CUBA

Storia

Cristoforo Colombo approdò il 28 ottobre 1492 a Cuba dove fu accolto con grande ospitalità dagli indigeni. E riferendosi a
quella isola delle Grandi Antille che attualmente ha il nome di Cuba, così scrisse: "E' l’isola più bella che occhi umani abbiano mai visto".
Molte cose concorsero a questo giudizio: la mitezza del clima, la straordinaria varietà della vegetazione, l’azzurro intenso del cielo, le coste molto frastagliate, tanto da rendere il litorale cubano, specialmente quello atlantico, un susseguirsi di sporgenze e insenature che costituiscono ottimi porti naturali.Ciò che colpì Cristoforo Colombo furono, inoltre, le caratteristiche usanze degli indigeni e furono proprio gli "Indios" che insegnarono agli europei l’uso del tabacco, che rappresenta una delle più sviluppate colture dell’isola.

Colombo fece anche un secondo viaggio a Cuba nel 1494; percorse grandi tratti di costa, scoprì l’attuale Isola dei Pini, che allora chiamò “Evangelista”; abbandonò poi l’isola senza farvi più ritorno.
Egli sicuramente ebbe la conoscenza della forma dell’isola di Cuba, tanto che nel 1500 Juan de la Cosa potè disegnarne la carta, ma la prima circumnavigazione fu compiuta solo nel 1508 da Sebastiano de Ocampo.

La colonizzazione di Cuba iniziò nel 1511 ad opera di. Diego de Velasquez, che vi approdò con 300 volontari, fra i quali Hernan Cortes, il “conquistador” del Messico.
La prima città fondata dagli spagnoli nel 1512 fu Baracoa. Diego de Velasquez fondò L’Avana e Santiago de Cuba, ma pochissime tracce rimasero di quei primi abitatori che alla metà del 1500 erano quasi tutti emigrati in Messico, attratti dall’oro e dall’argento, principali ricchezze di quel sottosuolo.

Nell’isola rimasero un centinaio di spagnoli, con qualche migliaio di “Indios” ed alcune centinaia di schiavi negri importati dall’Africa per il lavoro nelle piantagioni.
Nel 1550 l’isola fu eletta a Governatorato ed ebbe come capitale L’Avana ed all’Avana nel 1580 si istituì la Capitaneria Generale
.
Poi nel 1607 Cuba fu divisa in due regioni amministrative: una con capitale L’Avana e l’altra con capitale Santiago, entrambe politicamente dipendenti dall’Audiencia di Santo Domingo, mentre la regione di Santiago militarmente dipendeva dall’Avana.
In effetti scarsa era l’attività politica mentre si registravano continue diatribe fra le varie autorità in relazione alla assegnazione di terre e di “encomiendas” alla popolazione.

Preoccupante fu in quel periodo il contrabbando gestito dai pirati, soprattutto francesi, che infestavano l’isola. Essi furono definitivamente debellati intorno al 1698 dopo che fu concluso un trattato tra Spagna, Francia ed Inghilterra.

Nel 1762 scoppiò una guerra tra Spagna ed Inghilterra dalla quale era partita una spedizione, agli ordini dell’ammiraglio Lord Albemarle, alla conquista dell’isola, che in effetti avvenne il 13 agosto di quell’anno con la capitolazione dell’Avana.
A Versailles il 10 febbraio 1763 si firmò il trattato di pace che stabiliva la liberazione di Cuba da parte degli inglesi in cambio della Florida, della quale veniva a privarsi la Spagna.

Ed in quel periodo aneliti di libertà si accesero anche a Cuba dopo che la Spagna fu occupata da Napoleone e nel luglio 1808  le autorità cubane si riunirono per contestare sia l’usurpatore Giuseppe Bonaparte che il dominio spagnolo. Iniziarono le prime sommosse e ci fu il primo martire, il negro Josè Antonio Aponte che tentò di emancipare gli indigeni, ma venne fatto prigioniero e giustiziato con altri 8 cospiratori nel 1812.

Da allora si formarono le prime società segrete che formarono il primo programma di libertà. Intanto in Messico gli emigrati cubani formarono una Giunta Promotoria della Libertà, nel 1825, e l’anno dopo si ebbero i primi martiri: F. de Aguero y Velasco e A. Manuel Sanchez, impiccati per ordine del generale Vives. E da quel momento la Corona di Spagna affidò nelle sole mani del capitano generale i poteri amministrativi, militari e giudiziari, creando così il primo dittatore.

