ECUADOR
 

Storia
 

L’Ecuador, così chiamato perchè attraversato dall’Equatore, è in realtà un paese a temperatura mite, quasi primaverile.

I suoi primi abitanti furono gente molto tranquilla, che si occupava di agricoltura e allevamento.

Secondo la leggenda questi primi popoli furono i Quitu, che, attorno all’anno 950 d.C., furono sommersi dai Caras o Scyri, tribù bellicose che scesero dalle Ande e occuparono il territorio per circa tre secoli. Essi fondarono la città di Cara e scoprirono il fiume Esmeraldas.

Verso il 1250 i formidabili Incas, partendo da Cuzco, cominciarono nell’Ecuador le prime scorrerie che dopo poco divennero vere e proprie guerre di conquista, finchè fra il 1478 ed il 1488 tutto il territorio fu annesso al regno di Cuzco.

L’intera conquista era stata portata a termine da Huayna Capac, che alla sua morte divise il regno in due parti: quella settentrionale fu assegnata al figlio Atahualpa e quella meridionale al figlio Huascar.
Dopo poco tempo i due fratelli si dichiararono guerra; il vincitore fu Atahualpa, re di Quito. E dopo soli 45 anni di dominazione Incas arrivarono gli spagnoli.

Il primo esploratore entrato nell’Ecuador nel 1526 fu Bartolomè Ruiz. Ma nel 1531 arrivò Francesco Pizarro che sottomise tutta la regione, fece prigioniero Atahualpa e nel 1533 lo giustiziò. Il suo luogotenente Sebastian de Belalcazar, senza avvertirlo, si diresse al nord e sconfisse in combattimento il capo di Quito, che fu incendiata dai suoi abitanti. Poi, il 28 agosto del 1534 fondò la città di S.Francisco de Quito.

Nel 1538 arrivò a Quito Lorenzo de Aldana che ne assunse il governo, nel quale ebbe molti successori, finchè nell’agosto del 1563 venne istituita una “Real Audiencia”, cioè un tribunale speciale di giudici spagnoli con i più ampi poteri, anche amministrativi e l’Ecuador fu eletto a “Presidencia”, e fu governato come una comune colonia perchè si rivelò poco fornita di oro per cui gli spagnoli non lo ritennero degno di troppi sforzi.
In realtà il potere veniva esercitato dal famoso “Consiglio delle Indie”, che era un supremo consesso di nobili spagnoli, incaricati dal re di amministrare e dirigere tutti gli affari del Nuovo Mondo; i governatori dei nuovi territori venivano nominati su proposta del Consiglio.
Fino al 1740 la regione ecuadoriana venne considerata dagli spagnoli come una dipendenza del Vice-reame del Perù; poi del Vice-reame della Nuova Granata e rimase tale fino al 1809. Il dominio spagnolo, anche se duro, riuscì a civilizzare quelle popolazioni e ad introdurre il Cattolicesimo.

Molti furono i governatori che si succedettero a ritmo serrato. Nel 1753, durante l’incarico di Juan Pio de Montufar, Marchese di Selva Alegre, si verificarono spaventosi terremoti che distrussero Quito e Lacatunga. Quando il Marchese morì nel 1761 assunse il governo “ad interim” la stessa Audiencia.

Nel 1767 prese la carica Josè Diguja al quale spettò subito il compito di espellere i Gesuiti.
Gli succedettero altri 5 presidenti e nel 1806 arrivò al potere Manuel Urriez, conte Ruiz de Castilla.
Erano giunte in America le notizie della Rivoluzione francese e dell’invasione della Spagna da parte di Napoleone. Perciò i patrioti ecuadoriani, che da tempo si agitavano, pensarono fosse giunto il momento di liberarsi dal dominio spagnolo; quindi insorsero il 28 luglio 1809 ed il successivo 10 agosto fecero prigioniero Urriez.
Evidentemente il momento non era ancora giunto perchè la Spagna, dopo avere impegnato a fondo Napoleone, riuscì a piegare gli insorti e Urriez tornò al potere.

