COREA del NORD

Storia

Indipendente in età remotissime, la Corea fu vassalla, poi suddita dell’impero cinese, dal 109 avanti Cristo al 314 dopo Cristo.
Dopo varie vicende, dei vari staterelli coreani rimase indipendente solo lo Stato di Silla, soggetto tuttavia ad influssi cinesi.
Prevalsero in seguito i mongoli e Kubilai Khan si servì della Corea come base contro le isole nipponiche, dal 1278 al 1281.

Verso la fine del XIV secolo, caduto l’impero mongolo, si ebbe un risorgimento nazionale, caratterizzato da un risveglio culturale e dalla prevalenza del confucianesimo sul buddismo. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, la Corea fu in guerra con il Giappone, con esito favorevole; seguì poi una progressiva decadenza con lotte di casta e violente manifestazioni di xenofobia, che favorirono l’avvento di un condominio nippo-cinese, nel 1885.

Col trattato di Portsmuth, del 1905, il Giappone si assicurò il protettorato sulla Corea, ed il 22 agosto del 1910 l’imperatore della Corea cedette all’imperatore del Giappone i diritti di sovranità.

La conferenza alleata del Cairo del 26 novembre 1943, durante la seconda guerra mondiale, dopo la sconfitta del Giappone, stabilì che si restituisse  l’indipendenza alla Corea. Il 12 agosto 1945, alla vigilia dell’armistizio col Giappone, truppe sovietiche entrarono in Corea. Con questo risultò compromesso tutto il piano programmato così che nel 1948 si effettuò “de facto” una separazione fra la Corea del Nord e quella del Sud; limite teorico, fra le due, fu il 38° parallelo.

Per la Corea del Nord, il 16 febbraio 1948 l’Unione Sovietica proclamò a Pyong Yang la “Repubblica Democratica Popolare della Corea Settentrionale”, cui seguì il 7 luglio 1949 un accordo economico-culturale con l’Unione Sovietica. Il 29 settembre stesso anno le Nazioni Unite organizzarono una protesta contro le interferenze di Mosca negli affari interni del paese.

Per la Corea del Sud, il 15 agosto 1948 a Seul, presenti il generale degli Stati Uniti Mc Arthur ed il rappresentante delle Nazioni Unite, si proclamò l’indipendenza della “Repubblica Coreana del Sud”, riconosciuta dl 1° gennaio e dal 18 gennaio rispettivamente  dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.

Il 25 giugno 1950 l’esercito comunista della Corea del Nord, a sorpresa, superò la linea di confine della Corea del Sud e, con una marcia sostenuta, il 27 giunse fino alla capitale Seul. L’allora presidente degli Stati Uniti, Truman, decise di resistere ed il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite appoggiò l’iniziativa. Alle operazioni fu preposto il generale Douglas Mc Arthur.
L’avanzata dei nordisti verso Fusan, porto di sbarco dove affluivano i rinforzi americani e delle Nazioni Unite, fu ritardata da una forte resistenza al fiume Naktong; intanto Mc Arthur predispose uno sbarco ad Inchon, nelle retrovie dei nordisti e poco lontano da Seul. Ciò rese possibile la riconquista della capitale e provocò la ritirata dei nordisti su posizioni non distanti dal 38° parallelo.

E mentre il generale americano si stava preparando per ricacciare i nordisti al di là del parallelo, si verificò un massiccio intervento delle forze della Repubblica Popolare Cinese, ammassate al confine con la Manciuria. E la situazione fu rovesciata. Ci furono diverse offensive tra gennaio e marzo 1951 che fecero prevedere lo sgombero della Corea da parte delle truppe americane. E siccome i nordisti avevano respinto una proposta di armistizio, il generale Mc Arthur minacciò un’azione diretta contro la Repubblica Popolare Cinese, senza peraltro aver consultato il governo di Washington. E perciò fu destituito ed al suo posto fu inviato in Corea il generale Matteo B. Ridgway, il quale, prima dell’estate, poté riconquistare quasi tutto il territorio perduto fino al primo confine. Il 23 giugno il delegato dell’Unione Sovietica alle Nazioni Unite, propose che si aprissero fra le parti trattative di tregua. La proposta fu approvata e le conversazioni iniziarono a luglio, prima a Kaesong poi a Pan Mun-jom ma si protrassero, fra molti incidenti, per oltre due anni. Ma intanto le operazioni militari proseguivano tra alterne vicende, ma con sempre meno intensità. Vicino alla conclusione dei trattati per la tregua, il Presidente della Corea del Sud, Syngman Rhee, avanzò la pretesa che la guerra dovesse continuare fino alla completa unità della Corea, cioè alla conquista e all’annessione del nord e nel maggio 1953 liberò tutti i prigionieri nordisti.

L’incidente ritardò ancora la conclusione dei negoziati. L’armistizio fu concordato il 27 luglio 1953; poco dopo si iniziò, sotto controllo neutrale, lo scambio dei prigionieri con la concessione, a chi lo richiedesse, di non rimpatriare, e di fruire del diritto d’asilo.

Fra i quattro punti essenziali accettati con la firma dell’armistizio, due portarono lunghe discussioni. Uno riguardava la composizione di una speciale commissione formata da Svezia, Svizzera, Polonia e Cecoslovacchia, che aveva il compito di controllare le modalità della tregua e di bloccare le forze armate delle due Coree. E l’altro prevedeva la riunione di una particolare conferenza, ad alto livello, da fare entro tre mesi con il preciso compito di far ritirare tutte le truppe straniere dal territorio coreano.

