KIRIBATI

Storia

Stato della Micronesia nel Pacifico Occidentale, con capitale Baraiki, e popolazione di ceppo melanesiano.

Nel 1892 era divenuto Protettorato Britannico, insieme con le isole Ellice. Nel 1915 divenne “colonia” e nel 1977, dopo il distacco delle isole Ellice, che si erano proclamate Repubblica Indipendente nel 1975 col nome di Tuvalu, ottenne dalla Gran Bretagna un governo autonomo che precedette l’indipendenza. E questa arrivò il 12 luglio 1979 e Kiribati divenne membro del Commonwealth Britannico.

Fu subito una Repubblica Presidenziale dove il  presidente era anche il capo del governo, con sistema unicamerale.

La precaria situazione economica fece sì che il paese firmasse nel 1981 accordi con gli Stati Uniti, ai quali cedette basi per la installazione di impianti radar e satellitari in tre isole, in cambio di aiuti finanziari per lo sviluppo economico e sociale. Inoltre fu concesso agli Stati Uniti il diritto di pesca nelle proprie acque territoriali. E questa fu una concessione molto importante, considerato il fatto che non essendo possibile, data la conformazione del suolo, praticare alcuna forma di agricoltura, la pesca rappresenta il maggior elemento di sopravvivenza del paese.

Nel 1985 questa concessione non fu rinnovata a causa  di rallentamenti di alcune trattative con gli Stati Uniti e, nonostante vari contrasti interni, il diritto esclusivo di pesca nella zona fu concesso all’Unione Sovietica. Questi contrasti generarono la formazione del Partito di Opposizione Democratico Cristiano, guidato da H. Tong.

Il governo, non volendo correre il rischio di innescare disordini, alla scadenza dell’accordo con l’Unione Sovietica non rinnovò il contratto, ma invece lo firmò con gli Stati Uniti, tramite un impegno quinquennale ratificato nel 1988. Altri due accordi per la pesca furono firmati: uno nello stesso 1988 con la Corea del Sud e l’altro nel 1990 con Taiwan. E tutto ciò concorse ad impoverire le acque dell’elemento tonno a causa delle enormi quantità di pesce portate fuori dai paesi autorizzati.

Inoltre, nel 1989, un’altra preoccupazione arrivò ad aggravare la situazione. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l’effetto serra sul posto stava raggiungendo i limiti di sicurezza e tutto  lasciava supporre che entro un certo lasso di tempo le isole avrebbero corso il rischio di scomparire per l’elevarsi del livello delle acque dell’oceano.

Il capo dello stato e del governo, I. T. Tabai, in carica fin dal 1979, e confermato poi nel 1983 e nel 1987, stabilì relazioni diplomatiche con la Cina, con il Tuvalu, con Israele, con l’India e con l’Unione Sovietica.

Nel 1991 poi Tabai non potè ripresentarsi candidato ed appoggiò la elezione di T. Teannaki, suo vice, che infatti fu eletto.
Ma  la situazione interna del paese andò man mano peggiorando, sia per la povertà del territorio che per la grande dilagante corruzione.

Così alle elezioni del luglio-settembre del 1994 Teannaki fu sconfitto ed assunse il potere T. Tito, capo del gruppo di opposizione “Maneaban Te Mauri”, che venne riconfermato pure nelle elezioni del 1998.

Egli intraprese subito un processo contro la precedente corrotta amministrazione e portò Teannaki davanti al tribunale. Una commissione di inchiesta fu istituita nel 1996 ma il referendum istituzionale, richiesto dal presidente, non fu  permesso.

Per quanto attenne la politica estera, il Kiribati nel 1994 avanzò richieste al Giappone per ottenere il risarcimento dei danni della seconda guerra mondiale.

Poi ci furono forti tensioni diplomatiche con la Francia per gli esperimenti nucleari portati a termine nelle acque territoriali del paese, e più tardi con la  Cina ed il Giappone per le ricerche petrolifere. Ma nel 1996 il Kiribati ristabilì ed, anzi, consolidò le relazioni diplomatiche con la Cina.