Nel novembre 1810 il governo spagnolo nominò presidente Joaquin de Molina ma l’11 dicembre 1811 il governo provvisorio ecuadoriano, dal suo rifugio tra i monti, dichiarò l’indipendenza del paese, anche se gli spagnoli erano ancora i padroni effettivi del territorio.
Si andò avanti così, con una guerriglia feroce repressa spietatamente, fino al 1819. In quell’anno entrò in scena il grande Simon Bolivar, il “Libertador”. Dopo aver compiuto la traversata delle Ande, egli attaccò alle spalle l’esercito spagnolo a nord di Bogotà e lo sconfisse.
Nel dicembre 1819 un’assemblea riunita in una cittadina, Angostura, approvò una “Legge Fondamentale”, con la quale si dichiarava costituita la Repubblica della Gran Colombia, composta da tre dipartimenti, con capitali Caracas, Bogotà e Quito. Essendo questa ultima ancora nelle mani degli spagnoli, si ripresero le operazioni militari e, dopo dure lotte, il 24 maggio 1822, il generale Sucre, luogotenente di Bolivar, sconfisse definitivamente gli spagnoli. L’Ecuador era libero.
Nel 1830 la Grande Colombia fu sciolta, l’Ecuador fu dichiarato indipendente e fu eletto per la prima volta il generale Flores. Questi, dopo una presidenza intermedia di Vicente Rocafuerte tornò al potere nel 1839 ma nel 1845 una insurrezione lo costrinse ad abbandonare ed egli partì per l’Europa.
L’Ecuador, come tutte le repubbliche sudamericane, ebbe una vita agitata da continui colpi di stato. Infatti dal 1830 al 1940 si registrarono 33 presidenti, alcuni dei quali furono dittatori assoluti. Per gli anni 1929-1932 l’Assemblea Costituente nominò provvisoriamente Isidro Ayora ed il 25 marzo 1929 fu proclamata ed adottata una nuova Costituzione.

In quegli anni, però, vi furono numerose rivolte e lotte intestine che travagliarono il paese. Il 1 ottobre 1932 fu arrestato persino Sotomayor, Ministro della Guerra, sotto l’accusa di complotto. Nel 1933 l’Ecuador dovette mobilitarsi in vista del conflitto tra Perù e Colombia, ma non fu necessario il suo intervento. Vi fu invece nell’agosto un grave sciopero generale.

Ai primi di giugno 1938, sotto la presidenza di A. Enriquez, si verificò un incidente di frontiera col Perù che, riaccendendo vecchie controversie di confine, portò una notevole tensione fra i due paesi.
Nel gennaio del 1940 venne regolarmente eletto Carlos Arroyo del Rio, e con lui si ebbe una certa tranquillità sia all’interno che in politica estera.
Allo scoppio della 2^ Guerra Mondiale l’Ecuador si dichiarò neutrale e con esso le Isole Galapagos.
Per ottenere l’appoggio degli Stati Uniti in relazione al conflitto di frontiera col Perù, l’Ecuador ruppe i trattati commerciali e le relazioni diplomatiche con la Germania, l’Italia, il Giappone e tutti gli stati europei aggregati all’Asse. Nel 1942 ruppe pure tutti i rapporti col Governo dì Vichy.

Poi la controversia col Perù fu risolta e l’Ecuador potè avere una parte del territorio conteso ed anche l’autorizzazione a navigare sul Rio delle Amazzoni.

Il Congresso non fu molto soddisfatto dell’accordo, raggiunto con la mediazione soprattutto degli Stati Uniti, con i quali poi si concretarono importanti rapporti commerciali, in cambio anche di prestiti e facilitazioni economiche.

