatori ed ai liberali indipendenti.

Il 1° maggio 1947 entrò in carica L. Arguello ma il 25 dello stesso mese un colpo di stato lo depose. Il 15 agosto stesso anno fu eletto presidente Victor Roman y Reyes, Ministro degli Esteri di Somoza e suo parente. Morto questi nel 1950, l’anno successivo a maggio Somoza ritornò al potere per altri sei anni e ad ottobre il Nicaragua entrò a far parte dell’Organizzazione degli Stati dell’America Centrale. Però i rapporti con il Costarica e con il Guatemala furono sempre tesi, e per evitare un conflitto armato fra loro dovette intervenire l’OAS nel gennaio 1955.

Il Nicaragua fu il primo stato a firmare un Patto Militare con gli Stati Uniti, che sostenevano Somoza per le sue idee anticomuniste.

All’interno, però, sia i conservatori che i liberali dissidenti, manifestarono il loro malcontento verso le maniere forti di Somoza, che il 21 settembre 1956 subì un attentato e morì otto giorni dopo in un ospedale del Panama. Il dittatore, che non aveva mai concesso alcuna libertà democratica, durante la sua lunga permanenza al governo, aveva accumulato una ingente fortuna personale.

Nonostante ciò il Congresso del Nicaragua, nel febbraio 1957, assegnò la carica di presidente a suo figlio Luis Somoza, che tentò qualche riforma costituzionale; ma fu sempre osteggiato dall'opposizione, per cui si vide costretto a proclamare lo stato di assedio. Sempre nel 1957 il Nicaragua creò una zona di libero scambio insieme a Costarica, Guatemala, El Salvador e Honduras.

Luis Somcza, educato negli Stati Uniti, memore dell’ingloriosa fine del padre, poco a poco moderò la sua politica iniziando col restituire una certa libertà alla stampa; riconobbe ufficialmente i diritti dell’opposizione e permise ai lavoratori di formare le loro organizzazioni. Poi avviò l’industrializzazione e diede forte impulso alla produzione del cotone. Solo la riforma agraria stentò a decollare, poichè certamente avrebbe pesantemente toccato gli interessi dei ricchi proprietari terrieri . La grande maggioranza del popolo rappresentava il ceto basso e rasentava la miseria.

Nel febbraio del 1963 nessun membro dello famiglia Somoza si presentò candidato alle elezioni presidenziali, ma appoggiarono, R. Schick Gutierrez, che infatti fu eletto.
Egli governò onestamente e riuscì ad obbligare tutti i capitalisti a pagare le tasse. Non arrivò, però, alla fine del suo mandato perchè nell’agosto del 1966 morì.
L’anno successivo divenne presidente Anastasio Somoza de Bayle, detto “tachito”. Alla morte del fratello Luis ereditò l’enorme patrimonio di famiglia.

Nel 1970 l’opposizione obbligò il presidente a rinunciare al diritto di rielezione fino al 1977, sancito da un emendamento costituzionale. Egli nel 1971, d’accordo con F. Aguero, capo del partito conservatore, stabilì che con le elezioni successive si sarebbe formata una Assemblea per studiare ed elaborare una nuova Costituzione, e per nominare un triumvirato che avrebbe retto un governo provvisorio per trenta mesi.

Nel febbraio 1972 le elezioni designarono la stragrande maggioranza del partito liberale di Somoza. Nel dicembre dello stesso anno uno spaventoso terremoto distrusse Managua, provocando migliaia di morti. Arrivarono aiuti specialmente dagli Stati Uniti. Con questi Somoza fece andare la ricostruzione fra le accuse di favoritismi verso amici e militari. Tuttavia le elezioni del 1974 lo videro nuovamente vincitore con un mandato che sarebbe scaduto nel 1981 . Poco dopo il suo insediamento fu costretto a proclamare la legge marziale per domare improvvise azioni di guerriglia del FSLN (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale).

Nell’agosto del 1978 scoppiò una rivolta a Matagalpa, Leon e Jinotepe; si estese pure a Managua, e coinvolse tutti gli strati sociali, gli studenti ed i militari. La dittatura di Somoza invece potè avvalersi della Guardia Nazionale, dei liberali e dei conservatori; però fu costretto a lasciare il paese ed il potere fu assunto da un governo provvisorio.

Questo sciolse la Guardia Nazionale e la sostituì con un Esercito Popolare, varò uno Statuto dei Diritti dell’Uomo, abolendo la pena di morte ed annullando la Costituzione in atto; istituì un Consiglio di Stato nel 1980; congelò le elezioni per poter dare la precedenza alla ricostruzione del paese; nazionalizzò le banche, le risorse minerarie ed una parte delle industrie; espropriò le terre dei Somoza e avviò una riforma agraria; diede notevole impulso alla istruzione, alla sanità ed alla edilizia residenziale.
Nacquero in breve fra i componenti del governo provvisorio, dei contrasti sulle scelte politiche, così i rappresentanti della borghesia e del ceto medio si dimisero.

Iniziarono azioni di guerriglia anti sandinista, condotte dai “contras”, che operavano partendo dall ‘Honduras e spalleggiati anche dagli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Reagan.

Nel 1982 in Nicaragua fu proclamato lo stato d’emergenza, che fu sospeso alla fine del 1984, quando si poterono svolgere le elezioni che portarono al potere Ortega Saavedra (leader del FSLN). Nel gennaio 1985 egli sciolse il Consiglio di Stato e
il governo provvisorio; nel 1987 promulgò la nuova Costituzione che stabiliva l’elezione diretta del Presidente e dell’Assemblea Nazionale ogni 6 anni.

