LUSSEMBURGO

Storia

Dal II secolo avanti Cristo il territorio corrispondente all’attuale Lussemburgo fu abitato da una tribù di celti. Dal I secolo avanti Cristo  e fino alle invasioni barbariche appartenne all’Impero Romano. Durante il periodo successivo nessun avvenimento degno di nota.

Dal V al IX secolo dopo Cristo questo territorio, come tutti quelli dell’Europa di allora, fu invaso da diverse popolazioni di barbari fino a che, con l’avvento di Carlo Magno, andò a far parte dell’Impero Carolingio.

Nel X secolo il feudatario conte di Bigdau, Sigefredo I, dopo essersi fatto costruire un castello, lo attorniò di un cmplesso territoriale, a lui sottoposto, non solo come conte ma anche come abate secolare di Echternach. Egli fondò la Contea di Lutzelburg (da cui Lussemburgo) e fu sempre fedele alla Casa di Sassonia.

Dopo il 1056 questo complesso territoriale subì un frazionamento, poiché alla morte di Gisleberto, il conte di allora, i due figli ereditarono ciascuno la propria parte. Il figlio maggiore, Corrado I ereditò il territorio principale mentre Ermanno, il figlio minore, ebbe i possedimenti a nord delle Ardenne, componenti la Contea di Salm.

I loro discendenti si alternarono e con matrimoni e con altre vicissitudini, diedero una diversa impronta alle popolazioni, che da prettamente germaniche divennero miste, per l’immissione dei Valloni.

Nel XIV secolo un membro della Casa di  Lussemburgo venne nominato imperatore di Germania, col nome di Enrico VII. Egli, nel 1310, lo cedette a suo figlio, il re di Boemia, Giovanni, detto il Cieco, che si occupò pochissimo di questa contea, la quale nel 1354 divenne Ducato. Questo fu assegnato a Venceslao II che lo cedette nel 1388 a suo nipote Jost di Moravia.
Il piccolo stato, passando da una mano all’altra, nel XII secolo,  dopo le guerre in cui furono coinvolti i Paesi Bassi, passò nelle mani di Luigi XIV, re di Francia. Poi, nel XVIII secolo, col trattato di Utrecht e Rastadt del 1713/14, dopo essere stato nelle mani di altri sovrani, approdò in Austria.

Con l’avvento di Napoleone fu conquistato nel 1794 dalle truppe francesi ed annesso alla Repubblica nel 1795. Con il Trattato di Vienna del 1815 finalmente potè riassumere la sua propria fisonomia, ma  senza alcuni territori, come Saint-Vith e Bitburg, che furono ceduti alla Prussia. E da Ducato divenne Granducato di Lussemburgo, a favore dei Paesi Bassi. Nel 1830 prese parte alla rivoluzione belga. Mantenne però una propria vita e nel 1841 il Granduca Guglielmo I° concesse la Costituzione di stampo liberale.

Nel 1842 il Granducato entrò nella unione doganale tedesca. Nel 1866 ruppe i rapporti di diritto pubblico con la Germania e nel 1867 proclamò la sua neutralità.

Nonostante ciò, il 1° agosto 1914 i tedeschi lo invasero e lo occuparono per tutta la durata della prima guerra mondiale. Finita la guerra uscì dall’unione doganale tedesca ed entrò in quella belga che andò in vigore il 1° maggio 1922.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il Lussemburgo fu nuovamente invaso ed occupato dai tedeschi, Il 15 aprile 1948 rinunciò definitivamente all’inutile neutralità.

La vita del paese, subito dopo la guerra, fu stabile sia economicamente che politicamente. Le elezioni del 1951, pur registrando un incremento dei socialisti e dei liberali, non insidiarono affatto la maggioranza dei cristiano-sociali.

L’allora governante di gabinetto, Dupont, fu sostituito nel 1953 da Joseph Bech, anche Ministro degli Esteri, che rimase in carica fino al dicembre 1958 con la coalizione fra cristiano-sociali e socialisti.

Le elezioni del maggio 1954  registrarono, comunque, un incremento dei cristiano-sociali e la coalizione fu ricostituita. Negli anni 1957/58, a causa della crisi carbonifera, si ebbe una recessione economica e con essa quella politica. Vivaci controversie fra socialisti e cattolici determinarono lo scioglimento del Parlamento nel dicembre 1958 e nel febbraio 1959 furono effettuate le nuove elezioni. Queste assegnarono un largo successo ai liberali, che formarono con i cristiano-sociali un governo presieduto da Pierre Werner.

