SAN   MARINO

Storia

Repubblica fondata, secondo la tradizione, nel IV secolo; si trova fra le provincie di Forlì e di Pesaro.

Si narra che un tagliatore di pietre di Arbe, la più piccola isola del Golfo del Quarnero, Marino, sfuggito alle persecuzioni di Diocleziano, al principio del IV secolo si sia recato sul Titano e che lassù, dopo aver scavato nelle rocce la sua casa,si sia fatto apostolo cristiano. Attorno al romitaggio si formò una comunità  religiosa la quale eresse un castello. Marino raccolse intorno a sé altri profughi ed eremiti ed innalzò sul Titano un sacello dedicato a San Pietro. Poi, insieme a tutti gli altri, rese produttivi il bosco ed i terreni circostanti ed in breve fu fondato un paese che da lui prese il nome.

Passarono i secoli, dal IV al X, e questo piccolo popolo visse silenziosamente reggendosi in base a leggi longobarde. Poi, piano piano, si trasformò, si ingrandì, e seguì le regole di un governo civile. Si visse di pastorizia e di agricoltura, in povertà; e fu per questo, senza dubbio, che furono evitate le incursioni barbariche. Più tardi giunsero le prime minacce degli Ungari, dei Saraceni e dei Normanni; il castello venne fortificato. Sorsero le tre torri:della Rocca, della Fratta e della Montale che, unite, da mura di difesa costituirono una vera e propria barriera a questo nascente baluardo della libertà.

Dopo il secolo XVI San Marino divenne comune, con i propri statuti, i più antichi dei quali risalgono al secolo XIII. Poi fu coinvolto nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini e pur tra le insidie portate avanti dai vescovi feudatari, riuscì sempre a difendere la propria libertà, anche grazie alla protezione dei Feltreschi, duchi di Urbino, e dei Malatesta, signori di Rimini.

Nel secolo XIII fu dichiarato Repubblica e divenne molto importante tanto da essere richiesta per alleanze ed amicizie. La più importante di queste alleanze fu quella contratta  nel 1460/63 col Papa Pio II e con  Federico, duca di Urbino, nella guerra contro Sigismondo Malatesta. Alla fine del conflitto la Repubblica di San Marino potè aumentare il suo territorio annettendo i castelli di Fiorentino, Montegiardino, Serravalle e Faentano. Questi furono gli ultimi acquisti della Repubblica che, in breve, stabilì rapporti duraturi con tutti gli stati italiani, compreso il Papato.

Verso la metà del secolo XV l’Arengo dei capi-famiglia demandò il potere ad un Gran Consiglio, composto da 60 cittadini, che rimase al governo per 4 secoli.

All’inizio del XVI secolo San Marino dovette subire per alcuni mesi il dominio di Cesare Borgia. Nel XVII secolo fece il suo ingresso la corruzione, dovuta soprattutto ad un abuso del diritto di asilo. I nobili assunsero la maggior parte dei poteri, ebbero grandi privilegi e così ci fu una discordia civile e si corse il rischio che lo stato fosse aggregato allo stato pontificio.

Nel 1797 Napoleone Bonaparte riconobbe la sovranità dello stato di San Marino ed offrì aiuti, sia di derrate alimentari  che di armi. Il Gran Consiglio di San Marino accettò solo l’offerta di grano, per impellente necessità, ma non si aprì al conquistatore rimanendo chiuso entro le sue mura.

Alla caduta di Napoleone, durante la restaurazione, con il Congresso di Vienna del 1815, la Repubblica di San Marino fu riconosciuta ufficialmente anche dal principe di Metternich.

Durante il Risorgimento Italiano la Repubblica diede ospizio ai profughi. Memorabile fu l’ospitalità che offrì a Giuseppe Garibaldi, ad Anita e ad Ugo Bassi. E nel 1849 accolse pure degli ex deputati romani. Per questo, nel 1851, fu assediata da truppe austro-papali, guidate dal generale Marziani, che non liberò il territorio finchè gli esuli non gli furono consegnati.
Nel 1911 San Marino concorse a Roma nell’esposizione storico-artistica, preparata per festeggiare i 50 anni dell’unità d’Italia. Con lo stato italiano si legò con un trattato di amicizia perpetua.

Nella prima guerra mondiale partecipò con l’invio al fronte di 15 volontari. Due di loro morirono al fronte e gli altri tornarono in patria feriti e mutilati.

Quando nel 1918 la madrepatria Arbe fu riunita all’Italia, a San Marino fu gran festa. Ma nel 1923 Arbe, in seguito ai trattati di pace, fu assegnata alla Jugoslavia ed allora il tricolore italiano che aveva sventolato fino ad allora sul castello di Arbe, fu trasferito nella piccola repubblica, dove rimase custodito in un museo insieme alla bandiera della legione della Repubblica Romana, lasciata lì dal garibaldino Torricelli, durante la ritirata del 1849. Il governo sanmarinese fu sempre pronto a celebrare le gesta delle armi italiane, e la stessa cosa fece con l’avvento del Fascismo in Italia.

Nella seconda guerra mondiale subì i bombardamenti britannici. Più tardi, fra il 1949 ed il 1952, ci furono delle controversie politico-finanziarie col governo italiano e si creò una certa tensione. Ma un accordo intercorso fra l’agosto 1951 e l’aprile 1952, ristabilì i tradizionali rapporti di amicizia. Inconclusa è rimasta, ancora per un certo tempo, la controversia col governo britannico, sorta per il risarcimento dei danni derivati dalle incursioni aeree.