La lotta per la libertà dell’isola si fece sempre più serrata anche perchè fu incoraggiata e sostenuta sempre di più dagli Stati Uniti, che intendevano annettersi Cuba a spese della Spagna. Un primo tentativo per questo scopo gli Stati Uniti lo avevano già fatto nel 1825. A tal fine nel l848 il Ministro degli Stati Uniti a Madrid fu autorizzato ad offrire alla Spagna la somma di 100 milioni di dollari. Nel 1852 il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Everett, dichiarò che essi non avrebbero mai contestato alla Spagna i suoi diritti su Cuba. Nel 1854, invece, fu stilato il “Manifesto di Ostenda”, firmato dai ministri degli Stati Uniti a Londra, a Parigi ed a Madrid, in cui si dichiarava che Cuba per la sua situazione geografica e per altre considerazioni derivanti da essa era indispensabile agli Stati Uniti al pari degli altri membri che li componevano. Per cui offrirono la somma di 120 milioni di dollari alla Spagna per la pacifica cessione, altrimenti, qualora fossero in qualsiasi momento emersi elementi turbativi dell’ordine e della pace interna dell’unione, questa avrebbe strappato con la forza l'isola di Cuba alla Corona Spagnola.
Questo Manifesto fu aspramente criticato sia in Europa che negli stessi Stati Uniti.

Intanto due partiti si erano formati: quello riformista dei creoli e quello conservatore degli spagnoli, e tra loro perduravano continue lotte di potere, finchè nel 1868 scoppiò una insurrezione che si chiamò la “guerra dei dieci anni”: contro gli spagnoli si erano coalizzati gli autonomisti, gli indipendentisti e gli unionisti (pro U.S.A.) capeggiati da Carlos Manuel de Cespedes, Francisco Vicente Aguilera ed altri.

Gli Stati Uniti non intervennero ma si limitarono a fare ancora un'altra proposta di comperare Cuba. Nel 1873, durante la guerra, morì per ferite il capo degli insorti Ignacio Agramonte, detto il Washington Cubano che fu sostituito da Maximo Gomez.

Nel 1878 giunse a Cuba il nuovo Governatore spagnolo, il generale Martinez Campos. Egli riuscì ad accordarsi coi ribelli; fu firmato tra loro il Patto di Zanjon con le promesse di: amnistia per i fatti di guerra, abolizione della schiavitù, riforme nel governo e autonomia coloniale. Nel 1879/80 ci fu un’altra rivolta, detta “Piccola Guerra’, capeggiata da Calixto Garcia, ma fu facilmente sedata.

Nel 1886 entrò in vigore la legge sulla totale abolizione della schiavitù; nel 1893 il generale Calleja decretò la completa uguaglianza civile dei Bianchi e dei Negri. Ma molte delle promesse riforme non si verificarono e malgrado la proclamazione della Costituzione nell’isola, in realtà la rappresentanza alle Cortes di Madrid fu sempre composta per la maggior parte da coloni spagnoli e non da indigeni. Inoltre era cessata già dal 1891 la reciprocità doganale con gli Stati Uniti, ma mentre la Spagna importava in franchigia le sue merci a Cuba, questa invece vedeva aggravate di dazi le sue merci entranti in territorio spagnolo. Con grave danno dell’economia cubana.
Inoltre poi sul bilancio locale vennero a gravare tutte le spese necessarie per mantenere l’ordine pubblico con grave malcontento di tutti, per cui nel febbraio del 1895 scoppiò un’altra ribellione, capeggiata da Maximo Gomez, Josè Martì, Antonio Maceo, Calixto Garcia.

La Spagna sospese immediatamente le garanzie costituzionali e spedì a Cuba rinforzi militari comandati dal maresciallo Martinez Campos, che dopo aver assommato diversi insuccessi, fu sostituito dal generale Valeriano Weiler. Egli, noto per i suoi metodi repressivi severissimi, isolò gli insorti in trincee e rinchiuse i non combattenti in “Campi di Concentramento” dove essi morirono per fame ed epidemie.

Gli Stati Uniti in questa circostanza si limitarono a sostenere i ribelli sottobanco economicamente, ma intanto si rammaricavano perchè i loro commerci risentivano dei negativi effetti di questa situazione.

Nel 1897 in Spagna intanto era al governo il liberale Sagsta, che ordinò la sostituzione a Cuba del Weyler con il maresciallo Blanco e proclamò un governo autonomo affidato a Josè Maria Salvez. Il tutto però fu respinto dai ribelli e gli Stati Uniti il 6 dicembre di quello stesso anno annunciarono il loro intervento ed inviarono nel porto dell'Avana per primo l'incrociatore ”Montgomery” e poi la corazzata “Maine”, suscitando così le proteste della Spagna. Il 15 febbraio 1898 il “Maine” fu distrutto da una esplosione, di origine misteriosa, ed allora gli Stati Uniti fecero pervenire alla Spagna un “Ultimatum” che chiedeva l’immediata rinuncia a Cuba o, altrimenti, avrebbero invaso l’isola.