Bech, dopo essere stato 33 anni Ministro degli Esteri, lasciò la compagine governativa, ma la politica estera del Granducato continuò ad essere occidentalista, con la partecipazione all’alleanza atlantica, all’Unione Europea, alle organizzazioni economiche dell’Europa dei  Sei ed al Benelux. Alle elezioni politiche del 1964 i socialisti aumentarono i consensi, come era già avvenuto a quelle comunali dell’anno avanti. Essi avevano raggiunto la parità con i cristiano-sociali, mentre i liberali risultarono quasi dimezzati. Così il premier Werner a luglio dovette costituire un nuovo gabinetto, formato da cristiano-sociali e socialisti.

Nel novembre dello stesso anno la Granduchessa Carlotta, dopo 45 anni di regno, passò lo scettro al figlio Jean, che già da tre anni era divenuto il suo rappresentante.

L’attuale governo rimase in carica fino al 29 ottobre 1968, data in cui Werner rassegnò le dimissioni per essere stato contrastato sul programma dell’assistenza sociale.

Le nuove elezioni del 15 dicembre decretarono un netto calo dei socialisti  ed un ampio successo dei liberali, per cui Werner tornò alla coalizione cristiano-sociali + liberali.

Nel 1971 i socialisti stipularono un patto di alleanza con i comunisti; ciò provocò le dimissioni di sei esponenti socialisti e da questa scissione nacque il Partito Socialdemocratico.

Il 26 maggio del 1974 per la prima volta alle elezioni parteciparono i diciottenni. Il successo dei socialisti fu strepitoso e, per la prima volta, dopo 50 anni di netto dominio, i cristiano-sociali uscirono dal governo.

Il premier liberale G. Thorn, Ministro degli Esteri del governo precedente, operò una coalizione liberali-socialisti ed il 15 giugno formò un nuovo gabinetto. Poi il 4 luglio si dispose in Parlamento ad illustrare il programma di governo, comprendente molte riforme, ma confermando la  politica europeistica-atlantica del Granducato.

Ma la crisi petrolifera internazionale bloccò l’economia del paese per cui l’unica misura innovativa praticata dalla legislatura del governo Thorn fu l’abolizione della pena di morte, decretata nel maggio del 1979.

Però egli concordò, unitamente ai sindacati ed agli imprenditori, un piano di  austerità e la regolamentazione degli scioperi.
A giugno 1979 le nuove elezioni riportarono in auge i cristiano-sociali ed i liberali, togliendo una gran quantità di voti ai socialisti. Werner tornò al governo con la solita  coalizione. Il suo programma economico risultò improntato al più severo liberismo; nell’aprile del 1982 fu abolita pure la scala mobile. Ciò provocò, nello, stesso mese, uno sciopero generale come non si verificava da 40 anni.

Intanto l’opposizione socialista aumentava, il partito socialdemocratico si sciolse, nacquero altri gruppi politici, fra i  quali il più importante fu senz’altro il Partito Ecologista.

Ancora elezioni politiche si ebbero nel 1984 e, questa volta,il nuovo premier, J. Santer, dovette formare una nuova  coalizione cristiano-sociali+ socialisti, la sola possibile dopo il risultato delle votazioni. In quelle  successive del 1989 nulla cambiò nella coalizione di governo, anche se i tre partiti principali dovettero registrare una grande flessione, dovuta all’avanzata sia del Partito Ecologista che del Partito dei Pensionati.

Il Lussemburgo, anche dopo aver rinunciato ad essere sede permanente del Parlamento Europeo, ha sempre continuato la sua politica per la realizzazione dell’unità politica ed economica del continente.
 
Santer continuò nel suo impegno di favorire le attività bancarie e l’apporto di aziende estere nel paese. Per questo nel luglio 1989 furono approvate delle norme per la chiarezza di tutte le azioni finanziarie e nell’aprile del 1993 fu votata una legge che puniva pesantemente il riciclaggio di denaro sporco e promuoveva la confisca di tutti quei depositi bancari sospettati di essere il risultato di operazioni illecite.

Le elezioni legislative del giugno 1994 furono la conferma del quadro politico in atto e di Santer. Egli, però, dopo pochi mesi fu nominato Presidente della Commissione Europea, così nel gennaio del 1995 fu sostituito da J. C. Juncker, anch’egli cristiano-sociale.

La politica economica che perseguì fu la stessa ed anzi nel maggio del 1996 provvide a ridurre l’imposta sul reddito delle imprese allo scopo di incrementare gli investimenti nel settore industriale.

E con questo si arrivò alle elezioni del giugno 1999 dove i cristiano-sociali si confermarono come la prima forza politica del paese.