La situazione economica rimase difficile anche a causa di un totale embargo decretato dagli Stati Uniti fin dal 1985.
Nel 1988, pur perdurando la guerriglia, fu tolto lo stato d’emergenza e si iniziarono colloqui distensivi fra il governo e i “contras”.

Nel 1990 le elezioni furono vinte da V.Barrios de Chamorro, vedova del leader assassinato, che assunse anche il Ministero della Difesa, ed esercitò una politica moderata alla quale partecipò, anche se in forma tiepida, il FSLN.

Dall’estate del 1993 però i rapporti del FSLN ed il governo di V.Chamorro si erano vieppiù deteriorati tanto da provocare l’uscita dello stesso Fronte dalla coalizione con grave riduzione della maggioranza che si era appena costituita.

Il Nicaragua ha una economia ancora più agricola di tutti gli altri stati centroamericani. Le colture fondamentali sono 3:
caffè, sesamo (da cui si estrae l’olio) ed il banano. Seguono: cacao, canna da zucchero, cocco e mais. Le foreste occupano più della metà del paese e forniscono enormi quantità di legnami pregiati. Il Nicaragua è un forte produttore di oro con oltre 6200 Kg annui, sta al dodicesimo posto nella graduatoria mondiale.
 
Nel settembre 1993 Chamorro decise di sostituire l’allora comandante delle forze armate, il generale H. Ortega Saavedra, fratello del leader del Fronte Sandinista.

Gli Stati Uniti, favorevoli a questa sostituzione, riammisero il Nicaragua nella lista dei paesi da sostenere con aiuti, ma una pericolosa spaccatura si verificò in seno al governo, fra coloro che continuavano a sostenere Ortega Saavedra e coloro che temevano una presa di potere da parte dell’estrema destra.

Ortega si dimise e nel gennaio 1994 all’interno dell’Assemblea Nazionale si formò una maggioranza col compito di riformare la Costituzione, in atto dal 1987.

Tutto ciò nel febbraio 1994 portò un clima di distensione al nord del paese dove i guerriglieri di destra si impegnarono a deporre le armi. Poco dopo, però, ripresero gli attentati  e le violente azioni dinamitarde da parte di entrambi i rami della guerriglia, sandinista e di destra, accomunati dalla delusione per la politica troppo austera di Chamorro. Questa,nel maggio 1994, ottenne un fortissimo prestito dal Fondo Monetario Internazionale, col quale intendeva portare a compimento tutti i  programmi elaborati sin dal 1990, per la riduzione del deficit dello stato, della disoccupazione e della povertà nazionale.
 
Intanto l’Assemblea Nazionale stava procedendo alle riforme costituzionali e già nell’agosto 1994 fu promulgata una nuova organizzazione delle forze armate. Esse non dovevano essere politicizzate; ciascun membro dell’esercito non doveva essere iscritto ad un partito politico; il comandante veniva eletto in carica per 5 anni e nessuno fra i parenti del presidente poteva assumere questa carica.
 
Nel febbraio 1995 assunse il  comando delle forze armate il generale J. Cuadra Lacayo, vice di Ortega già dal 1979.
Ma già dal novembre 1994 erano stati elaborati degli emendamenti  con i quali si limitavano i poteri del presidente e dell’esecutivo e si rafforzavano invece quelli del Parlamento. Ne nacque una crisi portata avanti proprio dal Presidente Chamorro in quanto si proibiva  ai parenti del Capo dello Stato di presentare la propria candidatura alla massima carica. Si riteneva che il provvedimento intendesse colpire proprio A. Lacayo, genero di Chamorro e suo primo ministro, artefice a suo tempo dell’avvicinamento del presidente ai sandinisti.

Nel luglio 1995 tutte le controversie furono appianate e le riforme elaborate dal Parlamento furono approvate, compresa quella che portava sia la carica del presidente sia quella dei deputati da sei a cinque anni. Un’altra importante riforma fu quella che demandava al Parlamento la possibilità o meno di chiedere prestiti internazionali o di stipulare trattati commerciali internazionali. Fra il maggio ed il dicembre 1995 ed il gennaio 1996 il paese toccò la massima punta negativa in campo sociale, a causa di vari giganteschi scioperi, ai quali si associarono autotrasportatori, agricoltori, studenti e professori universitari.

Nell’ottobre del 1996, a seguito di una molto turbolenta campagna elettorale, A. Aleman Lacayo vinse le elezioni presidenziali con oltre il 51%  dei voti, contro D. Ortega, del Fronte Sandinista, che ebbe il 37,7%. Per la formazione dell’Assemblea Nazionale Lacayo conquistò 42 seggi su 90 contro i 36 dei sandinisti.

Aleman Lacayo continuò l’amministrazione dello  stato secondo lo schema precedente e promulgò nel settembre 1997 una legge con la quale riconosceva la restituzione di tutte le proprietà agricole ed immobiliari in precedenza ingiustamente espropriate.
Ma la tensione sociale si mantenne sempre alta in quanto difficile si manteneva la situazione economica nel paese. Nell’aprile 1999 si ebbe un grande sciopero degli autotrasportatori, sempre più penalizzati dall’aumento del prezzo del carburante. Dura fu la repressione operata dalle forze dell’ordine.

Intanto il Fronte Sandinista si era enormemente indebolito per l’uscita di molti membri dalle idee moderate, che avevano anche denunciato pubblicamente i metodi poco ortodossi messi in atto dal Fronte per requisire indebitamente proprietà agricole, imprese industriali ed istituti di credito. Era così nato un nuovo partito politico, il Partido Popular Nicaraguense, che si posizionò al centro dello schieramento politico parlamentare.