ISLANDA

Storia

Si trova molto più vicina al continente americano che non all’Europa. Ma per la natura geografica del suolo e la sua  storia appartiene all’Europa; infatti essa è unita, attraverso uno zoccolo continentale, alla Scozia, con la quale in tempi remoti formò una unica terra.

Fu scoperta verso la fine dell’VIII secolo da monaci irlandesi che si ritirarono nell’isola vivendo da anacoreti.

La prima colonizzazione avvenne intorno all’874 ad opera di fuoriusciti norvegesi, guidati da Naddod, poi da Gardar, e poi ancora da Ingolfo Floki Rafna, che vi fondarono una Repubblica. Ogni colono giungeva con le sue proprie navi portando con sé la famiglia e numerosi schiavi. Egli  sceglieva un territorio, al centro del quale faceva costruire un tempio che diventava il simbolo della comunità. Essi furono protestanti.

I vari gruppi familiari, anziché unirsi fra loro in un solo organismo, rimasero divisi e presto cominciarono a combattersi. Di questo stato di cose approfittò il re di Norvegia che nel 1241 impose la sua sovranità sull’isola.

Nel 1262 l’Islanda fu unita alla Norvegia e con essa poi alla Danimarca nel 1380. Il territorio islandese, divenuto adatto solo ad essere sfruttato, cadde in miseria. E così rimase fino al XIX secolo quando si svilupparono intensi movimenti di indipendenza, parallelamente al nascere delle industrie ed ai più frequenti contatti con i vari stati europei.

Nel 1874 l’Islanda ebbe il suo primo Parlamento; nel 1903 ebbe un governo autonomo e nel 1906 venne costruito un cavo telegrafico che la univa alla Scozia. Poi, con un trattato del 1918, venne riconosciuta la sua indipendenza come stato sovrano, ma sempre sotto il regno di Danimarca, unito nella persona del re.

Nel 1940 con l’invasione della Norvegia da parte dei tedeschi, l’Islanda fu occupata dal Regno Unito di Gran Bretagna e concesse basi aeree agli Stati Uniti d’America.

Il 17 giugno del 1946 ebbe la completa indipendenza e fu abolito pure il vincolo personale che la univa al re di Danimarca. Fu proclamata la Repubblica, retta da un presidente, la cui durata fu subito stabilita in 4 anni.

Le condizioni economiche dell’isola migliorarono con lo sviluppo delle industrie, specialmente quelle della fabbricazione dell’olio e della farina di pesce, quelle dei guanti e delle calzature, favorite dalla grande abbondanza di pelli, per lo sviluppatissimo allevamento di animali da pelliccia.

Nel 1947 erano ancora presenti nello stato le truppe americane nell’aeroporto di Keflavik. Ciò provocò notevole malumore a Mosca che non vedeva per niente di buon occhio questa presenza. Perciò l’Unione Sovietica offrì  un contratto economico molto vantaggioso per l’isola, in base al quale l’Islanda si impegnava a vendere alla Russia soltanto le merci di sua produzione con prezzi maggiorati del 50%.

Intanto nel 1946 le elezioni furono seguite da un governo di coalizione presieduto da J. Stefansson.

Nella stessa  Keflavik nel 1952 l’Islanda affittò il territorio per una base militare agli Stati Uniti. Da questi ebbe anche seri aiuti finanziari, aggirantisi sugli 11 milioni di dollari. E nonostante ciò, dopo un primo tangibile miglioramento, si ebbero delle difficoltà economiche. Questo fece sorgere contrasti con la Gran Bretagna che contendeva all’Islanda il diritto di pesca nelle acque territoriali islandesi, ed a questo proposito nacquero serie crisi e diversi incidenti.

Il paese aderì  al Patto Atlantico ed alla NATO, non senza aver dovuto placare i pareri contrari di parte dei cittadini.

Nell’ottobre del 1959 si verificò un certo slittamento a sinistra; si ebbe un governo socialdemocratico di minoranza, appoggiato dagli indipendentisti, presieduto da Emil Jonasson. Per tutti gli anni seguenti i problemi più urgenti che si dovettero fronteggiare furono: la questione della pesca con la Gran Bretagna, ma anche con la Repubblica Federale di Germania, e la partecipazione o no alla NATO.

