GEORGIA

Storia

I popoli georgiani si stabilirono nella regione transcaucasica occidentale fin dal VII secolo avanti Cristo. Il loro sviluppo politico-sociale fu determinato, in gran parte, dalla posizione geografica del paese che, per alcune particolarità, fu diviso in due parti: quella orientale o Regno Iberico, e quella occidentale, o Colchide. Nel 65 avanti Cristo con le conquiste di Pompeo Magno, ambedue questi regni fecero parte dell’Impero Romano.

Dal III secolo fecero da avamposto per le guerre che i romani combatterono contro la dinastia persiana dei Sassanidi. Nel 300 dopo Cristo la Georgia fu divisa ancora in due parti. Una andò sotto il protettorato dei Sassanidi, che registrò molte ribellioni, e l’altra sotto  quello dell’Impero Bizantino.

Uno degli avvenimenti più importanti della storia della Georgia fu certamente l’avvento del  Cristianesimo che si diffuse rapidamente.  La Chiesa di  Georgia dapprima dipese dal  Patriarcato di Antiochia poi dal V secolo in poi fu indipendente.

Col tempo i persiani perdettero il loro dominio sulla Georgia per cederlo agli Arabi. I quali, dopo aver diviso il territorio in tanti distretti, li posero tutti sotto la giurisdizione dell’emiro arabo residente a Tiflis, capitale.

Egli si occupò degli affari generali del paese ma quelli locali dei distretti furono gestiti dall’aristocrazia georgiana. Molti furono i signori, fra i proprietari terrieri e gli ecclesiastici, che diedero il via ad un vero e proprio regime feudale. Finchè, sia a seguito di un forte indebolimento del governo centrale arabo, sia per le lotte che essi combatterono fra di loro, nel IX secolo uno di questi, Bagrat III, riuscì a prevalere ed a riunire sotto di sé gran parte della Georgia orientale. E mentre si sviluppavano queste lotte, iniziarono le invasioni dei Turchi-Selgiuchidi.

Ma intanto si era andata notevolmente affermando la monarchia georgiana. Nel 1089, regnante David II, ed a seguito del crescente indebolimento del governo arabo a causa delle Crociate, egli portò un notevole sviluppo nel paese in relazione ai commerci, all’artigianato, alla cultura, all’arte chiesastica ed all’architettura.

Tutto ciò continuò anche sotto i successivi sovrani i quali ebbero, però, nonostante questo periodo aureo, a fronteggiare anche alcune rivolte dei feudatari; per cui dovettero fare delle concessioni, specialmente alla Chiesa, all’aristocrazia ed alla categoria dei commercianti.

Verso i primi anni del XIII secolo arrivarono i Mongoli che imposero alla Georgia condizioni di sudditanza abbastanza pesanti. E quando il regno mongolo  crollò, nel paese si tornò ad un regno unificato nazionale ed il re fu Alessandro I.

Ma il periodo d’oro della Georgia era ormai svanito e le condizioni economiche furono difficili da gestire. Al sopraggiungere dell’Impero degli Ottomani la Georgia dovette interrompere le relazioni con l’occidente e fu tra due fuochi durante tutte le guerre che i turchi combatterono contro i persiani. Così la parte orientale della Georgia fu occupata dalla Persia e quella sud-occidentale dalla Turchia. E quella parte che era rimasta indipendente si divise in tanti piccoli feudi. I feudatari, sempre in lotta fra di loro, crearono una situazione insostenibile per i contadini che, verso il XVIII secolo, provarono a ribellarsi, ma senza risultato.

Finchè, stremata dalle divisioni e dalle lotte intestine, la Georgia chiese aiuto alla Russia, con la quale aveva in comune la religione, e nel 1801 il paese fu formalmente unito alla Russia.

Iniziò un periodo tranquillo durante il quale molti problemi economici furono risolti. La Chiesa di Georgia, però, perse la sua sovranità e dovette sottostare al Sinodo russo. Altra situazione che provocò alcune ribellioni contadine fu la schiavitù della gleba che, però, venne abolita in tutta la Georgia dal 1863 al 1867. Ma i contadini georgiani non furono trattati come quelli russi; essi ricevettero meno terreno e furono sempre sottoposti ai signori. Ciò si ebbe fino alla prima rivoluzione russa del 1905.

Nonostante ciò, le condizioni economiche della Georgia migliorarono alquanto ed il popolo potè dedicarsi anche ad attività socio-culturali che portarono alla formazione di un partito socialista democratico georgiano. E come era già avvenuto in Russia, anche qui questo partito si divise in bolscevico e menscevico. Ciò ebbe gravi ripercussioni nel paese. I contadini si ribellarono e ci fu uno sciopero generale. Vennero allora alla luce le forze controrivoluzionarie che soffocarono ogni movimento rivoluzionario, dando il via a dure repressioni.

Quando la rivoluzione russa fu domata, nella Georgia finì completamente ciò che era rimasto della servitù della gleba ma le condizioni dei contadini rimasero  uguali. E la riforma rurale, applicata in Russia, non comparve in  Georgia. Insomma tutti i privilegi che con la prima rivoluzione si erano distribuiti in Russia, non sfiorarono minimamente la Georgia.

Sopraggiunse intanto la prima guerra mondiale e la Georgia divenne zona di guerra, mentre nella parte sud-occidentale si stava verificando una rivolta contro i russi. E quando in Russia scoppiò la rivoluzione del 1917, i menscevichi del partito socialista si impadronirono di tutte le organizzazioni operaie, nominarono un governo provvisorio e liberarono i bolscevichi, i più accesi rivoluzionari. In Georgia accadde la stessa cosa. Ovunque ci furono rivolte contadine; si formò un Commissariato Transcaucasico che venne a confronto con la Turchia per il possesso di alcuni territori.