Nel 1944 i partiti al governo operarono, ciascuno per proprio conto, la designazione del futuro peesidente che, dopo rivoluzioni e controrivoluzioni, fu J.M. Velasco Ibarra. La nuova assemblea non ripudiò l’accordo ma non lo elogiò; abolì la legge che vietava l’ingresso ai cinesi; stabilì relazioni con l’unione Sovietica, ma il presidente non fu completamente d’accordo ed indisse nuove elezioni; Velasco fu confermato fino al 1948.
Nel frattempo era stato firmato un trattato d’amicizia con la Cina, un accordo commerciale con l’Argentina per lo scambio di gomma, oli e legno di balsa contro grano, bestiame e pelli. Inoltre gli Stati Uniti avevano lasciato libere alcune basi occupate durante il periodo bellico.
Sembrava quindi che la posizione di Velasco fosse solida, invece il 23 agosto 1947, l’allora Ministro della Guerra, colonnello Moreno, con un colpo di stato formò un nuovo governo. La contro-rivoluzione scoppiata al nord riportò le cose all’origine, ma siccome Velasco era fuggito in Argentina, fu considerato decaduto e fu eletto provvisoriamente, fino al compimento della legislatura, Juan Carlos Arosemena che, però, fu sostituito dal presidente definitivo il senatore Galo Plaza Lasso.

Egli tenne uno dei governi più democratici che l’Ecuador ebbe nel tempo; potenziò l’agricoltura frenando l’eccesso di industrializzazione per non correre il rischio di creare squilibri; svi luppò lo sfruttamento delle miniere, migliorò l’istruzione, le finanze pubbliche e le comunicazioni. Nel febbraio 1952 firmò un patto di assistenza militare con gli Stati Uniti.

A luglio di quello stesso anno fu eletto ancora Josè Maria Velasco Ibarra  rientrato dall’Argentina, che continuò la politica del predecessore. Nel 1953 aderì all’unione economica con Argentina, Cile, Paraguay. Nel 1955 si riacutizzò col Perù la questione di frontiera, che poi venne composta dall’OAS.

Nel 1956 con regolari elezioni fu presidente il conservatore Camilo Ponce Enriquez che rafforzò subito i rapporti con gli Stati Uniti da cui ebbe prestiti ingenti per lo sviluppo dell’economia del paese.
Era il 1958 ed in quell’anno l’Ecuador veniva ammesso all’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare.

Nel 1960 venne rieletto per la quarta volta Velasco Ibarra. Tornato al potere, per prima cosa dichiarò nullo il patto stipulato col Perù nel 1942: promise terre, case e alti salari; nominò Ministro dell’Interno il filo-castrista M.Araujo Hidalgo; inviò come Vice-presidente C.J.Arosemena a Mosca per incontrarsi con i dirigenti sovietici. Poi, invece di mantenere le promesse fatte, impose aggravi fiscali specialmente ai ceti inferiori della popolazione. Ci furono rivolte studentesche, malcontento e ovunque agitazioni. Velasco fu costretto a dimettersi e Arosemena, in un primo tempo arrestato, veniva poi insediato come presidente.

Arosemena dichiarò subito che avrebbe stretto ancora di più i rapporti con i castrìsti, i sovietici ed i nordamericani;ciò provocò la diffidenza delle altre Repubbliche latino-americane ed allora, dopo pochi mesi, il presidente cambiò disposizioni, ruppe
i rapporti con Cuba e rafforzò quelli con gli Stati Uniti. Siccome però era molto dedito all’alcool, per colpa di questo suo vizio fu costretto ad abbandonare il potere, che fu assunto nel 1963 da una Giunta Militare, formata dai comandanti delle tre armi.
Il nuovo regime fece del suo meglio per governare il paese ma non incontrò il favore popolare e ci furono gravi manifestazioni da parte degli studenti che provocarono la chiusura dell’Università di Quito (gennaio 1964).

Nel settembre 1964 De Gaulle si recò in visita a Quito. In quella occasione assegnò la “Legion d'Onore” a quattro membri della Giunta. Subito si verificò un singolare incidente diplomatico poichè, avendo saputo che altri capi di stato latino-americani avevano avuto un grado superiore della stessa onorificenza, i membri insigniti della “Legion d’Onore” si ritennero offesi e la restituirono.
La Giunta, poi, perso il controllo della situazione del paese, fu rovesciata nel 1966 e provvisoriamente assunse il potere il ricco proprietario terriero C.Yerovi Indaburu.

