BAHRAIN

Storia

Gruppo di isole presso la costa occidentale del Golfo Persico, con capitale Manamah. Il nome di queste isole vuol dire in arabo: “i due mari”. Che esse furono abitate fin dai tempi più antichi ce lo hanno dimostrato particolari tombe a due piani, costruite con pietre squadrate, attribuite ai fenici che, come ci tramandò Erodoto, emigrarono in Siria dal Golfo Persico. Più tardi queste isole furono note agli assiri ed anche questo dato ci è pervenuto attraverso opere letterarie, in particolare da Plinio.In queste isole la diffusione dell’Islamismo incontrò una fortissima resistenza, anzi, lì si rifugiavano i profughi eretici, provenienti dalla Carmania, antica provincia dell’Impero Persiano.

Dal 1507 e per più di un secolo le occuparono i portoghesi che vi stabilirono uno scalo per l’India. Dopo di loro sopraggiunsero i turchi, che vi imposero un sultano, ma in realtà chi ebbe il possesso di queste isole fu proprio l’impero persiano, che le tenne dal 1735 al 1784. Gli inglesi poi sostituirono i persiani applicando sulle isole il loro protettorato.

Più tardi, nel 1927, la sovranità della Persia fu riaffermata subito dopo la firma del trattato fra il Regno Unito e l’Arabia Saudita; sovranità ribadita a più riprese.

L’importanza di queste isole, oltre che economica, fu strategica, in quanto sede di una aviolinea britannica Cairo-Basra-Karaci e perché sede di pozzi petroliferi a suo tempo concessi alla Standard Oil Company.

Ma la Persia, oggi Iran, continuò i negoziati con la Gran Bretagna per rivendicare la sua sovranità su questa terra, senza peraltro deteriorare i suoi rapporti fra i due paesi.

Negli anni 1953/54 si verificarono manifestazioni di piazza ostili agli inglesi. Questi moti furono sostenuti dalla Persia che nel 1957 proclamò il Bahrein come sua 14^ regione. E questa  decisione fu respinta non solo dal sultanato, presente sul territorio, ma anche dalla Gran Bretagna che, sia nel novembre 1957, come nel novembre 1958, ribadì la prosecuzione del suo protettorato sul Bahrein, stato indipendente.

Contro le pretese iraniane si sollevò anche il  governo dell’Arabia Saudita sostenendo che il Bahrein doveva avere la sua indipendenza come stato culturalmente e geograficamente arabo. A questa dichiarazione si associò anche l’Iraq.

Nel 1960 nelle isole ci fu una emissione di francobolli propri e nel 1965 si ebbe anche una moneta propria: il dinar. Poi nel maggio 1970 la questione dell’indipendenza del Bahrein fu definitivamente risolta in quanto la Persia accettò la risoluzione delle Nazioni Unite. Queste, infatti, in precedenza avevano inviato nelle isole particolari incaricati con il compito di verificare l’orientamento della popolazione verso la propria indipendenza.

Il 14 agosto 1971 ci fu la proclamazione ufficiale ed il nuovo stato concluse pure un patto di amicizia con la Gran Bretagna. Nel settembre entrò a far parte delle Nazioni Unite e della Lega Araba.

Nel dicembre 1972 fu eletta la Costituente e nel giugno 1973 fu ufficialmente promulgata la Costituzione. Essa garantiva  a tutti i cittadini la libertà ed, inoltre, istruzione primaria ed assistenza sanitaria gratuita.

Fu costituita una Camera, composta da 44 membri che, però, ebbe vita breve in quanto, a seguito di contrasti sorti con il governo, nel 1975 fu sciolta. Il principale pomo della discordia fu la mancata approvazione di una legge, proposta l’anno avanti, con la quale veniva decretata la prigione per tre anni per i sospetti di reati senza prima averli fatti comparire dinanzi al tribunale.

Alla fine del 1974 l’Arabia Saudita fece delle pressioni perché si aderisse ad una federazione con il Qatar, ma questa proposta fu accolta piuttosto freddamente. E dopo lo scioglimento della Camera intervennero altre agitazioni, di carattere religioso: la maggioranza della popolazione, sciita, venne in contrasto con la dinastia summita dell’emirato governante. Le tensioni poi aumentarono con la radicalizzazione della rivoluzione islamica e poi ancora si ebbero le ripercussioni della guerra Iran-Iraq. Nei successivi anni 1980/82 le manifestazioni si ripeterono, condannate peraltro dalle autorità.

Nel 1986, l’allora vice-presidente degli Stati Uniti, George Bush, visitò le isole durante un suo viaggio in Oriente e dopo ciò arrivarono in loco notevoli forniture militari. Ma questa visita ebbe pure un preciso significato. Doveva essere un monito per il Qatar che, proprio in quel periodo, si stava preparando per impadronirsi dell’isola di Fasht Al-Dibat. La crisi poi si risolse anche con l’intervento dell’Arabia Saudita.

In politica estera il Bahrein praticò sempre un sostanziale allineamento con le correnti arabe moderate, ristabilì le relazioni diplomatiche con l’Egitto nel 1987 e fu nella coalizione antirachena durante il conflitto del 1991. Infatti, in questo periodo, concesse basi militari alle forze armate britanniche e statunitensi.

Parallelamente a ciò si svilupparono nel paese movimenti di opposizione  al governo; si chiese soprattutto il ripristino dell’Assemblea legislativa rimasta sospesa fin dal 1975, si chiese la libertà di organizzare partiti e sindacati e la presenza delle donne nella vita pubblica.  Queste richieste furono respinte, ma nel dicembre 1992 fu istituito un Consiglio consultivo composto da 30 membri.

Nel 1994, col forte aumento della disoccupazione, si verificarono scontri pesanti fra dimostranti e polizia. Colpevoli dei disordini furono considerati gli sciiti, sempre più in contrasto con l’emirato summita, in soccorso del quale l’Arabia Saudita inviò un esercito di 4.000 uomini della Guardia Nazionale.

I tentativi popolari per il ripristino dell’Assemblea legislativa continuarono, ma il governo, in risposta alle molteplici petizioni, si limitò ad operare un semplice rimpasto dell’esecutivo, nel giugno del 1995.

Nel 1996 i disordini continuarono; ci fu un attentato contro alcuni immigrati del Bangladesh; gli sciiti, sempre ritenuti responsabili, subirono vere e proprie persecuzioni.

Con l’intento di ripristinare l’ordine, l’emiro ricevette l’appoggio non solo dell’Arabia Saudita ma anche del Pakistan, dell’Egitto, della Siria e della Giordania, nonché della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, tradizionali nemici dell’Iran, protettore degli sciiti.

Appianate le tensioni, fra il 1997 ed il 1998, i rapporti con l’Iran migliorarono ed una visita in Bahrein dell’ex presidente iraniano Rafsangani contribuì molto alla riappacificazione dei due paesi.