Il 26 maggio 1918 si formarono tre repubbliche indipendenti: la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian. La Georgia, per liberarsi dai bolscevichi, passò dalla parte della Germania che, invece, aveva tutto un altro interesse e cioè quello di impadronirsi di tutti i territori petroliferi.

Alla fine della guerra la Georgia fu in mano alle truppe britanniche, chiamate anche perché l’inserimento dei bolscevichi era nel frattempo diventato preoccupante.  Essi continuarono la loro attività tanto da costringere la Georgia, nel maggio del 1920, a concludere un accordo con la Repubblica Sovietica Russa.

Ben presto, però, con l’acutizzarsi delle lotte contadine, gli antimenscevichi si impadronirono della Georgia, unica regione caucasica rimasta fuori dall’Unione Sovietica. Il 12 febbraio 1921 il governo menscevico fu costretto ad abbandonare Tiflis e la Georgia fu proclamata  Repubblica Autonoma Sovietica.

E nel 1936 fu elevata a membro federale dell’Unione Sovietica. Come tale, fu oggetto di un ampio  piano di sviluppo economico soprattutto nel settore delle industrie, pesanti e leggere. Così si costituirono le raffinerie del petrolio, i laboratori chimici, le industrie tessili ed alimentari. Furono costruiti importanti stabilimenti siderurgici, primo fra tutti quello transcaucasico “Stalin”. A Kutaisi fu fondata una fabbrica di automobili, uno delle macchine utensili a Kirov e grandi impianti per l’estrazione del carbone. Notevoli le centrali idroelettriche di Zemo-Avtsciali, sul Kurà, sul Rione e sul Krami.

Enorme importanza assunse pure l’agricoltura che, dato il clima temperato, fu varia e sostenuti i prodotti. Molto sviluppata fu la produzione del tè e quella del tabacco. Importanti anche l’apicultura e l’allevamento del bestiame.

Per molti anni la Georgia è stata storicamente parte dell’Unione Sovietica seguendo quindi tutte le vicissitudini, belliche e sociali, di quella nazione, dalla quale si distaccò il 9 aprile 1991, proclamando la propria indipendenza.

E questo risultato fu possibile a seguito del nuovo corso politico istituito da Gorbacev, passato alla storia col nome di “perestroika”, ed iniziato già dal 1988. Imponenti manifestazioni si erano verificate nel corso del  1989, specialmente con la caduta del muro di Berlino, ma fermamente represse dal Soviet. Ma, intanto, emergeva Z. Gamsakhurdia, che era a capo del partito di opposizione già dagli anni settanta. Egli, il 14 aprile 1991, in attesa di regolari elezioni presidenziali, fu nominato provvisorio  Presidente della Georgia.Il 26 maggio 1991 queste elezioni si svolsero e lo confermarono, a larga maggioranza.

Però, forte di questo consenso, applicò un sistema di potere per nulla democratico, suscitando manifestazioni e dando vita ad una forte opposizione. Non condiscendendo ad alcuna delle richieste formulate dal popolo, fra il  dicembre 1991 ed il gennaio 1992 ci furono scontri armati, con un centinaio di vittime.

Il 6 gennaio fu costretto a fuggire dalla Georgia dove si installò un Consiglio Militare che assunse il controllo del paese. Nel successivo marzo si costituì un Consiglio di Stato, capeggiato da E. Shevardnadze, già Ministro degli Esteri dell’Unione Sovietica  e uomo importante della perestroika.

E subito si propose un altro problema: la desiderata autonomia da parte della popolazione degli Abkhazi e degli Osseti. Questi ultimi, con un referendum  del gennaio 1992, avevano scelto di aderire alla Federazione Russa. Si ebbe così un conflitto armato con la Georgia, composto poi fra Shevardnadze ed Eltsin, mentre per la Abkhazia, ancora nel settembre 1992, non si era raggiunta alcuna soluzione.

Altri conflitti si registrarono fra le diverse etnìe degli armeni e degli atzeri. Ed in questa situazione non si potè dare stabilità al lavoro ed alla politica, anche a causa del rifiuto della Georgia di aderire alla neofederazione  del CSI, iniziata dopo la dissolvenza completa dell’Unione Sovietica. Vani furono tutti gli sforzi anche in campo economico, fino al 1994, allorchè si raggiunse un certo stato di pace e di equilibrio, quando già la Georgia nel 1993 aveva deciso di tornare autonoma sì ma nell’ambito dell’influenza russa.

Nel corso del 1995, con la ricostituzione dell’autorità centrale dello stato, si potè riprendere lo sviluppo ed il miglioramento dell’economia e si varò una Costituzione che, tra l’altro, cambiò la denominazione da Repubblica di Georgia a solo Georgia.

Nel novembre 1995 si ebbero le elezioni per eleggere il Parlamento, monocamera. Il partito di Shevardnadze ebbe la maggioranza e questo risultato fu confermato anche nelle elezioni del 1999. Il Presidente si attivò per applicare le riforme economiche ma, al tempo stesso, per incrementare il prestigio della Georgia, già ammessa alle Nazioni Unite dal 1992, in campo internazionale.

Nel 1996 firmò, insieme all’Armenia e all’Azerbaigian, un accordo di cooperazione con l’Unione Europea. E nonostante tutto, il Presidente nel gennaio 1998 fu oggetto a Tbilisi di un attentato al quale scampò miracolosamente. Non così fu per due sue guardie del corpo che invece vi persero la