LAOS

Storia

La parola Laos in linguaggio cinese vuol dire “montanari”, ed infatti i laotiani sono quasi tutti montanari. Essi, quando vogliono scherzare parlando della loro terra, dicono che Dio, quando ebbe finito di creare il mondo,si accorse che un pugno di  montagne gli era rimasto in mano per dimenticanza. Non sapendo dove sistemarle le gettò a caso. E queste andarono a finire tutte lì, dove c’è il Laos, la cui superficie per l’80% è montuosa ed in massima parte impervia.

Gli abitanti attuali del Laos sono i discendenti del ceppo degli Scian, che in cinese vuol dire “monte” e non poteva essere altrimenti data la composizione del paese.

Come la Cambogia, così anche il Laos fece parte dei protettorati francesi in Indocina fin dal 1863. L’11 marzo 1941, con un accordo stipulato a Tokio fra la Francia ed il Siam, la Francia cedette al Siam parte del territorio del Laos, e più precisamente quello compreso tra il corso settentrionale del fiume Mekong ed i confini del Siam.

Questi territori però tornarono al Laos nel novembre del 1946. L’anno dopo il Laos, formato da 11 provincie, si costituì a Stato Federale, nell’ambito dell’Unione Francese. Il trattato che sanciva l’indipendenza del Laos fu firmato a Parigi dall’allora Presidente Auriol e dal re del Laos, Sisoxang Vong il 22 ottobre 1953.

Anche qui, come accadde per la Cambogia, nel 1951 erano penetrate truppe vietminh, creando tensioni e disordini. Da Ginevra arrivò perentorio l’ordine di evacuazione del territorio, non solo dei vietminh ma anche dei francesi, così nel 1954 il Laos potè costituirsi in stato indipendente e sovrano.

Durante la guerra con i vietminh il Pathet Lao, cioè il Libero Laos, aveva preso sotto il suo controllo le provincie di Phongsaly e Sam Neua.

Nell’autunno del 1954 intercorsero trattative fra i due territori al termine delle quali, nel 1956, il Pathet Lao fu autorizzato ad organizzarsi e gestire liberamente il suo partito politico. Però le forze armate furono reintegrate nell’esercito regolare ed anche le due provincie, fin lì gestite, rientrarono nell’orbita del governo centrale. Inoltre il Pathet Lao, favorevole ai contatti con la Repubblica Democratica del Vietnam e della Repubblica Popolare Cinese, poteva partecipare anche al governo nazionale.

Per la verità il Laos, in altra occasione, aveva espresso la sua simpatia verso i partiti comunisti e, comunque, volle applicare i principi della coesistenza pacifica. Nel 1955 il primo ministro principe Souvanna Phouma fece visita a Pechino e ad Hanoi.

Nel gennaio 1956 il Laos fu ammesso alle Nazioni Unite e nel 1958 finì la presenza nel paese della Commissione Internazionale di Controllo. Nello stesso anno Souvanna Phouma si dimise dal governo, che fu preso da un anticomunista. Dopo due anni tornò ad essere primo ministro e cercò di mantenere il paese nella neutralità per la politica estera e reinserì il Pathet Lao nella vita politica attiva del paese.

Gli sforzi fatti per evitare disordini furono inutili. Ben presto scoppiò la guerra civile. Da un lato le forze di destra, guidate da Phoumi Mosavan ed i governativi neutralisti, dall’altra le sinistre appoggiate dal Pathet Lao.

Le destre formarono un governo di destra nel dicembre 1960, in contrapposizione a quello di sinistra di Souvanna Phouma. Le potenze occidentali si trovarono in imbarazzo nel gestire la loro politica si sviluppo nel paese dove era stato previsto un grandioso progetto ventennale per lo sviluppo del bacino del Mekong, che doveva essere portato avanti in collaborazione con la Cambogia, la Thailandia, il Vietnam con l’assistenza delle Nazioni Unite.