Per la questione pesca si addivenne ad un accordo allargando i confini delle acque territoriali, in modo da salvaguardare quello che era il primo sostegno del paese, cioè l’esportazione e l’essiccazione del pescato, ed anche la sicurezza ecologica. In relazione alla questione NATO si optò per rimanere nell’alleanza ma con la garanzia di uno smantellamento graduale della base di Keflavik.

Nel 1971 le nuove elezioni videro cadere la coalizione fra i socialdemocratici e gli indipendentisti e nascere quella fra i progressisti, l’Alleanza del Popolo e l’Unione dei Liberali con le sinistre, con l’avvento del gabinetto Johanesson.

Durante tutti gli anni settanta l’Islanda condusse una politica estera piuttosto isolazionista, non solo nei riguardi della NATO ma anche della cooperazione nordica. Nel 1972 fu concluso un accordo di libero scambio con i paesi della Comunità Europea e nel 1976 fu confermato presidente della repubblica Geir Hallgrimsson.

Anche agli inizi degli anni ottanta l’Islanda  si occupò essenzialmente  della questione dei diritti di pesca, aggiustando il tiro anche con la  Danimarca e la Norvegia. Ciò per l’importanza vitale che l’esportazione ittica ebbe sempre nell’economia del paese; ma l’Islanda fu sempre dipendente dalle varie crisi internazionali essendo scarsa di materie prime e basilari per le quali attinse, quindi, sui mercati esteri. Questa insufficienza economica fu la causa vera della instabilità politica dell’Islanda.

Nel febbraio del 1980 si formò un nuovo governo, presieduto da G. Thoroddsen, composto da indipendentisti, progressisti e Alleanza Popolare; e nel giugno dello stesso anno fu eletta presidente della repubblica la Signora V. Finnbogadottir, candidata indipendentista, appoggiata dalle sinistre, nota per la sua strenua opposizione alle basi statunitensi.

All’inizio del 1993 cadde il governo Thoroddsen e nell’aprile le nuove elezioni decretarono un forte avanzamento degli indipendentisti. Nel Parlamento, però, entrarono due nuove formazioni: la Federazione Socialdemocratica e l’Alleanza delle Donne. Si potè così formare un governo di centro-destra, formato da indipendentisti e progressisti, presieduto dal progressista S. Hermannsson. Per prima cosa egli lavorò per ridurre l’altissimo tasso di inflazione.

Per le elezioni dell’aprile del 1987 l’età adatta al voto fu portata a 18 anni. I partiti di governo furono sconfitti ed ebbe invece un notevole consenso il neo Partito dei Cittadini, piuttosto conservatore.

A luglio fu varato un nuovo governo, questa volta composto da socialdemocratici, progressisti e indipendentisti, guidato dall’indipendentista T. Palsson. Ma nel settembre del  1988 il governo cadde a causa di contrasti interni. Il presidente  Finnbogadottir, già confermata nel 1984 e nel 1988, affidò l’incarico a S. Hermannsson, che ricompose il governo con gli stessi partiti di quello precedente ma con l’entrata, nel settembre 1989 del Partito dei Cittadini.

Nell’aprile del 1991 ancora altre elezioni diedero  la vittoria agli indipendentisti ed il Partito dei Cittadini venne invece sconfitto. Si costituì un ulteriore governo di centro-destra, con i  socialdemocratici e gli indipendentisti, capeggiato da D. Oddsson, leader del partito indipendentista. E questo governo potè andare avanti fino al 1995 quando le nuove elezioni praticamente lo riconfermarono.  Solo che Oddsson  ebbe un nuovo alleato nel partito progressista.

Nella prima metà degli anni novanta continuarono le dispute per i diritti di pesca con la Danimarca e la Norvegia. Nel 1996 fu eletto presidente della repubblica O. R.  Grimsson, candidato di sinistra, e le elezioni del maggio 1999 stabilirono una ulteriore conferma alla politica governativa di Oddsson.