La conferenza si tenne a Ginevra nel luglio 1955 ma la questione non fu risolta. La Corea del Nord, dopo la proclamazione della Repubblica, politicamente fu sempre più vicina sia all’Unione Sovietica che alla Cina popolare mentre quella del Sud, pur attuando una democrazia liberale, in politica estera fece amicizia con gli Stati Uniti i quali, però, furono sempre molto preoccupati del fatto che questa volesse proseguire il conflitto. Gli aiuti americani  servivano per amministrarsi per qualche tempo ma, dato l’alto livello di corruzione dilagante, dopo le elezioni del 1959, manipolate da vari imbrogli, si verificò una insurrezione popolare, guidata da studenti ed intellettuali, che cacciò il dittatore Syngman Rhee.

Il 15 giugno 1960 entrò in vigore la nuova Costituzione di matrice democratica e parlamentare ed il 29 luglio si ebbero nuove elezioni che assegnarono decisamente la vittoria al Partito Democratico.
 
Qui il governo, per un lungo periodo dopo il 1960, fu nelle mani di Kim Il-song. Nel 1962 fu eletta l’Assemblea Suprema del Popolo e si pose in atto una completa riorganizzazione di tutti gli uffici governativi. Nel 1972 si ebbe un cambio al vertice della dirigenza ed il Presidente della Repubblica Ch’oe Yong-gun fu sostituito da Kim Il-song che quindi ebbe nelle sue mani i due più prestigiosi incarichi, essendo già Presidente del Consiglio dei Ministri.

Con la nuova Costituzione la Corea del Nord si definì uno stato socialista con capitale P’yongyang.

In politica estera la Corea del Nord si mantenne in equilibrio fra le due più grandi potenze comuniste: Unione Sovietica e Cina. Ebbe rapporti diplomatici sia con i paesi socialisti che con quelli neutrali. Nel maggio 1972 entrò a far parte dell’organizzazione mondiale per la sanità e, solo come osservatore, fu ammessa alle Nazioni Unite. Per la politica interna, invece, si poterono conoscere solo le notizie che una censura di stato permise di far giungere al resto del mondo.

Per tutto il periodo 1960/75 le due Coree non raggiunsero un accordo di pace e di distensione, soprattutto a causa della presenza nel sud di forze americane.

Nel 1971 intervenne la Croce Rossa Internazionale e per la prima volta i due paesi ebbero contatti diretti. Il 4 luglio 1972 si ebbe la prima dichiarazione congiunta sugli accordi di pace fra i due paesi.

Nel 1973 iniziarono i dibattiti alle Nazioni Unite per la unificazione della Corea, ma senza successo. Anzi, mentre la Corea del Sud chiese l’ammissione alle Nazioni Unite dei loro due rappresentanti, quella del Nord pretese l’ammissione solo del rappresentante di una unica “Repubblica confederale di Corea”. Nel 1976, non essendo possibile addivenire ad alcuna conclusione, le Nazioni Unite tolsero dall’ordine del giorno delle questioni internazionali quella della Corea.

Nel corso degli anni Kim Il-song lavorò per preparare la successione al governo al figlio Kim Jong-il, il quale nel 1980 veniva già nominato segretario del Comitato Centrale del Partito e del Presidium del Politbjuro, nonché Presidente della Commissione Militare.

Questa imposizione fu causa di malcontento, aggravato anche da un fallito colpo di stato del 1986.
Economicamente  non si ebbero grandi progressi, anzi, il regime di autosufficienza mantenne costante la produttività, naturalmente secondo le notizie filtrate sempre dalla censura.

All’inizio degli anni 90 vennero promossi vari contatti con Seul per una eventuale riunificazione. A ciò contribuirono anche la crisi che portò allo smantellamento dell’Unione Sovietica a causa della “perestroika” ed il riavvicinamento diplomatico della Cina alla Corea del Sud.

Ma il nocciolo irrisolto della questione fu sempre la presenza nel paese degli Stati Uniti. Anzi, nel 1993 sopraggiunsero nuove difficoltà per due essenziali motivi. Il primo fu una rinnovata ripresa di manovre militari congiunte tra la Corea del Sud e degli Stati Uniti; il secondo fu il rifiuto della Corea del Nord del permesso di ispezioni nucleari alla Agenzia Internazionale per l’energia atomica, nel 1992.

Così si andò fino al 1994. In quell’anno l’ex presidente degli Stati Uniti Carter comunicò che i due capi di stato coreani si sarebbero incontrati. Non fu così per l’improvvisa morte di Kim Il-song nel luglio 1994. Il figlio Kim Jong-il, contrariamente a ciò che era stato stabilito in precedenza, non lo sostituì.

Intanto la situazione economica era andata via via peggiorando. I capitali esteri erano scarsi, cessati i crediti sovietici, diminuite le esportazioni alimentari cinesi ed anche gli Stati Uniti non concessero aiuti economici, come promesso, per la reiterata mancata applicazione degli accordi pattuiti in cambio di una moratoria del programma nucleare nord-coreano.

Inoltre, tra il 1995 ed il 1996, una serie di inondazioni contribuì a rendere drammatica la situazione. Non solo molte risaie furono distrutte ma si ebbero molte vittime, specialmente tra i bambini, a seguito appunto della carestia.

Alcuni accordi internazionali decretarono l’invio di beni alimentari e di prima necessità. Poi, i ripresi contatti con la Corea del Sud e con gli Stati Uniti, permisero anche, nel 1997, la costruzione di due centrali elettronucleari, destinate ad uso civile.

Dopo alcuni incontri preliminari fra le due Coree, gli Stati Uniti e la Cina, nel dicembre 1997, nel marzo e ottobre 1998 e gennaio 1999, si ebbero a Ginevra quattro sessioni ufficiali dei colloqui di pace. Queste sessioni però rimasero interlocutorie poiché fra Seul e P’yongyang non si arrivò a nulla di fatto.