Fra i due stati furono rotte le relazioni diplomatiche e ci fu la guerra che registrò subito i successi americani, con la distruzione di Santiago de Cuba e della flotta spagnola comandata dall’ammiraglio Pascual Cervera y Topete. Il 10 dicembre 1898 col trattato di Parigi, la Spagna accettava l’evacuazione dell’isola e consentiva la presa di possesso della medesima da parte degli Stati Uniti.

Poiché però gli Stati Uniti si erano sempre dichiarati per l’indipendenza dell’isola, in essa fu costituita una amministrazione civile, a larga maggioranza indigena, che impostò subito le riforme: si curò l’istruzione, si portarono a compimento opere pubbliche e si  migliorarono le condizioni sanitarie. Poi dal 5 novembre 1900 al 21 febbraio 1901 fu tenuta all’Avana una costituente che elaborò una Costituzione, sul modello di quella degli Stati Uniti, in cui venivano riconosciuti i diritti degli Stati Uniti sul territorio, con i relativi interessi, fra cui la permamenza di basi navali e la prerogativa di intervenire per difendere l’indipendenza cubana, qualora ce ne fosse stata la necessità.

Il 5 maggio 1902 fu indetto il primo Congresso di Cuba e fu eletto il Primo Presidente: Tomas Estrada Palma, rieletto poi nel 1905.
Nell’agosto del 1906 scoppiò una rivolta ad opera dei liberali. Estrada chiese l’intervento degli Stati Uniti; essi inviarono truppe federali che nominarono un governo provvisorio. Questo cessò nel gennaio 1909 quando fu eletto presidente della repubblica cubana il liberale generale Josè Miguel Gomez, che rimase in carica fino al maggio 1913, quando fu sostituito dal conservatore Mario G. Menocal.

Durante la 1^ Guerra Mondiale anche Cuba, al seguito degli S.U., il 7 aprile 1917, dichiarò guerra alla Germania, senza però partecipare alle azioni militari.

Dopo la guerra, le elezioni del 1920 furono vinte dal liberale dissidente Alfredo Zayas che, però, entrò in carica il 20 maggio 1921. Ma intanto, nel 1919, dopo aver goduto di una grande prosperità economica, Cuba dovette ricorrere alle sovvenzioni degli S.U. a causa di una crisi gravissima.

Nelle elezioni del 1924 Zayas sostenne il liberale generale Gerardo Machado che iniziò il 20 maggio 1925 governando con molta energia.

Nel maggio 1928 fu revisionata la Costituzione e si portò la durata dei poteri presidenziali da 4 a 6 anni e Machado fu rieletto nel 1929, anche in virtù delle numerose promesse di miglioramenti fatte al popolo.
Purtroppo egli non mantenne le promesse e così verso la fine del 1930 si verificò una rivolta nazionalista contro di lui e fu applicata la legge marziale autorizzata dal Congresso.
La rivolta però continuò a lungo; l’opposizione disse di volere le dimissioni di Machado; richiesta ignorata e nel maggio 1933 gli Stati Uniti intervennero con tentativi di riconciliazione, che andarono tutti a vuoto. Finché il 14 agosto 1933 venne proclamato uno sciopero generale, le truppe governative tolsero il loro appoggio a Machado che dovette riparare a Montreal, nel Canada, poiché il presidio militare all’Avana era stato occupato da alcuni giovani ufficiali al comando del tenente colonnello Delgado.
Fu nominato presidente provvisorio il dott. Carlos Manuel de Cespedes ma nel settembre il suo governo venne rovesciato dall’esercito, agli ordini del sergente Batista, che insediò al potere una Giunta formata da 5 intellettuali presieduta dal prof. Ramon Grau San Martin, che dopo pochi giorni fu solo al potere per il ritiro de gli altri membri della Giunta.

La sommossa riprese, col favore del popolo e dei militari i quali dopo una sanguinosa giornata dovettero arrendersi.
Grau San Martin governò moderatamente senza l’aiuto nè dei comunisti nè dei radicali ma gli S.U. non lo riconobbero ugualmente cosicché crebbero a dismisura i disagi sia della situazione politica che di quella economica.

Si cercò di applicare dei rimedi radicali ma tutto inutilmente; persino gli studenti, che erano i maggiori sostenitori del governo, ricusarono Grau San Martin, tanto che egli il 15 gennaio del 1934 si dimise e lasciò il potere nelle mani di Carlos Hevia, che dopo due giorni si dimetteva per lasciare l’incarico al generale A. Mendieta.

