NEPAL

Storia

La parola “Nepal”, nell’antico linguaggio indiano, significa “al piede dei monti”. Definizione più che appropriata pensando che i monti del Nepal sono l’Himalaya.

Il Nepal è un grande rettangolo compreso tra l’India ed il Tibet, raggiungibile quasi esclusivamente in aereo o per mezzo di una strada carrozzabile, spesso, però, allagata quando è il tempo dei monsoni. La ferrovia è scarsa e rappresentata solo da due tronconi di pochi chilometri, uno dei quali inaugurato nel 1927.

Fece parte dell’impero anglo-indiano e perciò le sue vicende storiche seguirono quelle di quel paese fino al 1947, quando divenne uno stato indipendente, come monarchia.

I sovrani che concessero la Costituzione furono della casta dominante dei Gurkha. Questa dinastia penetrò nel Nepal dal 1769 e pochi anni dopo, nel 1792, il Nepal concluse un trattato con la Compagnia inglese delle Indie Orientali, in base al quale la Compagnia potè inviare fisso a Katmandu, la capitale, un residente, proprio per arginare le incursioni dei Gurkha.

Quando la Compagnia constatò che nonostante la presenza del residente, le incursioni continuavano, lo ritirò dalla capitale ed ingaggiò una guerra nel 1814/15. Questa si concluse col trattato di Legowlie del 2 dicembre 1815, con  il quale quasi tutto il Nepal divenne protettorato anglo-indiano. Come tale, sotto l’influenza politica e commerciale della Gran Bretagna e dell’impero indiano, il Nepal sostenne nei decenni seguenti una guerra contro il Tibet, dal 1854 al 1856, conclusasi con la sottomissione del Tibet e con l’obbligo da parte di quest’ultimo di corrispondere al Nepal un tributo annuo di 10.000 rupìe, oltre a quello di ricevere nella sua capitale Lhasa un alto rappresentante del Nepal.

Nel dicembre 1923 fu firmato un nuovo trattato, che unificò tutti gli accordi precedenti, che stabilì definitivamente le relazioni fra l’Impero dell’India e lo stato  protetto del Nepal, sulla base del reciproco rispetto dell’indipendenza interna ed esterna dei due paesi.

Col risveglio politico dell’India nel 1946, ci fu anche quello dei giovani nepalesi, specialmente di quelli che avevano studiato nelle università indiane. Essi fondarono un partito che si chiamò “Congresso Nepalese”, poi programmarono uno svecchiamento nei  quadri amministrativi iniziando col far indebolire il potere assoluto del Primo Ministro, della famiglia Rana, che dominava il paese sin dalla metà del XIX secolo.

In questo furono aiutati dal re Tribhuvan Vir Vikram, che non aveva mai visto di buon occhio la casta dei Rana. Ed il 22 settembre  1950 fu inaugurato   il primo Parlamento nepalese e la Costituzione. Il premier Rana, in carica dal 1948, reagì malamente ed il re, preoccupato, nel novembre si rifugiò in India. In sua assenza fu eletto re il figlio secondogenito di tre anni che non venne riconosciuto né all’interno del paese né all’esterno.

Il governo indiano, invece, esercitò una fortissima pressione sul primo ministro e lo costrinse a convocare una Costituente ed a formare un Gabinetto composto per metà dai Rana e per metà dai membri del Congresso. Ciò fu fatto ed il 15 febbraio 1951 il re potè tornare sul trono ed annunciare riforme costituzionali.

Il 16 novembre 1951 divenne premier Matrika Prasad Koirala, capo del   Congresso Nepalese. Egli dovette subito gestire una  rivolta di elementi di sinistra e poi dovette subito applicare le riforme che consentissero al paese di fronteggiare eventuali azioni da parte della Repubblica Popolare Cinese, padrona del Tibet e, quindi, a diretto contatto con i confini nepalesi.

Le difficoltà  della situazione costrinsero  Koirala a dimettersi ma, poi, dopo una altalenante consegna dei poteri fra il Gabinetto e la Monarchia, egli riassunse la carica di primo ministro e la mantenne fino al marzo 1955.

Nello stesso anno, alla morte del re, successe al trono il principe ereditario Mahendra Vir Vikram. Nel gennaio 1956 fu nominato premier Tanka Prasad Acarya, capo del Partito Popolare. Nel settembre stesso anno fu firmato un trattato di amicizia con la Repubblica Popolare Cinese che, tra l’altro, riconosceva la sovranità della Cina sul Tibet. Con questo trattato fu annullato quello precedente con cui il Tibet era stato costretto a pagare un tributo annuo al Nepal.

