BIELORUSSIA

Storia

Il nome di Russia Bianca deriva dal fatto che il colore tradizionale degli abitanti è il bianco. Il suo territorio, ripartito fra due bacini: quello della Dvina occidentale, o Daugava, e quello del Dnepr, risulta occupato per ¾ da acque, laghi e paludi, la più estesa delle quali è la Polessia, zona completamente inondata.

La sua popolazione, non molto numerosa, è comunque la più compatta fra tutte le repubbliche ex sovietiche, registrando oltre l’80% di russi bianchi contro piccole percentuali di Ebrei, Ucraini e Polacchi.

La sua economia è basata essenzialmente sull’agricoltura  e sul patrimonio zootecnico. Quando nel 1933, come Repubblica dell’Unione Sovietica, si applicò la collettivizzazione delle aziende agricole, che però non ebbero il sostegno delle attrezzature tecniche necessarie, lo sviluppo fu molto lento, al contrario di quello dell’industrializzazione.

Secondo un censimento del 1933 solo tre centri urbani superavano i 100.000 abitanti e fra questi la capitale Minsk.

Dopo la seconda guerra mondiale, con la nuova sistemazione politica nell’ambito dell’Unione Sovietica, si sviluppò molto il commercio, specialmente quello di passaggio, perché la Russia Bianca rappresentava una grande ed importante via di comunicazione da Varsavia a Mosca, alla Lituania ed alla Lettonia.

Lingua ufficiale è il bianco-russo, molto simile al polacco.  Quando il 1° settembre 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale con  l’invasione tedesca della Polonia, questa poi subì una spartizione dei suoi territori, una parte dei quali toccò all’Unione Sovietica, come concordato in precedenza con la Germania. E questi territori, ad eccezione di una piccola zona ceduta  alla Lituania, andarono a far parte della Russia Bianca. Questa quindi si trovò con una crescita della sua estensione di più di 100.000 chilometri e della sua popolazione  di circa 4 milioni di persone.

Ma nel luglio del 1941 le truppe tedesche, in guerra con l’Unione Sovietica, invasero la Russia Bianca che il successivo 17 novembre fu incorporata nel Reich.

L’occupazione tedesca finì nel giugno-luglio 1944 quando i sovietici riconquistarono la regione. L’anno successivo la Russia Bianca riprese i suoi confini naturali, come erano stati fino al 1940, poiché i territori polacchi, prima incorporati, ritornarono alla madre patria.

Ma durante il conflitto gravi erano state le devastazioni e quasi tutte le industrie risultarono distrutte. Cosicchè nel dopoguerra si riprese a lavorare alacremente per la ricostruzione, in tutti i settori, e già nel 1947 oltre 6000 imprese industriali furono rimesse completamente in efficienza e così fu  per quasi tutti i servizi pubblici.

Con l’avvento di Gorbacev nella politica sovietica  si determinò lo sfaldamento dell’Unione e quindi le repubbliche che ne avevano fatto parte poterono proclamare la loro sovranità ed indipendenza. Così fece anche la Russia Bianca che riprese il suo antico nome di Bielorussia.

Nel nuovo stato subito si formarono diverse istituzioni politiche e nel Parlamento, eletto nel 1990,  trovarono sistemazione 5 di queste istituzioni, e furono: l’Unione Bielorussa, il Fronte Popolare Rinnovamento, l’Unione (Sojuz), il Partito Comunista e Gromady, quest’ultima era una formazione di tendenza socialdemocratica.

Nel settembre 1991 fu eletto presidente S. Suskevic, capo delle forze riformiste.  A guidare invece le forze nazionaliste fu proprio il Fronte Popolare Bielorusso. Al governo già dal 1990 era stato eletto V. Kebic.

La situazione economica precaria ed il contrasto fra le vecchie e le nuove  istituzioni, determinarono una grave crisi nel paese.

Con il suo protrarsi, il 26 gennaio 1994 Suskevic venne destituito e sostituito con M. Grib, un generale già in pensione, di tendenze filo-russe. Sempre in quel gennaio la Bielorussia entrò nell’area del rublo e raggiunse con la Russia importanti accordi commerciali.  Privilegiati rimasero i rapporti  con la Russia anche dopo l’ingresso della Bielorussia nelle Nazioni Unite, nella Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, nella Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo, ed altre istituzioni economiche occidentali, data la sua strategica posizione fra Occidente ed Oriente. Inoltre, possedendo un fornito arsenale nucleare, la Bielorussia nel febbraio 1993 si dichiarò neutrale ratificando un accordo Russia-Usa per la riduzione delle armi nucleari, impegnandosi a trasferire in Russia in un periodo di sette anni, le armi stesse per essere lì distrutte.

Nel marzo 1994 entrò in vigore una nuova Costituzione che dimezzò quasi il numero dei parlamentari e decurtò il Parlamento di alcuni poteri che invece andarono di competenza all’esecutivo. Nello stesso anno, a giugno-luglio, si ebbero le consultazioni presidenziali che si risolsero con la vittoria di A. Lukasenko, il quale nominò premier M. Chigir, un economista con propensioni liberiste.

Lukasenko lavorò alacremente per aumentare il suo potere e decentrare ad amministrazioni locali parte del potere del Parlamento. Nacquero dei contrasti che ci si propose di risanare enunciando 4 referendum popolari di cui  i primi tre chiedevano forza  per rinsaldare  tutti gli accordi con la Russia ed il quarto chiedeva di attribuire al Presidente il potere di sciogliere, a sua discrezione, il Parlamento. Tutti questi referendum furono approvati dagli elettori e Lukasenko dichiarò decaduto il Parlamento eletto nel 1990, e lo sostituì con altro presieduto da S. Saretski, del Partito Agrario.

Il Parlamento divenne bicamerale con un’Assemblea Nazionale ed un Consiglio della Repubblica. Nel dicembre 1996 furono svolte elezioni per la Camera Alta, mentre alla Camera Bassa furono confermati solo quei deputati che avevano riconosciuto validi tutti gli  emendamenti costituzionali.

Sotto le direttive del Fondo Monetario Internazionale, Lukasenko si apprestò ad introdurre l’economia di mercato ma rallentò un poco le privatizzazioni, come alcune congiunture negative del momento suggerivano. La Russia continuò ad essere il partner politico ed economico di maggior rilievo per la Bielorussia e nell’aprile del 1996 fu firmato con Mosca un patto di unione politica, economica e militare.

Ma già il mese prima era stato firmato un accordo a quattro, con  la Russia, il Kazakistan ed il Kirghizistan, per la creazione di un mercato comune e di una unione doganale.

Poiché però Lukasenko continuò ad esercitare una politica dura ed autoritaria, nel 1997 si dovette registrare un certo deterioramento nei rapporti  con gli altri stati europei. E non solo; anche all’interno in quell’anno le misure restrittive proliferarono e si ebbero arresti eccellenti fra giornalisti, corrispondenti esteri ed altri oppositori politici. Perciò dal giugno 1998 al gennaio 1999 molte rappresentanze diplomatiche lasciarono il paese. Fra le prime  si ebbero quelle della Gran Bretagna, della Francia, dell’Italia e della Germania.