All’inizio del 1961, il capo dello stato del Laos, Sihanouk, propose di indire una Conferenza Internazionale per risolvere la questione. Si ebbero negoziati fra Londra e Mosca e nell’aprile ci fu una cessazione del fuoco e la conferenza fu riunita a Ginevra il 16 maggio. Il 23 luglio 1962, raggiunto un accordo, si firmò l’accettazione di un governo provvisorio di unità nazionale presieduto da Souvanna Phouma. Ma la questione si riaprì in seguito all’assassinio del ministro degli esteri Quinim Pholsena, avvenuto il 1° aprile 1963.

Alla guerra per il potere presero parte pure le forze statunitensi. Si ebbero scontri continui con l’esercito del Pathet Lao che via via stava conquistando tutti i territori comprendenti le basi militari degli americani; si giunse alla fine delle ostilità ed il 21 febbraio 1973 a Vientiane fu firmato un protocollo  con il quale si imponeva a tutte le forze militari straniere di evacuare il paese e si autorizzava la formazione di un governo di coalizione, formato sia dalla destra che dalla sinistra che dai neutralisti. Ed il 5 aprile 1974 il governo fu formato e capeggiato da Souvanna Phouma.

La Presidenza del Consiglio Nazionale del Pathet Lao fu appannaggio, invece, del principe Souphanouvong. Il 2 dicembre 1975 il Laos divenne una Repubblica Democratica Popolare dopo l’abdicazione del re Savang Vatthana. La presidenza andò al principe Souphanouvong; la carica di Primo Ministro al capo del partito rivoluzionario Kaysone Phomvihane.

Nel luglio 1977 questa repubblica firmò un accordo di collaborazione di 25 anni con quella democratica del Vietnam; i rapporti diplomatici col blocco occidentale furono interrotti, in particolar modo con la Francia accusata di proteggere i nemici dello stato.

Si cercò quindi di migliorare la situazione economica e qualche risultato si ebbe nella produzione del riso ma, in generale, la collettivizzazione dei territori agricoli risultò un fallimento completo e negli anni ottanta venne abbandonata. Nel 1980 il Partito Nazionale Laotiano tentò di restaurare la monarchia ma invece nacque due anni più tardi a Bangkok un governo democratico in cui entrarono tutte le forze ostili al comunismo, capeggiato dall’ex primo ministro Nosavan.

Nel 1983, per cercare di eliminare la pessima situazione economica, acquistarono molta importanza i quadri tecnici, a suo tempo messi al bando. Il 30 novembre 1987 vennero riallacciati i rapporti con la Cina ed il 29 ottobre 1986 si dimise per motivi di salute il presidente della repubblica e lo sostituì Phoumi Vongvichit. Nel novembre il Congresso del Partito confermò in carica Kaysone segretario ed abolì il sistema economico di statalizzazione. Si ritornò ai meccanismi della concorrenza e della libera vendita delle merci agricole. Si svilupparono i commerci con la Thailandia ed il Giappone; ci furono notevoli miglioramenti di cui beneficiarono però molto le città ma poco le campagne.

Sempre nel 1986 ci furono le prime elezioni del Laos comunista; le vinse Kaysone che introdusse nel paese una “perestroika  social-buddista”. Nell’agosto del 1991 fu promulgata la prima Costituzione. Il Partito Rivoluzionario continuò a guidare la repubblica; Kaysone fu eletto presidente; primo ministro fu Khamtay Siphandone. Nel novembre 1992 Kaysone morì e fu eletto presidente Nouhak Phoumsavan presidente dell’Assemblea Nazionale.

Nel 1993 fu varato un piano economico triennale, suggerito dal Fondo Monetario Internazionale e  nel 1995 anche gli Stati Uniti ripristinarono gli aiuti economici, mentre in unione alla Thailandia, al Vietnam ed alla Cambogia si concluse un accordo per lo sfruttamento delle risorse fornite dal fiume Mekong.

Il popolo, però, in massima parte, non beneficiò di questo diverso orientamento della politica economica laotiana. Nel 1996, in seno al Partito Rivoluzionario, rimasto sempre al governo, si manifestarono i primi dissidi, da parte dell’ala conservatrice.
Nel dicembre 1997 fu eletta la nuova Assemblea Nazionale che vide al suo interno la riduzione del numero dei tecnici, responsabili delle riforme, ritenute inutili. Nel 1998 fu eletto presidente della repubblica Siphandone e Primo Ministro Sisavat Keobounphan.