Mentre il governo iniziava una sostanziale riforma della Costituzione, fu proclamata nel marzo del 1935 una agitazione generale, domata poi dall’esercito del colonnello Batista. Mendieta, nel dicembre dello stesso anno si dimise ed il successivo febbraio del 1936 fu eletto Miguel Mariano Gomez, sostenuto da liberali, nazionalisti e dal “Partito d’Azione Repubblicana”.
Nel maggio del 1936 veniva annullato il famoso patto che permetteva agli S.U. di intervenire nelle beghe interne di Cuba.

Alla fine del 1936 si decise di porre una imposta sullo zucchero, il che provocò una vivace reazione fra i proseliti di Batista contro il presidente Gomez, che fu destituito. Il suo successore, il dott. Laredo Bru durò pochissimo poiché il 10 luglio 1937 il governo fu affidato con larga approvazione al colonnello Fulgenzio Batista che iniziò subito a gestire il potere da dittatore.

Nel 1940 fu approvata la nuova Costituzione e Batista si trovò subito a lottare con gravi difficoltà sociali ed economiche. Durante la 2^ Guerra Mondiale il costo della vita aumentò e le difficoltà si aggravarono nonostante gli aiuti degli S.U. con i quali fu in linea dichiarando nel 1941 guerra al Giappone, alla Germania ed all’Italia. Nel 1942 ruppe pure le relazioni col governo di Vichy; firmò accordi con gli S.U. per la creazione di basi navali in territorio cubano e poi col Messico per la guerra contro i sommergibili tedeschi.

Nell'ottobre di quello stesso anno fu il primo ad allacciare rapporti con l’URSS; nel gennaio del 1943 firmò la dichiarazione delle Nazioni Unite e nel febbraio concluse un trattato di amicizia con la Cina.

Poichè la nuova Costituzione vietava la rielegibilità del presidente in carica, Batista dovette lasciare il governo a Grau, eletto il 1° giugno 1944.
Egli applicò importanti riforme, non sempre apprezzate dalle masse, poi ebbe la disgrazia di dover rimettere a posto il territorio duramente devastato da un uragano nell'ottobre 1946.

Nel gennaio 1947 gli S.U. ritirarono le forze dalla base di San Julian e poi altre, e nel maggio abbandonarono pure l’aeroporto di San Antonio de los Banos, che era costato 20 milioni di dollari. Nel novembre del 1947 furono mitigati i termini troppo severi del trattato di pace stipulato con l’Italia alla fine della guerra, con la piena approvazione dell’Assemblea costituente italiana.

Il 1° giugno 1948 le nuove elezioni furono appannaggio di Carlos Prio Socarras, candidato dei due partiti, il Repubblicano e l’Autentico. Egli cercò di risolvere i vari problemi che affliggevano l’isola e sembrava che potesse verificarsi l’auspicato miglioramento, anche in virtù del patto di assistenza militare firmato con gli S.U. il 7 marzo 1952; ma solo tre giorni dopo questa ratifica, con un colpo di mano si impadronì del potere Fulgenzio Batista che iniziò subito rigidi controlli in tutti i settori, ruppe i rapporti diplomatici con l’URSS e mise fuori legge il partito comunista; poi espulse tutti i corrieri diplomatici sovietici.

Cominciarono tempi difficili; ci furono vari tentativi di ribellione finchè il 26 luglio 1953 una rivolta di giovani di Santiago de Cuba fu soffocata nel sangue ed il suo capo, Fidel Castro Ruiz, avvocato ventiseienne di famiglia agiata, fu arrestato e condannato a 15 anni di reclusione.

Batista si fece rieleggere nel 1954 e con l’intento di rendersi più gradito al popolo, concesse un’amnistia, della quale beneficiò pure Fidel Castro.

Egli si mise subito a capo del “Movimento 26 Luglio” e cominciò la guerriglia contro il governo sulle montagne di Oriente, attirando le simpatie non solo delle masse ma anche del clero e dell’opposizione, costretta da tempo ad operare in regime di clandestinità.
Dopo due anni di lotta, Batista, ancora sulla cresta dell’onda, indisse nuove elezioni che fece vincere il suo candidato Andres Rivero Aguero,  mantenendo per sè il comando delle forze armate.

Immediatamente Fidel Castro scatenò l’offensiva e poco più di due mesi dopo costrinse alla fuga, il 1° gennaio 1959, il Batista, e con il plauso di tutta la nazione mise il governo nelle mani del giudice Manuel Urrutia.

Tenne per sè il comando delle forze armate e poco dopo ebbe la carica di Primo Ministro. Egli si mise subito all’opera modificando alcuni punti della Costituzione che non solo assegnava i pieni poteri al presidente ma abbassava pure di 5 anni l’età di elegibilità dei candidati, da 35 a 30 (Fidel Castro allora ne aveva 32).