Nel 1968 ancora una volta divenne presidente Velasco Ibarra il quale, dopo aver dichiarato apertamente di non essere in tenzionato a ripristinare i rapporti con Cuba e con i paesi della Europa orientale, trovò pure il sistema di peggiorare i rapporti con gli Stati Uniti poichè nel 1969 fece sequestrare sei pescherecci statunitensi sorpresi a pescare entro i 200Kmetri delle coste ecuadoriane.
Nelle elezioni legislative del 1970 Velasco Ibarra fu messo in minoranza ma i militari lo obbligarono ad assumere i pieni poteri e a sciogliere le Camere. Questo colpo di stato era stato preparato dal Ministro della Difesa, J.Acosta Velasco, nipote del presidente, che inoltre fece arrestare Manuel Aguirre, rettore dell’Università di Quito, accusato di sostenere le ribellioni degli studenti.
Le forze armate, sospettando che Acosta Velasco volesse impadronirsi del potere, lo obbligarono ad allontanarsi, liberarono gli ufficiali che avevano partecipato alla precedente insurrezione e costituirono un’altra Giunta Militare che destituì Velasco Ibarra, che ancora una volta dovette riparare in Argentina.

Il nuovo governo, presieduto dal generale Guillermo Rodriguez Lara, promise una politica sociale; nel 1972 inaugurò lo oleodotto transandino; fu ammesso all’OPEC come 12 Membro nell’Organizzazione Mondiale Produttori di Petrolio, tenutasi a Vienna il 28 giugno 1973.
Il 1 settembre 1975 falliva un golpe organizzato dal generale Raul Gonzales Alvear, per spodestare il generale Rodriguez Lara.
Ma nel gennaio 1976 il suo regime ebbe termine ed entrò in carica una nuova Giunta Militare, che dapprima attuò una certa repressione nei confronti degli scioperi ma poi si adoperò per riportare il paese ad un governo civile.
Nel gennaio 1978 fu proclamata una nuova Costituzione (Congresso con una sola Camera, voto agli analfabeti, presidente con maggiori poteri ma non rieleggibile) e nell’aprile 1979 fu eletto J. Roldos Aguilera, progressista, che non ebbe vita facile a causa di contrasti sorti fra il vecchio partito populista e i nuovi partiti della “sinistra democratica” e i cattolici.

All’inizio del 1981 si combattè fra il Perù e l’Ecuador per la solita questione di frontiera una guerra lampo che sarebbe potuta essere un trampolino di lancio per Roldos Aguilera se questi non fosse perito tre mesi più tardi in un incidente aereo.

Gli successe il democristiano Vice-presidente Hurtado che però non riuscì a governare, stante la grave crisi economica in cui era caduto il paese dopo una brusca caduta dei prezzi del petrolio. Scioperi e manifestazioni aggravarono la situazione.

Le elezioni del 1984 videro vincitore il candidato di destra L. Febres Cordero che cercò di superare la crisi immettendo i “prezzi reali” per i generi alimentari, imponendo restrizioni salariali, riducendo il ruolo dello stato in economia, facilitando i privilegi al capitale estero. Tutto questo lavorò a sfavore del popolo che mise in piedi scioperi e agitazioni. Nel 1987 si raggiunsero i più alti dati della denutrizione, disoccupazione e sottoccupazione.
Il sistema di governo di Febres Cordero generò bande paramilitari di destra e la guerriglia di sinistra. Nelle elezioni del 1988 la destra fu sconfitta e vinse R.Borja, della sinistra democratica, su A.Bucaram, populista ed ex sindaco di Guayaquil.

Borja si propose di rilanciare l’economia con una maggiore industrializzazione e la ridistribuzione del reddito. Ma in pratica la situazione rimase molto difficile; furono necessarie misure restrittive che promossero altre agitazioni. A tutto contribuivano i gruppi armati dell’estrema destra e l’intrusione in Ecuador dei narcotrafficanti colombiani, perseguitati dalle leggi antidroga del loro paese.
Nel giugno 1990 si costituì nel Congresso una larga maggioranza di destra che però non potè nulla contro Borja.

Ancora un problema grave perdurava in Ecuador ed era quello della lentissima integrazione degli Indios, ed inoltre gli indigeni reclamarono i loro diritti sulle terre e chiesero il risarcimento per i danni subiti a seguito dei deterioramenti ambientali provocati dalle compagnìe petrolifere. E per questo su alcune province andine si verificarono insurrezioni, però senza esito. Nel 1991 tuttavia si arrivò ad un accordo importante con i paesi del Patto Andino (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela) che nel 1992 dava vita ad una zona di libero scambio e adottava una politica tariffaria comune nei confronti del resto del mondo.