Subito dopo la firma del trattato, Acarya si recò in visita a Pechino e nel gennaio 1957 il premier cinese Chou-En-lai restituiva la visita. In questo stesso anno il Gabinetto Acarya fu sostituito da un altro presieduto da K. I. Singh, il quale a sua volta fu  sciolto dal re, che assunse pieni poteri.

Nel febbraio 1958 il re annunciò la formazione di una commissione con il compito di formulare  una nuova Costituzione e di preparare una Commissione Elettorale.

La nuova Costituzione fu pronta il 12 febbraio 1959. Con essa si demandava al re:
- il potere esecutivo;
- il comando supremo delle forze armate;
- la designazione del successore alla  Corona;
- l’istituzione di un Parlamento composto da una Camera Bassa e da una Camera Alta;
- la facoltà di respingere o rendere esecutive le leggi approvate dal Parlamento;
- la facoltà di assumere pieni poteri, anche in caso di guerra, qualora non fosse possibile formare un governo con la fiducia della Camera Bassa.

 Il 2 aprile 1959 ci furono le elezioni e le vinse il Congresso Nepalese a larga maggioranza. L’incarico di governo fu affidato a Matrika Prasad Koirala. Ed il 24 luglio il re inaugurò il Parlamento.

L’atto più importante del governo Koirala fu l’accordo cino-nepalese del marzo 1960, con il quale venivano definitivamente stabiliti i confini fra il Nepal e la Cina.

Ma la situazione interna del Nepal non ebbe grandi vantaggi dal governo per cui il re, nel dicembre del 1960, sciolse il Parlamento, assunse i pieni poteri, fece arrestare Koirala ed altri membri di governo, bandì tutti i partiti politici esistenti nel gennaio 1961 ed  introdusse un sistema che chiamò “democrazia fondamentale” (basic democracy).

Il 16 dicembre 1962 veniva promulgata la nuova Costituzione e con   essa 4 furono le identità politiche di rilievo: villaggio, città, distretto, regione.

Nell’aprile 1963 il re cedette, dai suoi poteri, la Presidenza del Consiglio  e contemporaneamente tolse lo stato d’emergenza presente già da tre anni.

Nel 1964 si recò in visita a Nuova Delhi dove ottenne aiuti dall’India e la stessa cosa fece poi la Cina. In virtù di questi aiuti indiani nel 1965 si potè inaugurare il complesso idroelettrico sul fiume Kosi.  E con l’aiuto tecnico cinese, invece, fu possibile nel 1967 inaugurare una ardita strada di montagna lunga da Katmandu al confine col Tibet. Inoltre, con una accorta riforma agraria si potè distribuire la terra alle famiglie contadine composte da 5 membri, in misura massimale, e poi ai contadini  senza terra.

Siccome però la situazione interna ebbe dei rovesci, il re, dal 1970 al 1971 riprese in prima persona le redini del governo. Nel gennaio del 1972, alla sua morte, gli successe il figlio Birendra Bir Bikram, che dovette subito combattere con una feroce carestia e con una dilagante disoccupazione, il tutto aggravato da disordini  portati da comunisti, di ideologia cinese, detti “Naxaliti”, che sconfinavano dal territorio indiano.

Nel 1975 il nuovo re potè liberalizzare la Costituzione, allargando il diritto al voto ed aumentando il numero dei membri dell’Assemblea Nazionale.

Intanto il Nepal era stato scoperto dai turisti europei ed americani che con la loro presenza contribuirono non poco a mettere in vantaggio la bilancia dei pagamenti. Ma anche questo ebbe il suo rovescio. Nel paese arrivarono anche i consumatori di droghe ed il governo dovette imporre severe regole proibendo la coltivazione della  marijuana, dell’oppio e dell’haschish.

Anche di questo periodo furono gli  autorevoli interventi governativi tesi a disarmare i ribelli tibetani rifugiatisi nel paese e questo per evitare dissapori con la Cina.

Nel 1980 fu indetto un referendum con il quale il 54% dei  votanti si dichiarò contrario  ad una democrazia multipartitica, intendendo  avvalersi della forma di governo esistente in una monarchia costituzionale. E nel maggio 1981 ci furono le prime elezioni legislative dirette. Poi le cose peggiorarono.