Poi intraprese delle coraggiose ma sanguinose epurazioni, si trovò nel bel mezzo di enormi difficoltà economico finanziarie e per di più perse la sua credibilità specialmente negli S.U. dove veniva considerato in piena collusione con i comunisti.

Il 17 maggio 1959 proclamò ed applicò una riforma agraria così drastica che persino il Movimento da lui creato non potè esimersi da alcune perplessità. Varie furono le reazioni in tutto il paese e specialmente negli S.U. che contavano il maggior numero di rifugiati politici cubani. La Cina, invece, naturalmente, dimostrò viva simpatia con una dichiarazione di Chou-en-Lai; ed intanto venne a crearsi lAlleanza Democratica Nuova Cina per i comunisti cinesi residenti a Cuba.

Nel 1959 Fidel Castro, a seguito di contrasti sorti col presidente Urrutia, si dimise ma poco dopo fece la stessa cosa anche il presidente.

Il governo vacante fu assunto da Osvaldo Dorticos Torrado e dopo dieci giorni Castro riprese la carica di Primo Ministro, i rapporti con gli S.U. furono sempre più tesi ed anche quelli con la Spagna subirono peggioramenti tali da causare l’espulsione dell'Ambasciatore di Madrid il 21 gennaio 1960.

Nel febbraio successivo si recò in visita all’Avana il Ministro del Commercio Sovietico A. I. Mikojan che stipulò un accordo per la fornitura in 5 anni di 5 milioni di tonnellate di zucchero in URSS e da questa arrivava un prestito di 100 milioni di dollari, rimborsabili in 12 anni.

Intanto la situazione interna andò sempre più peggiorando e Castro ripristinò i tribunali militari per perseguire tutte le attività sovversive e creò il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie, in sostituzione del soppresso Ministero della Difesa, affidandolo al fratello Raul Castro.
Nel 1960, peggiorati notevolmente i rapporti tra Cuba e gli S.U., questi ultimi interruppero l’approvvigionamento di zucchero. Per contro Castro espropriò tutti i possedimenti statunitensi sull’isola; riallacciò i rapporti con l’URSS e con la Cina popolare disconoscendo la Cina nazionalista; firmò trattati economici con tutti gli Stati europei dell’Est e con la Corea del Nord e Cina Popolare. Il 9 luglio 1960 N. Kruscev minacciò di indirizzare missili negli S.U., qualora questi si fossero intromessi negli affari interni di Cuba. A questa minaccia rispose D. Eisenhower, presidente degli S.U.,dichiarando che non avrebbe mai permesso l'insediarsi di un regime comunista nell’emisfero occidentale.

Cuba tentò di far intervenire le Nazioni Unite per dirimere la questione, che invece fu sistemata dall’OAS, con la proibizione dell’ingerenza Cino-Sovietica nell’America Latina.
I rapporti tra Cuba e S.U.. si deteriorarono sempre più e nel gennaio 1961 Eisenhower ritirò il suo ambasciatore Philip Bonsal, che aveva fatto di tutto per evitare la rottura definitiva.

Intanto negli S.U. molti rifugiati politici, sostenitori di Batista, organizzarono l’invasione di Cuba, con l’aiuto della CIA. Questa cosa, resa nota a Castro dallo spionaggio, fallì e nella “Baia de los Cochitos” (Baia dei porci), 1180 cubani furono fatti prigionieri ed esposti alla derisione delle masse, le quali riversarono su Castro grandissima ammirazione ed anche dalla Cina e dall’URSS arrivarono incoraggiamenti ed aiuti. L’URSS, addirittura,il 10 maggio 1962 assegnò a Castro il “Premio Lenin per la Pace”. Nel dicembre dello stesso anno Castro proclamò apertamente la sua adesione al “Marxismo-Leninismo”.

Si iniziò subito il periodo del miglioramento economico, dando impulso alle industrializzazioni. Il risultato però fu scarso ed allora il teorico della rivoluzione Ernesto Che Guevara ripiegò su quella che era stata sempre la prima risorsa di Cuba, cioé la canna da zucchero. E sulla spinta del sentimento patriottico ispirato da Castro, le masse lavorarono con turni anche massacranti ricevendo in cambio la costruzione di scuole ed ospedali, l’ampliamento delle aziende agricole ed il risanamento morale dei costumi, fino ad allora alquanto liberi.

La Chiesa, che non si era schierata con Castro al momento di cambiare politica, fu colpita con l’espulsione di 435 preti spagnoli e cubani e di un vescovo.