Le elezioni generali del 1992 videro il rinforzarsi della maggioranza conservatrice e l’inserimento al potere di S. Duran Ballen, capo di una frazione scissionista del partito conservatore: scissione che dette vita al “Partito di Unità Repubblicana”.

Egli proseguì con le misure di austerità promosse dai suoi predecessori e cercò di accelerare tutte le riforme per il risanamento dell’economia. Ma trovò notevoli resistenze in molti settori, compreso quello militare che aveva  le mani in pasta in molte imprese pubbliche, specialmente in campo petrolifero, nelle comunicazioni e nell’elettricità.

Le elezioni legislative del maggio 1994 decretarono una notevole perdita del partito di Ballen e, per contro, un forte aumento del “Partito Sociale Cristiano”, seguito dalla Sinistra Democratica. Nel successivo giugno,  da parte delle organizzazioni di destra venne proposta una  legge per lo sviluppo agricolo, che beneficiava soprattutto i latifondisti ed i grandi produttori. Questa proposta trovò molti oppositori negli indigeni e negli Indios,  verso quegli articoli che minacciavano la collettiva proprietà della terra.  Inoltre molti scandali per la corruzione anche di elementi governativi indebolirono il potere del presidente che, essendo sorte nel frattempo delle problematiche con il Perù, su un vecchio argomento di confini, tentò attraverso la molla del patriottismo di mettere a tacere le altre incombenze negative.

Le difficoltà col Perù sfociarono in una vera e propria guerra per il possesso della Cordigliera del Condor; questa guerra finì nel marzo del 1995  con la mediazione di Argentina, Brasile, Cile e Stati Uniti. Nell’ottobre dello stesso anno il vice-presidente A. Dahik   dovette rassegnare le dimissioni perché reo di corruzione per aver pagato  col denaro pubblico alcuni elementi dell’opposizione che avrebbero dovuto così sostenere le riforme del governo.

Il Partito Social Cristiano vinse le elezioni legislative del maggio 1996. Contemporaneamente si erano svolte anche  le presidenziali.  Siccome, però, nessun candidato aveva ottenuto la maggioranza assoluta, si dovette arrivare al ballottaggio nel luglio 1996, nel quale si affermò A. Bucaram Ortiz, leader del “Partito Roldosista Ecuadoriano”. Egli aveva condotto una ben strana campagna elettorale, dichiarando di voler formare un “governo dei poveri”. E quando, dopo la vittoria, era giunto il momento di mettere in pratica i suoi programmi, invece proseguì  con la politica economica neoliberista che aveva caratterizzato il governo precedente. Anche lui venne poi coinvolto, insieme al suo governo, in una serie di scandali e da ciò scaturì una forte crisi costituzionale.

Nel febbraio 1997 Bucaram Ortiz venne esonerato dall’incarico e sostituito dal presidente del Congresso F. Alarçon   del “Fronte Radicale Alfarista”.  La sua nomina provvisoria, che doveva durare 18 mesi, poi si confermò con un referendum popolare del maggio 1997, col quale fu anche nominata  una Commissione per la  rielaborazione della Costituzione.

All’Assemblea Costituente del novembre 1997 ebbe la maggioranza il Partito Social  Cristiano e nel maggio 1998 si ebbero altre consultazioni sia per l’elezione del presidente sia per il rinnovo del Parlamento. La “Democrazia Popolare” ebbe la maggioranza ma per le presidenziali nessun candidato ottenne la maggioranza al primo turno. Nel luglio successivo si ebbe il ballottaggio vinto dal democristiano J. Mahuad Witt, ex sindaco di Quito.

Inondazioni sopraggiunte nel 1998 avevano portato il paese in una gravissima crisi economica che per tutto il 1999, anche a causa del contemporaneo ribasso mondiale del prezzo del petrolio, determinò nel mese di marzo giganteschi scioperi e fortissime tensioni.