Nel 1982 una prolungata siccità aggravò la situazione economica e nel 1985 ci furono attentati e disordini da parte di gruppi antimonarchici. La repressione fu sostenuta; furono varate severe leggi antiterroristiche e molti arresti furono operati fra gli adepti del  National Congress Party, che aveva promosso una campagna di disobbedienza civile. Tra gli arrestati ci fu il presidente del partito, dal quale derivò il 18 febbraio 1990 il  Movement for the Restoration of Democracy, da cui dipendevano i gruppi comunisti e laburisti.

I disordini continuarono e furono talmente sostenuti che la polizia aprì il fuoco sui dimostranti e si contarono una cinquantina di vittime. Ma alla fine un risultato positivo si ebbe. Il re Birendra autorizzò la revisione della Costituzione e le elezioni multipartitiche. Poi tutti i detenuti politici e religiosi furono liberati e la pena capitale abolita. Con la promulgazione della nuova Costituzione, avvenuta il 9 novembre 1990, veniva decretata la libertà di culto, pur essendo  stabilito l’induismo come religione ufficiale dello stato. Il governo divenne bicamerale e fu istituito un Consiglio di Stato.

Le elezioni del 1991 assegnarono la maggioranza al National Congress Party. Ma alle conquiste nel campo politico-democratico non fecero riscontro quelle economiche che rimasero piuttosto precarie. Ed a Katmandu nell’aprile 1992 ci fu uno sciopero generale contro il costo della vita e  la corruzione.

In politica estera si ebbero recriminazioni da parte dell’India primo perché riteneva il Nepal asilo sicuro ai nemici guerriglieri del Bengala e poi perché il Nepal   aveva ricevuto forniture militari dalla Cina, contravvenendo ai  patti stabiliti in precedenza con l’India. La quale, a questo punto, non volle rinnovare i trattati commerciali già esistenti ed in via di scadenza. Rimasero invece privilegiati i rapporti con la Cina, dalla quale riceveva aiuti e collaborazione. Buoni furono anche quelli con il Pakistan e con il Bangla Desh, con i quali divideva  lo sfruttamento delle acque comuni. Col Giappone, infine, fu firmato un accordo di cooperazione economica nel 1991.

Il Nepal perseguì sempre una politica di “non-allineamento” e tuttora intrattiene rapporti consolari con 99 paesi. E’ anche membro fondatore della South Asian Association for Regional Cooperation, istituita già dal 1985.
 
Il governo, però, inizialmente basato su posizioni di centro, piano piano si spostò verso destra e, tralasciando di operare il ridimensionamento numerico ed amministrativo dell’esercito, e promuovendo una economia del tutto liberista, provocò un ampio malcontento sociale, conseguente ad un forte aumento del costo della vita.

Poi vari scandali, dovuti a nepotismo e corruzione, minarono le basi del governo che, quindi, cadde nell’estate del 1994 e fu necessario predisporre elezioni anticipate per il successivo novembre.

E queste assegnarono la vittoria al partito comunista, Unified Marxist-Leninist, il cui leader M. M. Adikari fu incaricato per formare il nuovo governo, che fu di minoranza.

Adikari ribadì il suo impegno per il prosieguo della liberalizzazione economica, ma come obiettivo principale pose la riforma agraria ed un piano di sviluppo regionale.

Ma le opposizioni unite gli resero impossibile procedere ed egli dovette dimettersi e lasciare spazio nel 1995 ad un governo di centro-destra, di matrice Nepali Congress Party, capeggiato da S. B. Deuba.

Nemmeno questo governo ebbe vita facile e non ebbe il tempo, quindi, di realizzare alcuna riforma. Perciò nel 1997 cadde e poi, fra il 1997 ed il 1998 si susseguirono altri tre governi, naturalmente di brevissima durata. L’ultimo di questi, comunque, ebbe come premier lo stesso Koirala, con l’appoggio esterno dei comunisti.

Ma le sue vicende politiche furono interrotte nel dicembre 1998 da una ulteriore crisi, questa volta da ascrivere al ritiro dei comunisti  e Koirala, nel gennaio del 1999, fu costretto a sciogliere il Parlamento e a decretare nuove elezioni.

A maggio si tenne questa consultazione che assegnò una maggioranza assoluta al Nepali Congress Party  che, quindi, guidò l’esecutivo con il premier K. P. Bhattarai sostituito, a sua volta,  da Koirala nel marzo 2000.

Sul piano internazionale, il Nepal continuò la politica di amicizia sia con la Cina che con l’India, mentre si deteriorarono i rapporti col vicino Bhutan per una questione relativa al rimpatrio di profughi rifugiatisi in Nepal per sfuggire  alle persecuzioni razziali.