Nell’agosto del 1961 c’era stata a Punta del Este una conferenza dell’OAS, che aveva discusso un piano preparato da John Fitzgerald Kennedy, presidente degli Stati Uniti, per il progresso del continente. Che Guevara, incaricato per Cuba, non lo firmò ed una seconda conferenza, sempre a Punta del Este nel gennaio 1962 decretò l’espulsione di Cuba. Tutto ciò portò al deterioramento massimo fra Stati Uniti e URSS tanto che si pensò ad un prossimo conflitto.

Il 14 ottobre 1962 un aereo-spia statunitense scattò alcune foto al territorio cubano; esse rivelarono in maniera assolutamente chiara l’esistenza di una base missilistica sovietica con una piattaforma di lancio rivolta verso gli Stati Uniti.

Tra Kruscev e Kennedy ci fu un drammatico scambio di messaggi. E mentre i militari americani consigliarono a Kennedy una immediata invasione di Cuba, egli non aderì alla richiesta optando per una attesa di conoscere le future mosse di Kruscev che, infatti, ordinò lo smantellamento dei missili, il caricamento sulle navi sovietiche, rimaste al largo, ed il conseguente rientro in patria. Il tutto condito da un enorme sospiro di sollievo da parte del mondo intero.

A causa della sua simbiosi col mondo comunista, Castro si alienò la popolarità nei paesi dell’America Latina ed anche perché a Cuba si recavano tutti i giovani guerriglieri attivi dei territori limitrofi. Nel novembre 1963 in Venezuela furono scoperti molti depositi di armi provenienti da Cuba per rimuovere il presidente Romulo Betancourt. Castro ne ricevette una severa condanna.
Egli nel 1963 fece un viaggio nell’URSS e si pronunciò contro la Cina Popolare che aveva criticato Mosca per l’aver tolto i missili a Cuba.

Intanto la guerra fredda fra Castro e gli Stati Uniti continuò a causare diversi episodi di disturbo. Poi Castro nell’ottobre 1965, a sorpresa, comunicò a chi avesse intenzione di abbandonare il paese che era libero di farlo; 14.000 persone si allontanarono, aiutati nelle spese dagli Stati Uniti.

E siccome la sua popolarità nel continente era andata via via sempre più scemando, egli rivolse la sua attenzione ai paesi del Terzo Mondo, allo scopo di debellare ovunque l’imperialismo.

Dal 3 al 15 gennaio 1966 ci fu una conferenza all’Avana in cui fu letto un messaggio di Che Guevara, assente, in cui si invitavano tutti i popoli sottomessi a procurare all’imperialismo “due, tre, molti Vietnam”.

Nell’agosto 1967 l’OLAS, Organizzazione Latino-Americana di Solidarietà, riunì i delegati di tutto il mondo per riconfermare l’avversione al capitalismo.

Nell’ottobre 1967 Che Guevara morì in una guerriglia che stava conducendo in Bolivia; ciò segnò un duro colpo per il “Castrismo” che era già meno diffuso in tutta l’America Latina. Anche nei riguardi della Cina e dell’URSS Castro non potè più contare sull’appoggio completo alla sua politica. L’URSS stava cercando di migliorare i suoi rapporti con gli Stati  dell’America Latina e la Cina aveva ridotto moltissimo l’importazione di zucchero cubano, creando serie difficoltà all’economia.

Ma anche difficoltà di ordine politico sopraggiunsero allorchè si diede il via ad un processo politico in cui il “leader” più amato della vecchia guardia, .Anibal Escalante, fu condannato a 15 anni di prigione insieme a 36 imputati, per attività antirivoluzionaria.

In campo economico, dopo le sopravvenute difficoltà, Castro chiese al popolo di intensificare la coltura della canna da zucchero al fine di raggiungere per il 1970 un raccolto di 10 milioni di tonnellate.

L’impresa fallì ed il 26 luglio 1970 Castro fece una pubblica autocritica riconoscendo tutti gli errori commessi. Però miglioramenti in altri campi c’erano stati, specialmente nella sanità e nella lotta all’analfabetismo, che era stato quasi completamente debellato.

Intanto i rapporti con l’URSS erano tornati abbastanza amichevoli mentre quelli con la Cina no. Con gli stati dell’America Latina erano migliorati tanto che alcuni di essi, fra il 1972 ed il 1974, avevano tolto il blocco esistente da molti anni. Anche con gli. S.U. si registrò qualche distensione ed alcuni uomini politici statunitensi si recarono a Cuba per brevi ma piacevoli soggiorni.

Questi rapporti, però, tornarono tesi allorchè Castro, nel dicembre del 1975, al Congresso del Partito Comunista Cubano, dichiarò di sentirsi in diritto di intervenire nelle diatribe interne dei paesi africani in nome dell’internazionale socialista. Ciò innescò una dura polemica col presidente Ford quando egli dovette constatare che Castro era intervenuto in Angola, nel 1976, con armi sovietiche, per aiutare il locale Movimento Popolare Indipendente, che lottava per la conquista del potere.