Fino al 1957 la Repubblica di San Marino si resse con un ininterrotto governo formato da socialisti e comunisti. Ma la maggioranza era esigua tanto che quando 6 consiglieri di sinistra si dimisero e passarono all’opposizione, i capitani reggenti sciolsero il Consiglio e stabilirono nuove elezioni.

L’opposizione considerò ciò incostituzionale e si trasferì a Rimini dove il 1° ottobre si elesse un governo provvisorio che fu immediatamente riconosciuto dall’Italia. Il giorno dopo i capitani reggenti si rivolsero alle Nazioni Unite per risolvere la questione ed il giorno 11 ottobre il governo lasciava il potere. Mentre si preparavano nuove elezioni, furono risolti anche alcuni problemi rimasti in sospeso col governo italiano.

Il 13 settembre 1959 si ebbero le nuove elezioni. Con una speciale legge elettorale furono invitati a votare  di persona tutti i sanmarinesi residenti all’estero; la maggior parte di essi, residente in Italia, non votò certamente a favore delle sinistre tanto è vero che si ebbe la maggioranza per i democristiani e per i socialdemocratici indipendenti. Il nuovo governo iniziò il suo programma innovativo abolendo la maggior parte delle riforme introdotte dalla sinistra. E mentre l’agricoltura rimase nelle forme tradizionali, nella piccola repubblica si ebbe un notevole sviluppo del turismo, dovuto anche alla vicinanza delle magnifiche spiagge balneari romagnole da cui partivano i turisti anche per una escursione giornaliera nella Repubblica del Titano.

Ma le sinistre tornarono al governo nel 1974 dopo un forte aumento del partito socialista a scapito della coalizione in carica. Anche il partito comunista registrò un piccolo progresso. Intanto nel  1973 un fatto importante aveva portato alla eliminazione della discriminazione relativa alle donne che fino ad allora non avevano avuto l’accesso alle cariche pubbliche. Con queste ultime elezioni 4 donne entrarono in Parlamento: Ministro dei Lavori Pubblici fu nominata la Signora C. Boscaglia.

In politica estera San Marino mantenne ottimi rapporti con l’Italia e con tutti gli stati esteri. Una delegazione del piccolo stato fu ricevuta anche  a Pechino dall’allora governo maoista.

In politica interna San Marino è sempre stata legata alla evoluzione dell’Italia subendo anche le sue crisi economiche.
Nel 1975 nacque una controversia fra i due partiti di governo, il democristiano ed il socialista, a seguito della richiesta di quest’ultimo di una maggiore apertura ai comunisti. Per tutto il 1976 si alternarono diatribe e dissensi finchè nel novembre 1977 fu dichiarata la crisi governativa. I democristiani, assolutamente contrari  all’ingresso dei comunisti al governo, rinunciarono all’incarico per cui i capitani reggenti lo affidarono ai comunisti. La formazione della maggioranza non  fu possibile appunto per il rifiuto democristiano. Il 29 dicembre i comunisti rinunciarono all’incarico che fu affidato, quindi,  ai socialisti. E poiché anche questi rinunciarono, fu necessario andare ad elezioni anticipate.

Queste si svolsero  nel maggio 1978 e fu possibile formare un governo guidato dai comunisti in coalizione con i socialisti ed i socialisti unitari. San Marino divenne, quindi, fra i paesi occidentali, l’unico guidato da una compagine comunista.

Questo governo provvide subito ad approvare alcune leggi importanti, come quella che stabiliva il mantenimento della cittadinanza alle donne sposate con cittadini stranieri e la legge per cui veniva concessa la cittadinanza sanmarinese a tutti gli stranieri residenti a San Marino da almeno 30 anni.

Nel 1986 uno scandalo finanziario coinvolse alcuni elementi socialisti del governo per cui furono necessarie le loro dimissioni.La crisì che ne conseguì portò nel 1988 a nuove elezioni generali a seguito delle quali si formò un governo di coalizione fra democristiani e comunisti.

Quando nel 1990 Achille Occhetto, leader del Partito Comunista Italiano, avviò un profondo cambiamento in seno ai quadri ed anche alla ideologia, anche San Marino cambiò denominazione  al proprio Partito Comunista e lo chiamò Partito Democratico Progressista. Nello stesso anno avvenne anche la fusione fra i due partiti socialisti esistenti che divennero un unico Partito Socialista di San Marino.

Nel marzo 1992 San Marino entrò a far parte delle Nazioni Unite e nello stesso mese si formò un nuovo governo di coalizione con  l’esclusione del Partito Democratico Progressista. Nel settembre dello stesso anno San Marino entrò a far parte del Fondo Monetario Internazionale.

Con le elezioni politiche generali del maggio 1993 ebbero la maggioranza i due partiti democristiano e socialista che quindi formarono un governo bicolore.
 
Questa coalizione governativa fu  confermata anche dalle elezioni del 31 maggio 1998.
Il Partito Democratico Cristiano ebbe 25 seggi,  il Partito Socialista ne ebbe 14 ed il Partito Progressista Democratico (alias comunisti) ne conquistò 11.