Internamente a Cuba nel 1976 furono ben definiti i compiti di Castro che divenne, oltre che capo dello stato, Primo Segretario del Partito Unico, Presidente del Consiglio di Stato e Presidente del Consiglio dei Ministri, mentre ogni vice-presidenza fu affidata al fratello Raul, oltre al Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie, che già amministrava.

Nel 1977 Castro inviò truppe in Etiopia, allora in guerra con la Somalia, ed appoggiò tutti i movimenti separatisti verificati. Fra il 1979 ed il 1982 fu Presidente del Movimento dei Paesi non Allineati.
Nel 1980, dopo un breve miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, sotto la presidenza Carter, questi tornarono ad essere tesi allorchè Castro intervenne in Nicaragua per appoggiare i sandinisti.

Nel 1986, dopo un viaggio a Cuba di Madre Teresa di Calcutta, anche i rapporti con la Chiesa migliorarono.
Nel medesimo anno Castro annullò il debito estero ai paesi del Terzo Mondo, nonostante le difficoltà economiche in cui Cuba continuava a dibattersi.

Si combattè anche la corruzione ed il traffico di droga e nel febbraio 1989 per questo motivo furono processati due ministri e diversi alti ufficiali. Nel luglio dello stesso anno 4 militari furono fucilati e fra questi A. Ochoa Sanchez, già comandante delle forze cubane in Angola.

Il 1989 vide anche il risolversi delle maggiori controversie in terra africana ed il completo ritiro di tutte le forze cubane.
Con Mosca, poi, per merito della mutata politica economica di Gorbacev, che metteva in discussione quella degli aiuti e dei finanziamenti, si arrivò ad instaurare invece un rapporto di libero mercato.

Questa nuova politica causò un certo dissenso all’Avana e anche durante la crisi del Golfo Persico nel novembre 1990, Cuba non firmò il patto che autorizzava l’uso della forza contro l’Iraq.

Alla fine del 1990 Mosca modificò anche la durata dei trattati commerciali con Cuba; essi da quinquennali divennero annuali; da qui l’aumento delle difficoltà che provocarono il razionamento dei generi di prima necessità.

Poi, nel 1991, Mosca decise di ritirare da Cuba tutti i consiglieri militari. Per contro gli Stati Uniti si sono sempre rifiutati di levare le tende da Guantanamo, tuttora una loro base navale in territorio cubano.

Con il ridimensionamento dei rapporti economici con l’Unione Sovietica le difficoltà cubane aumentarono ma, contraddicendo tutte le previsioni, Castro mantenne alta la sua popolarità in patria. A ciò concorsero certamente i migliori livelli culturali e sanitari che il popolo aveva raggiunto, cosa che non si era verificata in alcun altro paese dell’America Latina.

Ma con il crollo dell’Unione Sovietica, avvenuto nel dicembre 1991,  per effetto della “perestroika”, la situazione economica cubana precipitò, venendo a mancare principalmente le forniture di petrolio. Deleterie furono le conseguenze per le attività industriali del paese; ne soffrirono le comunicazioni ed i trasporti, e le esportazioni furono quasi nulle.

Il governo impose misure restrittive in aggiunta a quelle messe in atto già dal 1990 e poi cercò di correre ai ripari iniziando a riformare quella monocoltura, basata esclusivamente sulla canna da zucchero.

Il malcontento popolare era in continua crescita. Nel luglio 1992 furono apportati alcuni emendamenti alla Costituzione. Con essi si aboliva ogni forma discriminatoria a carattere religioso ed i praticanti potevano iscriversi al partito unico; poi si autorizzò l’elezione diretta dell’Assemblea Nazionale.

Ma gli Stati Uniti continuarono a mantenere l’embargo ed anzi estesero, con la nota legge  Torricelli, la proibizione di commerciare con Cuba anche a quelle imprese estere connesse con aziende statunitensi. Questa legge fu vivacemente contestata dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dalla Conferenza dei vescovi cattolici cubani.

L’anno 1993 fu quello che portò alcune modifiche: nel febbraio l’Assemblea Nazionale fu eletta col suffragio diretto; Fidel Castro ed il fratello  Raul mantennero le loro cariche; nel luglio fu abolito il divieto, già in atto da 30 anni, di detenere valuta estera, pregiata. Cosicchè anche i cubani poterono spendere tale valuta negli appositi esercizi fino ad allora riservati solo ai turisti ed ai diplomatici; nel settembre, con un decreto,  si legalizzò la costituzione di talune imprese individuali e, nel contempo, si dispose la trasformazione in cooperative per le fattorie di stato. L’anno successivo i contadini furono autorizzati a vendere per conto  proprio tutto ciò che superava le quote di merci da consegnare allo stato e nel giugno 1995 furono legalizzati i ristoranti privati a conduzione familiare.

Ma queste aperture, se favorirono una parte dei lavoratori ne penalizzarono altre, così da creare dislivelli notevoli fra i beneficiati ed i non. Il clima sociale si deteriorò molto, la disoccupazione, fino ad allora quasi sconosciuta, entrò nella più precaria situazione ed inoltre un altro fenomeno si verificò: un numero sempre in crescita di cubani si avvicinò alla Chiesa, non solo a quella cattolica.

Per la situazione internazionale, Cuba non andò oltre il miglioramento dei rapporti con  Colombia, Cile ed Haiti. Tutti gli altri paesi latino-americani rimasero sulle loro posizioni. Per non parlare poi degli Stati Uniti che mantennero l’embargo anche dopo l’elezione di Clinton.

Naturalmente con questo atteggiamento degli Stati Uniti Cuba non potè mai uscire dal suo isolamento economico non potendo nemmeno accedere ai finanziamenti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. La Cina fu quindi il paese privilegiato da Castro per gli scambi economici.

Poi, nell’estate del 1994 sopraggiunse una nuova crisi fra Cuba e gli Stati Uniti, causata dall’esodo continuo di cubani dall’isola in direzione Miami, Florida. Nel tentativo di bloccare questo movimento migratorio, Clinton ordinò di dirottare sulla base navale di Guantanamo i cubani che venivano intercettati in mare. Ciò provocò le rimostranze della comunità cubana di Miami ed allora i due paesi siglarono un patto. Clinton si impegnava a dare il visto di ingresso in Florida a non più di 20.000 profughi all’anno mentre Castro si dichiarava pronto ad impedire nuove fughe. Questo patto fu poi perfezionato nel maggio 1995.

Castro, pur non promuovendo alcuna riforma politica, nell’intento però di migliorare la situazione economica, autorizzò ogni forma di liberalizzazione commerciale. Permise anche la costituzione di “zone franche”, dove tutte le imprese straniere avrebbero ottenuto condizioni privilegiate ed agevolazioni fiscali. In questo erano comprese anche imprese i cui proprietari fossero cubani rifugiati all’estero. Ma proprio in concomitanza con queste decisioni, gli Stati Uniti elaborarono ed emanarono una legge, detta di Helms-Burton, con la quale proibivano tassativamente a queste imprese di investire i loro capitali su proprietà già di cittadini statunitensi e requisite a suo tempo dalla rivoluzione castrista.

Questa legge fu criticata da vari stati, fra i quali Canada e Messico,  e da organizzazioni come l’Unione Europea, per aperta violazione dei diritti umani. Questa ondata di dissensi costrinse Clinton a rinviare di 6 mesi in 6 mesi l’applicazione di questa legge, a partire dal luglio 1996. E nell’estate di quell’anno l’Avana fu scossa da vari attentati dinamitardi, tutti tendenti a distruggere l’industria del turismo in vista dell’imminente viaggio a Cuba del papa Giovanni Paolo II, previsto per il gennaio 1998.

Questa visita fu svolta dal 21 al 25 gennaio 1998 e la partecipazione popolare fu immensa. Giovanni Paolo II condannò l’embargo (come del resto fecero le Nazioni Unite nell’ottobre dello stesso anno e per il settimo anno consecutivo), ma criticò anche il regime castrista, specialmente sui temi: aborto, divorzio e mancanza di libertà per il popolo.

Nello stesso mese di gennaio le elezioni legislative confermarono i ruoli dei due fratelli Castro. Nel febbraio, con un atto di buona volontà verso il papa, Castro fece scarcerare 299 detenuti di cui 70 per motivi politici. Anche i rapporti con gli Stati Uniti cambiarono un po’ perché Clinton abolì le sanzioni del 1994 che si erano aggiunte a quelle già esistenti e così i voli Stati Uniti-Cuba furono rimessi in vigore così come le rimesse in denaro. Questi miglioramenti furono registrati anche durante il corso del 1999.

La visita del papa a Cuba ebbe degli effetti positivi importanti per questo paese. Il premier canadese J. Chretien si recò in visita all’Avana, la Repubblica Dominicana ripristinò le relazioni diplomatiche dopo 40 anni di sospensione e si normalizzarono quelle traballanti con la Spagna. Anche l’Italia fu presente inviando il Ministro degli Esteri Dini. E sempre in argomento di relazioni internazionali, Castro rafforzò i legami con i paesi caraibici visitando Giamaica, Barbados, Grenata e Repubblica Dominicana.